Recensione Appuntamento con l'amore (2010)

Dal regista di 'Pretty Woman' una pellicola all star in cui l'amore ha la forma della stella più che del cuore. Un'occasione spassosa per ri-scoprire com'è l'amore a tutte le età, per divertirsi con gag dal ritmo vivace e personaggi bizzarri.

Love Affairs

"All You Need Is Love"!, cantavano i Beatles, preannunciando profeticamente quello che ai nostri giorni promette di trasformarsi da un inno dolce all'urgenza sintomatica di una crisi imperante, che spesso trascina nel precariato perfino i sentimenti e le relazioni. Sette anni fa il successo del duo Lennon-McCartney veniva riportato all'attenzione del grande pubblico finendo nella colonna sonora rockettara di una delle commedie sentimentali più romantiche degli ultimi anni, Love Actually. La formula per far emozionare, commuovere e palpitare i cuori sensibili non dev'essere cambiata in tutto questo tempo perché Appuntamento con l'amore sembra proprio la risposta americana al debutto alla regia del bravo sceneggiatore Richard Curtis, di cui riprende struttura, coralità e perfino contrappunto musicale. Quello che cambia, ma neanche tanto se pensiamo al clima sentimentaloide connesso, a parte il pungente humour inglese, è il momento della celebrazione perché al posto del bianco natal stavolta il groviglio di storie si srotola nel giorno di San Valentino.

La voce radiofonica fuori campo ci avverte: a San Valentino "non si parla, si agisce" perché tra rose rosse, orsacchiottoni peluchosi, cartoline canterine, Chanel numero 5 e clip a forma di cuore lampeggianti si rischia di sciupare la buona occasione di dire alla persona amata che la si ama e può succedere perfino che la confusione vivace, stressante e allegramente contagiosa dell'occasione, tranne che per i single disperati che festeggiano addirittura l'anti-San Valentino, finisca per risucchiare i sentimenti e cambiare le carte in tavola. È quello che succede al fiorista Reed che fa la sua romantica proposta di matrimonio alla fidanzata Morley e, dopo essere stato respinto, capisce di essere innamorato della sua migliore amica, l'insegnante Julia, la quale però sta per raggiungere l'uomo dei suoi sogni, il dottor Harrison, ignara del fatto che lui sia felicemente sposato. Alla loro storia s'intrecciano quelle di Liz, che per mantenersi lavora alle hot-line e si scopre conquistata dal damerino Jason, della coppia di nonnini teneramente sposati Estelle ed Edgar, dei liceali Willy e Grace alla prese con la loro prima volta, degli sconosciuti Kate e Holden seduti fianco a fianco sul volo per L.A., del piccolo Edison (8 anni) così precoce perfino nella sfera affettiva, del giornalista sportivo Kelvin costretto a realizzare un servizio sull'amore piuttosto che l'ambito scoop, di Karah, agente di un campione sportivo sull'orlo del fallimento, di Paula, prorompente donna manager concentrata sugli affari.
Bambini e giovani, trentenni e anziani, ricchi e poveri, etero e gay, neri e abbronzati: la sceneggiatrice Katherine Fugate non s'è fatta mancare niente nel suo campionario umano e ha confezionato uno script sentimentale che prova ad accontentare un audience più vasto possibile. Ma non ha fatto i conti con la possibilità che la formula del genere sia ormai così abusata che a volte si ha l'impressione che il risultato sembri in realtà una parodia. In tal senso si sposa perfettamente con lo stile di quella che gli americani definiscono rom-com (commedia romantica) un ritmo vivace che rispecchia il sound della musica pop e R'n'B (dalla teen voice di Taylor Swift al rap di Jamie Foxx fino all'intramontabile Stevie Wonder, qui al posto della band di Liverpool), che scandisce i momenti clou degli intrecci amorosi. La struttura del film ricorda America oggi di Robert Altman, con cui condivide l'ambientazione a Los Angeles, ritratta in una serie di cartoline come un paesaggio su cui pare sia scoccata la freccia di Cupido in maniera ben più efficace che sui suoi personaggi. Ma, nel confronto, alla commedia diretta da Gary Marshall, (Pretty Woman, citato con furbizia dalla stessa Julia Roberts in una battuta del film) mancano la straordinaria originalità del carosello di Altman, qui ridotto alla sola schematizzazione anagrafica, uno sguardo che esplori e sondi terreni sommersi che invece restano appena abbozzati (dalle differenze sociali a quelle etniche) e l'imprevedibilità del plot, la cui direzione cerca di camuffarsi con difficoltà tra i micro-plot attorcigliati che lo tengono insieme.
Verrebbe allora naturale pensare che è per soccombere alle sue debolezze narrative e per strizzare l'occhio al pubblico che Appuntamento con l'amore schiera un cast megastellare, al punto che si bissano nomi e cognomi, come Jessica, Taylor e Roberts. A differenza però delle più recenti pellicole all star, come Nine, gli attori ingaggiati dal capo-squadra Marshall sono tutti perfettamente intonati e funzionali ai loro giochi di ruolo. Lo spettatore, che avrebbe bisogno di un taccuino per ricordare tutti quei nomi di cui è formata la composita galleria di sgangherati personaggi del film, non avrà invece difficoltà nel riconoscere gli attori protagonisti, soprattutto quelli secondari, di gran lunga i più riusciti e spassosi. La storia a cui sono ancorate gli episodi a cascata, quella che ahinoi risulta la più floscia e affettata, è affidata al simpatico Ashton Kutcher e alla cerbiatta Jennifer Garner mentre intorno a loro gravitano colleghi bravi come Anne Hathaway, la bizzarra intrattenitrice telefonica, Jamie Foxx, che ci delizia con una versione canora opposta a quella del suo Ray e ci regala la battuta più esilarante del film quando all'imperativo "Serve amore, serve romanticismo, serve allegria" _risponde: - A te serve Gesù!, i _fantasmi Jessica Alba, Patrick Dempsey (dottore proprio come in Grey's Anatomy) e Kathy Bates, che sembra spariscano dallo schermo dopo brevi apparizioni, le nuove leve del cinema generazionale Taylor Lautner, Emma Roberts e Taylor Swift e l'evergreen Shirley MacLaine (e anche qui viene agganciato alla star un tocco di ruffiana autoreferenzialità).
Ma sono i personaggi minori che emergono, in particolare quello interpretato da Queen Latifah, che con la sua irresistibile verve conferisce dignità artistica a un personaggio appena tratteggiato come la stacanovista Paula. Allo stesso modo è una delle vicende marginali a catturare le simpatie del pubblico: il flirt in volo tra Bradley Cooper e la signora Julia Roberts rappresenta infatti la sequenza più emozionante e sorprendente dell'intero film. I loro personaggi, un romantico omosessuale che sta correndo dall'uomo amato e una donna-soldato che sta tornando per una toccata e fuga dall'Iraq, sono quasi gli outsider di una società di yankee che millanta mantra d'amore pensando così di celebrare "la gioia sconvolgente dell'amore" mentre carichi di fiori viaggiano e si disperdono per le strade facendo battere più i registratori di cassa dei negozianti che i cuori trepidanti. Peccato solo che siano le due uniche eccezioni di un film-marshmallow che sarà una delizia per i cuori morbidi e sensibili e una tortura per i più cinici, che rimpiangeranno Il massacro del giorno di San Valentino di Roger Corman.