Loki, la spiegazione del finale: la fine è il nuovo inizio

La spiegazione del finale di Loki, la serie targata Marvel Studios e disponibile su Disney+, che si è conclusa con un sesto episodio sorprendente capace di rivoluzionare l'Universo Marvel.

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Loki: Tom Hiddleston in un'immagine tratta dal trailer della serie

Sembra scontato dirlo, ma è meglio togliere subito ogni dubbio: non procedete nella lettura se non avete visto l'ultimo episodio di Loki. La serie Marvel Studios disponibile su Disney+ si è conclusa con un sesto episodio davvero sorprendente e rivoluzionario per l'intero universo narrativo. L'ha fatto con una lunga serie di dialoghi tra i nostri protagonisti, Loki e Sylvie, Varianti dello stesso personaggio, arrivati oltre il Vuoto e pronti a conoscere il vero Custode del Tempo, colui che controlla tutto. O, per meglio dire, Colui Che Rimane oltre la fine. Ipotesi e teorie ci hanno accompagnato lungo il mese e mezzo di trasmissione e ora è finalmente giunto il momento delle risposte. Risposte che sono arrivate puntuali e precise dando alla prima stagione di questa serie (perché sì, è stata ufficialmente confermata una seconda stagione) un epilogo completamente appagante, come abbiamo avuto modo di descrivere nella nostra recensione senza spoiler. La spiegazione del finale di Loki non si trova solo nel percorso del personaggio interpretato da Tom Hiddleston, che è evoluto e si è trasformato da villain ad eroe, ma anche in quello che è accaduto e che si preannuncia come un cambio di rotta senza ritorno per il Marvel Cinematic Universe.

Colui Che Rimane

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Loki: Tom Hiddleston in una scena del quinto episodio

Poteva essere l'ennesima Variante di Loki, quella di un dio dell'inganno finalmente vittorioso, proveniente da un universo parallelo, che è riuscito a conquistarsi il trono e il dominio sul Tempo. Poteva essere Miss Minutes, personaggio sfuggente e sfuggevole, che specie nel quinto episodio sembrava dotata di coscienza. Poteva essere lo stesso Mobius, altro personaggio ingannatore presente all'interno della serie e quindi, di conseguenza, imprevedibile. Ma la risposta più ovvia, soprattutto per chi appassionato di fumetti ha avuto modo di mettere insieme gli indizi, era solo una: Kang il Conquistatore. Ed è lui, pur senza essere chiamato per nome, interpretato da Jonathan Majors (che talento!) ad aver portato Loki e Sylvie al suo cospetto. È lui ad aver creato la TVA e aver scelto l'ordine soffocante della Sacra Linea Temporale pur di non ridare vita al Caos Catastrofico. Kang, creato dalla coppia d'oro formata da Stan Lee e Jack Kirby, fa il suo ingresso nel Marvel Cinematic Universe rimanendo fedele alle origini del personaggio: un uomo del futuro che scopre il Multiverso, viene a contatto con le sue Varianti inizialmente in maniera pacifica per poi scontrarsi con una sua versione di se stesso dominatrice e conquistatrice. Hanno così inizio le Guerre del Multiverso, concluse solo grazie all'intervento di questo Kang, capace di tenere sotto controllo il tutto. Un dominio che però è destinato a finire, proprio grazie all'intervento dei due protagonisti della serie.

Loki: che cos'è la Time Variance Authority?

Colei che distrugge

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Loki: Sophia Di Martino in una scena del terzo episodio

La miniserie creata da Michael Waldron ha viaggiato su due strade parallele come tutte le serie Marvel viste fino a questo momento (ci riferiamo a WandaVision e The Falcon and the Winter Soldier). Da un lato si tende ad approfondire personaggi che, nel corso della saga cinematografica decennale, sono rimasti un po' nell'ombra e intrappolati nelle loro confezioni; dall'altro si vuole portare avanti un racconto che, con la conclusione della Saga dell'Infinito, sembrava essere giunto a un finale definitivo. Waldron ha scelto di formare una coppia di Loki (una maschile e una femminile), entrambi con punti in comune e differenze caratteriali, in modo da creare uno scontro ideologico (che si ripercuoterà in questo finale di stagione) ma anche di dare la possibilità al personaggio interpretato da Tom Hiddleston di crescere e maturare. Di evolvere. Da villain della Fase Uno, Loki si è lentamente trasformato in un ennesimo eroe positivo, senza per questo mancare ai suoi lati caratteristici, ovvero quelli del dio dell'inganno un po' narcisista. La storia d'amore con Sylvie sembrava essere una conferma dell'aspetto egoista del personaggio, ma i momenti finali di quest'episodio hanno frantumato anche questo legame. È il cambiamento e Sylvie ne rappresenta la forza decisiva e definitiva, non solo per il personaggio ma anche per l'intero universo narrativo. Se da un lato, il suo rimanere ferma sulle proprie convinzioni, desiderosa di una vendetta tanto attesa che la spinge a uccidere Kang (e che vuoto esistenziale subito dopo, immobile davanti a un cadavere, senza più uno scopo che possa muoverla in avanti) serve a dare il via a un cambiamento universale (o multiversale), dall'altro diventa lo specchio del cambiamento di Loki, capace di rinunciare al potere per poter mantenere in equilibrio l'ordine. Eppure, e qui sta un vero colpo di genio, in questo cambiamento si mantiene anche la natura stessa del personaggio: nato per portare dolore, morte e sofferenza, Loki e la sua Variante Sylvie danno luogo proprio a questo. A suo modo è la vittoria e, allo stesso tempo, il fallimento dell'eroe, al pari di quanto accaduto in Avengers: Infinity War (e di cui quest'ultimo episodio ne condivide il tono generale). Ma la natura ciclica delle cose nasconde un aspetto molto più positivo. La fine non è mai davvero la fine, ma solo un nuovo inizio. Sylvie, distruggendo lo status quo dell'Universo Marvel, lo porta avanti.

Loki, la recensione dell'episodio finale: oltre la fine dei mondi

Punto di non ritorno

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Loki: un'immagine tratta dal trailer della serie

Qualche settimana fa intitolavamo la nostra recensione del secondo episodio della serie con un gioco di parole ("la fine e un nuovo inizio"). Eravamo rimasti ingannati da quel finale esplosivo in cui la Sacra Linea Temporale si diramava lasciando presagire l'esplosione definitiva del Multiverso tanto atteso. Ma l'episodio successivo aveva presto risolto la situazione, anche in maniera un po' furba lasciando il tutto off screen e concentrandosi sui personaggi protagonisti. Ci è sembrata una chiusura circolare ritornare su quel gioco di parole ma stavolta con la certezza di poter aver assistito a un punto di non ritorno per l'Universo Marvel Cinematografico. La morte di questo Kang ha rotto la Sacra Linea Temporale definitivamente. Stavolta, in una serie in cui tutti i personaggi venivano ingannati o volevano ingannare, possiamo dire che è tutto vero e il coraggio di non essersi tirati indietro è forse uno dei pregi maggiori della serie che tematicamente abbraccia il cambiamento tanto atteso. Un cambiamento che sembra non voler abbandonare Loki nemmeno nel finale, perduto in una TVA alternativa di un universo parallelo. "Io vi ho spianato la strada. Voi l'avete solo percorsa": con questa battuta Kang descrive l'avventura di Loki e Sylvie e, di conseguenza, quella del pubblico. Una strada già sotto gli occhi di tutti grazie agli annunci delle prossime opere del MCU (da Spider-Man: No Way Home a Doctor Strange in the Multiverse of Madness, da Ant-Man & The Wasp: Quantumania, dove la presenza di Jonathan Majors nei panni di Kang era stata annunciata, sino al reboot dei Fantastici Quattro - di cui Kang è uno dei villain più popolari - come ultimo film della Fase Quattro) e che non poteva che arrivare a questa destinazione. Insieme a Loki, il dio dell'inganno che questa volta ci ha dato esattamente quello che volevamo, non resta che dare un'occhiata al panorama. È un universo che si dirama, una linea che ne crea milioni di altre. Il seme del Marvel Cinematic Universe è germogliato, il cielo si trasforma in un albero, sboccia. Benvenuti nel Multiverso Marvel. Preparatevi a infinite meraviglie.