A Berlino quattro anni fa aveva annunciato il suo ritiro dalle scene cinematografiche per dedicarsi all'esplorazione del linguaggio televisivo contemporaneo; una parentesi, giusto il tempo di regalare al pubblico Dietro i candelabri e The Knick. Poi Steven Soderbergh è tornato sui suoi passi ed oggi riparte dall'indie: a distribuire l'ultimo film, Logan Lucky, scanzonata e antieroica cronaca di una rapina, è infatti la sua neonata Fingerprint Releasing, in associazione con Bleecker Street.
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Il regista della saga iniziata con Ocean's Eleven, ha voluto produrlo in maniera completamente autonoma rispetto alle major sganciandosi da logiche che ne avrebbero potuto limitare la libertà creativa: "È una specie di esperimento, come lui stesso spiega: Per testare questa teoria di distribuzione avevo bisogno di un film commerciale con delle star del cinema che giustificassero una distribuzione capillare, in una situazione che però mi consentisse l'assoluto controllo creativo".
E non c'è dubbio che ci sia riuscito restituendoci un film ironico, sferzante, critico, un'esilarante escalation di situazioni rocambolesche e sentimenti.
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L'umanità che Soderbergh sceglie di far diventare protagonista di Logan Lucky è quella più marginale e reietta: stupidi, sprovveduti e improvvisati, l'esatto contrario della sofisticata e supertecnologica squadra di ladri dei precedenti Ocean. Un tuffo nell'America più rurale, nel West Virginia, "terra selvaggia e meravigliosa" come recita il cartello di benvenuto in una delle scene inziali del film, sulle note delle ballate di John Denver, tra corse d'auto, concorsi di bellezza, baby miss, donne cresciute tra chiavi inglesi, motori ed extension, in mezzo a minatori, contadini e operai.
È in mezzo a loro che sono nati e cresciuti i membri della scalcinata gang di criminali che metterà a segno il colpo del secolo: una rapina alla Charlotte Motor Speedway durante la leggendaria gara di auto Coca-Cola 600 organizzata dalla Nascar (l'ente che organizza vari campionati automobilistiche in Usa).
Ad architettarla per risollevare le proprie sorti economiche, Jimmy (Channing Tatum) e Clyde Logan (Adam Driver), i due fratelli del titolo segnati entrambi, sembra, da una maledizione di famiglia: il primo per un incidente che gli ha stroncato una promettente carriera da giocatore di football rendendolo zoppo e spedendolo nelle miniere da cui verrà licenziato, il secondo per aver perso un braccio durante un attentato in Iraq. Per attuare l'ambizioso piano chiederanno aiuto al detenuto Joe Bang (Daniel Craig), esperto di esplosioni, ai suoi due fratelli 'idioti' e alla sorella dei Logan, la sexy e procace Mellie (Riley Keough). Nel mezzo, spazio anche al rapporto di Jimmy con la figlioletta Sadie (Farrah Mackenzie), schietta e perspicace ragazzina con velleità da reginetta di bellezza, che vive con sua madre Bobbie Jo (Katie Holmes) da quando lei e suo padre si sono separati.
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Tra ironia e critica sociale
In Logan Lucky Soderbergh dà sfogo al suo genio creativo, prende a pugni il sistema affidandone la distruzione a un manipolo di contadinotti, sovverte il mondo patinato e glamorous di Ocean, si autocita ("L'hanno già ribattezzata Ocean's seven eleven" si sente dire durante un Tg che darà la notizia della rapina), diventa addirittura grottesco e con l'eleganza che gli appartiene fa dell'ironia un controcanto potentissimo. Il ritmo è forgiato sulla base di una sceneggiatura solida firmata dall'esordiente Rebecca Blunt, che sin dall'inizio scrisse la storia pensando a Channing Tatum, i dialoghi serratissimi, il piano della rapina ordito con precisione geometrica. Logan Lucky è un heist movie, ma è anche un film politico, che scava e mostra senza timori le falle dell'America trumpiana attraverso personaggi che rappresentano l'elettorato tipo di Trump.
Un film indie ma con un cast stellare capace di duetti memorabili e scene già destinate a diventare cult, come i suoi protagonisti: da un folle e sboccato Daniel Craig, cresta biondo platino, tatuaggi e tuta da galeotto che fabbrica esplosivi con orsetti di gomma e candeggina, a un macilento Adam Driver, un ragazzone di poche parole, che guarda il mondo da dietro il bancone del bar di cui è proprietario, fino a Channing Tatum, operaio e padre alla ricerca di un riscatto sociale. Tutti i personaggi di Logan Lucky sono degli antieroi, tutti in egual misura espressione di un disagio, 'looser' agitati da un profondo senso di rivalsa nei confronti del sistema.
Movieplayer.it
3.5/5