Chissà cosa può scatenare essere figlio di uno dei volti più terrificanti del cinema, quello di Norman Bates in Psycho, e di una fotografa, nella testa di un ragazzo cresciuto in una famiglia di artisti. Oz Perkins è infatti nato da Anthony Perkins e Berry Berenson e proprio il nucleo familiare è il simbolo più misterioso di Longlegs, suo quarto film da regista. Da lui anche scritto, quello che, negli Stati Uniti, è stato definito l'horror più terrificante dell'anno, esce in sala anche in Italia il 31 ottobre. Al centro di tutto c'è una giovane agente dell'FBI, Lee Harker (Maika Monroe), che sembra possedere capacità intuitive fuori dal comune.
Lee sta lavorando a un'indagine particolare: da anni, in Oregon, accadono fatti terribili. Diverse famiglie sono rimaste vittime di brutali omicidi-suicidi. La dinamica è sempre la stessa: il padre sembra impazzire all'improvviso, uccide figli e moglie e poi si toglie la vita. Nessuno è ancora riuscito a capire cosa scateni questa violenza. Tutte le scene del crimine hanno però una cosa in comune: sul luogo dei delitti viene trovata immancabilmente una lettera, scritta in caratteri incomprensibili, firmata da un certo Longlegs (Nicolas Cage).
Ufficialmente l'FBI sta quindi dando la caccia a un serial killer, anche se, materialmente, sono i padri ad agire. Come è possibile spiegare tutto questo? È proprio la domanda che si pongono Lee e il suo capo, l'agente Carter (Blair Underwood), che per prima cosa devono decifrare il codice di Longlegs. Cosa sta cercando di dire? Osannato in patria, ci troviamo davvero di fronte a uno dei migliori film degli ultimi anni? Assolutamente sì.
Longlegs è un vampiro di anime
Il film di Oz Perkins inizia come un classico thriller psicologico, che ricorda pellicole quali Il silenzio degli innocenti e l'opera di David Fincher. Longlegs agisce infatti da tanti anni e forse Lee non è capitata sul suo cammino soltanto ora: da piccola, mentre andava in giro a scattare polaroid, ha incontrato una strana figura dalla pelle bianchissima e la voce stridula. Rimanendone ossessionata.
Il titolo e la promozione intelligentissima del film - che non mostra mai direttamente il personaggio - puntano infatti su Longlegs, un Nicolas Cage ancora una volta trasformato e terrificante, ma questa storia non potrebbe esistere senza Lee, la vera protagonista. È infatti attraverso i suoi occhi che cerchiamo di capire anche noi perché, in un luogo apparentemente così tranquillo e semplice, si scateni tutto questo male.
Lee è perfetta per questo compito perché, proprio come la persona a cui sta dando la caccia, non segue una vita normale, almeno secondo gli standard imposti dalla società. Vive sola, in una casa di legno che sembra una bara, e l'unica persona con cui interagisce al di fuori del lavoro è la madre, Ruth (Alicia Witt), fortemente religiosa. Proprio nella Bibbia riesce a trovare degli appigli per capire i messaggi di Longlegs. Più va avanti nelle indagini, più questo serial killer sembra un vampiro di anime. Ed è qui che il film cambia genere, diventando un horror.
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Nicolas Cage dà vita a una nuova icona
Ci vuole dunque "una freak" per trovarne un altro. Con grande maestria, Oz Perkins crea uno stato perenne di angoscia e malessere, studiando al millesimo ogni singolo fotogramma. Le geometrie degli spazi ingabbiano i protagonisti e, se fate molta attenzione, potrete scovare più di una volta una figura inquietante aleggiare attorno ai personaggi. Longlegs, parole sue, serve infatti "l'uomo di sotto" e vede uno scopo preciso, se non addirittura della poesia, in questo grande disegno macabro. Appassionato di glam rock, con il suo aspetto senza sangue il personaggio a cui dà vita Nicolas Cage entra di diritto nell'Olimpo delle icone horror: una maschera terrificante che vi perseguiterà a lungo dopo la visione.
Non tanto per il suo aspetto, ma per la sensazione di irrequietezza che è in grado di provocare. Più degli omicidi, più della svolta satanica (non a caso il film è ambientato negli anni '90, parte finale dell'epoca in cui in America si diffuse il cosìdetto "Satanic Panic") è infatti l'ironia con cui Longlegs guarda all'istituzione della famiglia a spaventare davvero. Lui la vede come un concentrato di ipocrisia, che prova, inutilmente, a contrastare e resistere all'intrinseca natura malvagia degli esseri umani. Guardando nei suoi occhi ogni briciolo di speranza nel futuro e nell'umanità viene prosciugato.
Maika Monroe è la regina dell'horror
Se Nicolas Cage viene dosato con cura, come se fosse lo squalo di Spielberg, Maika Monroe regge tutta la pellicola su di sé. Dopo It Follows, Watcher e Significant Other, l'attrice si contende il titolo di regina dell'horror contemporaneo con Mia Goth: entrambe non hanno paura di essere angoscianti e sgradevoli, facendo scelte sempre più coraggiose ed estreme. Il distacco emotivo di Lee, causato da un trauma indicibile, le cui radici affondano in un luogo che avrebbe dovuto essere sicuro, rappresenta perfettamente la sensazione di essere bloccati di un'intera generazione.
Conclusioni
Longlegs di Oz Perkins è un thriller psicologico che si trasforma in un horror: un'agente dell'FBI, Lee Harker (Maika Monroe), indaga su una serie di omicidi-suicidi che hanno sempre una cosa in comune, una lettera lasciata sul luogo del crimine firmata da "Longlegs" (Nicolas Cage). Inquietante al punto da rimanere con lo spettatore per diversi giorni dopo la visione, il film può contare su due protagonisti eccezionali. Il Longlegs di Cage è una nuova icona del cinema horror.
Perché ci piace
- La cura delle immagini, che nella loro geometria perfetta nascondono più significati.
- Il Longlegs di Nicolas Cage: una nuova icona horror.
- La bravura di Maika Monroe: l'attrice si contende il titolo di nuova regina dell'horror con Mia Goth.
- La sensazione di tensione e angoscia che il film è in grado di dare anche diverso tempo dopo la visione.
Cosa non va
- Se non amate i tempi lenti e dilatati Longlegs potrebbe annoiarvi.
- La svolta del finale potrebbe non piacere a tutti.