Love, Death & Robots 3, la recensione: Una terza stagione che continua a esplorare il media animato

La recensione di Love, Death & Robots 3, la terza stagione della serie antologica d'animazione, che torna con nove nuovi episodi che propongono approcci diversi alla fantascienza.

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Jibaro

L'animazione e la fantascienza hanno due cose in comune. La prima è la varietà: entrambi questi mondi hanno la capacità di adattarsi e affrontare suggestioni e storie di natura diversa. La seconda è la serie antologica di Netflix di cui andremo a parlare in questa recensione di Love, Death & Robots 3, terzo blocco di cortometraggi animati che arriva in piattaforma per continuare a mostrarci le potenzialità narrative di entrambi i mondi di cui fa parte. Nove nuovi episodi, o corti realizzati da autori e studi diversi, per offrire varietà e spunti interessanti al pubblico e continuare il cammino che ci aveva conquistati all'esordio e si era mantenuto di buon livello, pur con qualche limite in termini di varietà, nella sua seconda stagione.

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Love, Death & Robots 3: una scena dell'episodio Tre robot: Strategie d’uscita

Il livello tecnico rimane a livelli elevati, i temi si confermano adulti, così come la messa in scena che in molti casi non si tira indietro quando si tratta di proporre violenza ed eccessi, ma rispetto a un anno fa c'è una maggior presenza di corti dal tono più leggero e ironico, andando a bilanciare la maggior cupezza della stagione precedente, come se seconda e terza fossero due ideali metà che insieme assicurano quella varietà che il primo ciclo aveva mantenuto. Il tutto senza rinunciare ad approfondire, laddove possibile e purtroppo un po' meno che in passato, la componente umana, che emerge soprattutto in un paio di episodi più riusciti.

Sarà riuscita la terza stagione di Love, Death & Robots e confermare il valore della serie prodotta da Joshua Donen, David Fincher, Jennifer Miller e Tim Miller? Vediamolo nella nostra analisi, che come di consueto la ripercorre episodio per episodio, considerando la grande varietà delle suggestioni e degli stili proposti.

3x01 Tre robot: Strategie d'uscita (Three Robots: Exit Strategies)

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Tre robot: Strategie d’uscita

L'apertura è affidata a un ritorno: quello del Blow Studio che aveva già realizzato due corti per la prima stagione, ma soprattutto dei suoi Tre robot, protagonisti anche di questo nuovo lavoro intitolato Tre robot: Strategie d'uscita. L'approccio è lo stesso, ironico e leggero, di quello già visto nel corso del primo anno della serie, con i tre buffi protagonisti robotici che cercano di capire le usanze di un mondo post-apocalittico e delle strategie di sopravvivenza degli umani che l'avevano abitato e sono ormai estinti. Pur leggero nel tono, gli spunti di riflessione nel lavoro diretto da Patrick Osborne, con la conferma allo script di John Scalzi, non mancano e gli 11 minuti volano via tra sorrisi amari e riflessioni.

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3x02 Un brutto viaggio (Bad Travelling)

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Un brutto viaggio

Col secondo episodio ci spostiamo in territori più cupi e ambiziosi, oltre che su un livello tecnico elevato e uno stile grafico eccellente che punta sul realismo, per un altro gradito e atteso ritorno: quello di David Fincher, alla regia di Un brutto viaggio, tratto dalla storia di Neal Asher e realizzato dal punto di vista tecnico da Blur Studio, la cui presenza è stata corposa anche in passato, essendo stato fondato da uno degli autori della serie, Tim Miller. Il lavoro è più corposo, si attesta sui 21 minuti, e questo permette a Fincher di tratteggiare le atmosfere del racconto e approfondire in misura maggiore l'aspetto umano della storia che ci viene raccontata, che ci porta a bordo di un veliero adibito alla caccia degli squali che deve affrontare una problematica di natura diversa: l'attacco di un crostaceo gigante che si rivela essere intelligente oltre che affamato e presenta all'equipaggio una richiesta molto particolare che fa emergere le derive più subdole dell'animo umano.

3x03 La pulsazione della macchina (The Very Pulse of the Machine)

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Love, Death & Robots 3: una scena dell'episodio La pulsazione della maschera

Terzo corto, terzo studio, terzo stile: questa volta è Polygon Pictures, al suo esordio in Love, Death & Robots, a portarci nel mondo de La pulsazione della macchina, 16 minuti diretti da Emily Dean. Meno cupo visivamente, con i colori netti dello stile scelto dallo studio giapponese che fa un uso originale della CGI, ma teso nel racconto che ci porta sulla superficie di Io, uno dei satelliti di Giove, per una spedizione esplorativa finita male, che costringe un'astronauta a mettersi in salvo trascinando il corpo del suo co-pilota, facendo ricorso a droghe che influiscono a livello celebrale e le permettono di affrontare il dolore delle proprie ferite. Ambienti desolati, tensione e inquietati atmosfere oniriche per un episodio riuscito e uno stile che nella serie mancava.

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio La pulsazione della maschera

3x04 La notte dei minimorti (Night of the Mini Dead)

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio La notte dei minimorti

Anche per La notte dei minimorti ci troviamo al cospetto di un esordio nella serie, quello dello studio BUCK, con testi e regia di Robert Bisi & Andy Lyon (pur su soggetto di Jeff Fowler e Tim Miller). Rispetto ai corti che lo precedono, l'approccio è leggero e disimpegnato, macabro in modo ironico e basato su campi larghi che ci lasciano osservare da lontano questa bizzarra apocalisse zombie, che parte da un cimitero e si diffonde, a ritmo di musica incalzante, in tutto il mondo. Approccio e intento sono satirici, con 7 minuti godibili e divertenti, oltre a un approccio originale al genere, ma si tratta di uno di quegli episodi che lasciano meno al termine della visione.

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3x05 Morte allo squadrone della morte (Kill Team Kill)

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Morte allo squadrone della morte

Altra nuova aggiunta tra gli studi al lavoro sulla serie per il quinto episodio, Morte allo squadrone della morte. Si tratta di Titmouse, Inc. che vanta molte produzioni note al pubblico, tra cui la recente The Legend of Vox Machina di Prime Video, che mette in piedi un racconto di impronta più action diretto da Jennifer Yuh Nelson, tratto dalla storia di Justin Coates. Lo stile visivo non si discosta di molto dalla serie Prime Video appena citata, così come il linguaggio e l'impronta generale scorretta e violenta nel raccontarci lo scontro di un gruppo di militari americani contro un possente orso grizzly geneticamente modificato e potenziato da innesti cibernetici e letali. 13 minuti in cui la componente action e il tono dissacrante funzionano a dovere, ma c'è poco altro che possa stuzzicare dal punto di vista delle riflessioni che dalla serie ci si aspetta.

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3x06 Sciame (Swarm)

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Sciame

Torniamo in territorio Blur Studio per Sciame, un episodio della durata di 17 minuti scritto e diretto da Tim Miller sulla base di una storia di Bruce Sterling. Ma torniamo anche ad affrontare quel tipo di episodi dall'approccio più profondo e riflessivo, che ci porta nella frontiera spaziale per seguire due scienziati post-umani alle prese con lo studio di una razza insettoide che è solo in apparenza senza capacità intellettive. Siamo al cospetto di una grande e profonda fantascienza, perché si parla di paure e sono presenti sfumature filosofiche, su un impianto visivo imponente e ricco, che conferma il valore dello studio e incarna alle perfezione lo spirito di Love, Death & Robots.

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3x07 Mason e i ratti (Mason's Rats)

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Love, Death & Robots 3: una scena dell'episodio Mason e i ratti

Poco meno di 11 minuti per Mason e i ratti, che segna il ritorno di Axis Studios, già presente sia nella prima che nella seconda stagione della serie. Alla regia c'è Carlos Stevens, con script di Joe Abercrombie dal testo di Neal Asher, per una storia dal sapore apocalittico, surreale quanto inquietante, che vede protagonista uno scorbutico contadino costretto a prendere misure drastiche e tecnologiche per affrontare dei fastidiosi ratti super evoluti. Dal punto di vista tecnico, la CGI è ottima, con una costruzione degli ambienti e un uso delle luci di primo piano, a cui si accompagna uno stile artistico che invece enfatizza i tratti e ammicca al caricaturale per il protagonista Mason e i personaggi umani.

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Mason e i ratti

3x08 Sepolti in sale a volta (In Vaulted Halls Entombed)

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Sepolti in sale a volta

Imponente, violento, duro. E con un finale che lascia i brividi. Sepolti in sale a volta è uno dei casi di quest'anno in cui ci siamo detti: ecco, questo vorremmo che si potesse sviluppare in qualche modo. Alla regia c'è Jerome Chen, per Sony Pictures Imagework, che avevamo già incontrato nella prima stagione con Lucky 13, e per uno stile visivo che si affida al realismo più puro e un livello di perfezione della CGI veramente impressionante. 15 minuti di grande atmosfera e tensione mentre seguiamo una squadra dei Corpi Speciali in delle grotte dell'Afganistan per una pericolosa missione di recupero di un ostaggio prigioniero di terroristi. Ma il male con cui si troveranno a confrontarsi è di natura ben più antica, onnipotente e spaventosa.

3x09 Jibaro

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Love, Death & Robots 3: un'immagine dell'episodio Jibaro

Si resta su grafica tendente al realismo per il capitolo finale, intitolato Jibaro, per la firma di Alberto Mielgo e Pinkman.tv, che avevano già realizzato Il testimone nel primo anno della serie. Regia dinamica, con la particolarità di essere arte visiva pura, senza parlato ad accompagnare l'azione ma con un lavoro incredibile sul sonoro, e suggestioni fantasy, più che propriamente sci-fi, nel reimmaginare la storia di folklore tradizionale di una sirena che attira gli uomini con il suo canto, finché il suo incantesimo fallisce quando ha a che fare con un cavaliere non udente, il Jibaro del titolo, che finisce per affascinarla. Ne deriva una danza tra due predatori di natura diversa e una splendida conclusione per la terza stagione di Love, Death & Robots, che ha in esperimenti di questo tipo il suo già grande valore.

Conclusioni

In chiusura della recensione di Love, Death & Robots 3 possiamo confermare il livello medio elevato della serie prodotta da David Fincher e Tim Miller, ma anche in questo terzo ciclo di episodi abbiamo avuto la sensazione di una minor varietà rispetto alla prima entusiasmante stagione. Se la seconda era stata più cupa, in questa aumenta la percentuale di momenti più leggeri, quasi come se si trattasse di due metà di un tutto, separato per esigenze produttive e distributive. La serie è comunque interessante, doppiamente interessante, sia dal punto di vista del media animato, che delle tematiche sci-fi che riesce a veicolare in tutte le loro potenzialità.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • Il duplice ragionamento, che resta e si conferma, sul media animato e sul genere sci-fi.
  • Almeno due episodi di livello elevatissimo, tra cui quelli di David Fincher e Tim Miller, e un suggestivo esperimento in chiusura con Jibaro.
  • Quel pizzico di ironia in più che era mancato lo scorso anno...

Cosa non va

  • ... che però fa sentire la mancanza di un maggior approfondimento tematico, come se seconda e terza stagione insieme fossero un corpo pari alla prima in termini di varietà.