Ci sono film a cui si vuole bene a prescindere. Uno di questi è Lockdown all'italiana, debutto alla regia di Enrico Vanzina, in uscita il 15 ottobre distribuito da Medusa. Gli si vuole bene perché è un "Vanzina", un pezzo della collezione di un duo di autori, di cui oggi è rimasto il solo Enrico, che hanno allietato la nostra gioventù e sono considerati maestri della commedia. Per quella grande voglia di fare cinema, che ha portato Enrico a scrivere un film e a dirigerlo a tempo di record, per stare prima di tutto sul set, e poi per uscire, finalmente, al cinema. E anche perché, non appena è stato annunciato, è stato attaccato, anche piuttosto gratuitamente, con l'accusa di speculare e ridere sul dolore e sulla morte di tante persone. Anche per questo vien voglia di sostenerlo, e di raccontare quella che è un'operazione da Guinness dei primati. Se non ci sbagliamo, Lockdown all'italiana è il primo film a essere stato scritto e girato in tempo di Covid-19 a uscire al cinema.
Giampaolo Letta: Aiutateci a dire che andare al cinema è sicuro
Lockdown all'italiana esce orgogliosamente al cinema, e subito, per dare un segnale forte al pubblico e un sostegno agli esercenti. "Aiutateci a dire che andare al cinema è sicuro, molto più sicuro di tanti altri posti aperti al pubblico" chiede accorato Giampaolo Letta, vicepresidente e A. D. di Medusa. Letta racconta poi com'è nato Lockdown all'italiana. "Nasce durante il lockdown" ricorda. "Con Enrico ci sentiamo tutti i giorni. Un giorno, a inizio maggio, mi ha detto: ho scritto una sceneggiatura, te la posso mandare? Certo, gli ho risposto. Mai avrei pensato che in 30 giorni potesse aver scritto qualcosa su quello che stavamo vivendo. Mai avrei pensato di poter girare a luglio e uscire a ottobre. Abbiamo voluto rimboccarci le maniche e fare una commedia nella miglior tradizione della ditta Vanzina, un film che potesse raccontare cosa potessero vivere dei tipi italiani in questa situazione, un film per dare fiducia, per la ripartenza, per la ripresa. E per dare la possibilità alle sale, e agli spettatori che vogliono andare in sala, una commedia divertente, ma rispettosa. Da vedere al cinema. È un film che è costato poco, è stato girato velocemente, con i protocolli anti-Covid". Sul set, infatti, gli attori hanno girato alla debita distanza, una cosa che è stata sapientemente nascosta poi grazie al montaggio. "Ma sul set c'era un entusiasmo, una voglia di fare che mi ha convinto a lavorare con Enrico e il produttore Adriano De Micheli su questo progetto" aggiunge Letta.
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Enrico Vanzina: i miei personaggi vivono una tragedia più grande di loro
Enrico Vanzina ha raccontato com'è nata l'idea del film. "Arriva il lockdown, e mi trovo in una Roma deserta, spettale e magnifica. Per chi fa il mio lavoro, perché è nato nel cinema, con un padre e un fratello che fanno la commedia, era un'occasione imperdibile per fare una Commedia all'Italiana. La commedia di un gruppo di personaggi che vivono sotto una tragedia più grande di loro. E che neanche capiscono. Sono partito annotando e l'11 marzo ho avuto un'idea di soggetto". L'idea è questa: due coppie che si lasciano l'8 marzo e sono costrette a stare insieme. La prima, quella ricca, è formata da Ezio Greggio e Paola Minaccioni. Quella di persone comuni è formata da Martina Stella e Ricky Memphis. "Mi sono chiesto: e se fossi il primo a fare questo?" ricorda Enrico Vanzina. "Abbiamo l'occasione di dare un segnale forte per chi fa il cinema, ama i film, ama gli attori era una grande occasione per lasciare il segno". "Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro per dare l'esempio, è la frase di Prévert che apre il film", spiega Vanzina. "Il tema del film è la ricerca della felicità di quattro personaggi negativi, che si arrabattano, e ne sono consci. Ho voluto fare un film non per dimenticare, ma per non dimenticare. Ho preso un pezzo bellissimo di un film con Vittorio Gassman di Scola in cui, a un congresso comunista, dice che la ricerca della felicità è sancita dalle costituzioni, è la cosa più importante della vita. Il nostro è un film cattivo, i protagonisti sono dei mostri a modo loro".
La scelta degli attori
Lockdown all'italiana doveva essere però soprattutto un film buffo. Ed Enrico Vanzina ha pensato subito ai suoi attori in questo senso. "Prima di tutto a Paola Minaccioni" commenta soddisfatto il regista. "Se ci sarà un'erede di Franca Valeri sarà lei. Mi ha aiutato anche nella sceneggiatura. Poi ho pensato subito a Ricky Memphis, un attore malinconico, buffo, sensazionale. Poi ho pensato a Martina Stella, che nel film è la più brava di tutti, fa un ruolo di cattiva. E la bravura c'è quando anche ai personaggi cattivi vuoi bene. Non avevo pensato subito ad Ezio Greggio, ma ho deciso di non fare un film solo romano. È un uomo colto, che legge, suona il piano, un avvocato, un figlio di buona donna. Sa quello che sta accadendo, ne è conscio. Ed Ezio è perfetto. Ha una carica umana, forse dovuta anche all'età. Ho parlato con Giampaolo Letta e abbiamo capito che stavamo facendo una cosa unica. Adriano de Micheli è stato fondamentale, è il produttore di Profumo di donna, La terrazza, I nuovi mostri e poi Sapore di mare con noi". Fa un certo effetto parlare di film d'esordio per Enrico Vanzina, ma tra i due il regista è sempre stato il compianto Carlo. "Non avevo mai fatto un film da regista" riflette Vanzina. "Ho pensato che era un film di sceneggiatura e ho detto: lo faccio. Mi permetteva di stare dietro la macchina da presa e di scomparire. È un film onesto, è costato poco, ci siamo dimezzati i compensi. Se fossi un regista di 26 anni, chiederei clemenza, non per me ma per il film. È un'operazione davvero onesta. Certo non possono toglierci la libertà di andare al cinema, perché vuol dire spegnere il cervello alle persone".
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Coraggiosamente in sala
Gli ultimi film scritti da Enrico Vanzina, Natale a 5 stelle e Sotto il sole di Riccione sono andati su Netflix. Qui c'è la scelta di andare al cinema, una scelta decisa, coraggiosa. "Con Giampaolo Letta dl primo momento abbiamo detto: proviamo a fare un film per le sale, ora che siamo arrivati sotto data c'è un po' di ansia. Non so se è questo il coraggio, qui credo che un po' di coraggio ce lo abbiano avuto De Micheli, Letta, gli attori". "Si è appena concluso il Festival della Commedia di Montecarlo" interviene Ezio Greggio. "Abbiamo fatto sei giorni di festival normale, nella normalità del momento abbiamo sempre avuto pubblico in sala tutte le sere, tutti con la mascherina. Dobbiamo stimolare la gente ad avere coraggio, ad uscire, ad alimentare la società dello spettacolo. Il cinema è uno dei settori più avvantaggiati. Se il pubblico prova ad uscire di casa va nelle sale, che sono il luogo più sicuro. Uno degli obiettivi del film è proprio questo".
Paola Minaccioni: Alla mia età finalmente uso il mio corpo
"Ho amato subito questa storia e il fatto che Enrico mi abbia coinvolto" ci racconta Paola Minaccioni. "Ho studiato tanto questo personaggio, Enrico mi ha dato un ruolo che poteva dar vita a tante sfaccettature. Di solito mi danno i caratteri. Ma questo è un ruolo a tutto tondo. Eravamo molto felici di tornare al lavoro, la nostra passione, la nostra vita. Ma il tempo e il budget erano limitati così ci siamo impegnati di più. La vita nelle nostre case è stata una commedia, la gara per la pizza, per la pasta madre, il cane finto, sono tutte cose che sono successe. La domanda del film è: saremo migliori? Non lo so, forse no forse sì". Quello di Mariella per Paola Minaccioni è un ruolo nuovo, in cui è sexy, recita con tutto il corpo. "Dal punto di vista fisico sono sempre stata una femmina, nasco femmina, nei film non mi è sempre stato chiesto, non so se è una fortuna o un peccato. Ma alla mia età finalmente uso il mio corpo" commenta soddisfatta.
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Il lockdown dei protagonisti
Ma com'è stato il vero lockdown dei protagonisti? "Io stavo da sola, ho cercato di stare bene, di fare tutto quello che poteva farmi stare bene, dalla ginnastica, alla cura dei capelli alla lettura di libri che volevo leggere da tanto" racconta Paola Minaccioni. "Io, durante quel momento terribile, ho sentito spesso Enrico che mi parlava di questo film" ricorda Martina Stella. "Ci sono stati momenti in cui mi sembrava impossibile da realizzare. Pensare all'uscita in sala mi sembra un obiettivo grandioso, un segnale per il cinema. La mia quarantena è stata in famiglia, ho avuto qualche scontro con mio marito. Ho una bambina di otto anni e ho dovuto lottare con la didattica a distanza". "Ho fatto il lockdown con la mia compagna, a Montecarlo" rievoca Ezio Greggio. "È abruzzese, e ha provato a insegnarmi a cucinare. Non abbiamo mangiato niente di quello che ho cucinato io. Ma i gabbiani erano molto contenti perché abbiamo dato tutto a loro. Il nostro balcone era pieno. E i gabbiani sono diventati dei tacchini". "A livello pratico ho passato un sereno lockdown" commenta Ricky Memphis. "Io ho fatto del distanziamento sociale un modus vivendi da anni. Quindi non mi è cambiato tanto".
Enrico Vanzina: sentirmi dire che ho scherzato sulla morte mi ha fatto male
Ma è inevitabile che, a un certo punto della conferenza stampa di presentazione del film, si arrivi a parlare delle pesanti critiche che sono piovute addosso a Lockdown all'italiana sui social media. "Sono abituato a fare spettacolo e ho le spalle molto larghe, ne ho viste di tutti i colori" commenta Enrico Vanzina. "Quando ci sono 1000, 1500 persone che ti odiano, che ti dicono che sei un mostro, che speculi sul dolore, ci rimani male. Spero che abbiano la decenza di cospargersi il capo di cenere, che andranno al cinema e chiederanno scusa. Per fortuna i più grandi giornalisti italiani, il giorno dopo, hanno messo a posto le cose. Ho un fratello che ha perso la vita in sei mesi. Sentirmi dire che ho scherzato sulla morte mi ha fatto male e mi ha fattoo schifo". "Uno dei grandi privilegi dei capelli bianchi è quello di poter dire la verità" aggiunge. "E la verità è che il nostro è un paese diviso in due categorie. Ci sono quelli che agiscono, e quello che reagiscono. Io spero di stare nella categoria che agisce, perché chi reagisce lo fa sempre dopo".
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È il primo film girato durante il Covid-19 che esce nel mondo
Lockdown all'italiana è il primo film girato durante il Covid-19 che esce nel mondo. "Vi assicuro che non lo abbiamo fatto per guadagnare" commenta Vanzina. "Se possiamo sperare di avere qualche provente è il caso in cui qualcuno ci comprerà i diritti di remake. Spero di vedere questo film rifatto, molto meglio, in Francia con Daniel Auteuil. O a New York in un ambiente midtown radical chic jewish, con l'altra coppia a Brooklyn. È una storia che possono capire tutti, ovunque" Vanzina dice di ispirarsi a Perfetti sconosciuti e Carnage di Polanski. "Dimostrano che si possono fare grandi film anche solo in interni, come La parola ai giurati di Lumet" spiega il regista.
Come l'avrebbe girata Carlo Vanzina?
I Vanzina un tempo erano una coppia, una premiata ditta. Ora Enrico lavora da solo, ma lo spirito del fratello Carlo aleggia sempre sui suoi set. "Billy Wilder deve tutto al suo maestro Lubitsch" spiega. "Quando non riusciva ad andare avanti con una scena si chiedeva: come l'avrebbe fatta Lubitsch? Questa volta in due situazioni ho pensato a mio fratello. Per una scena di sesso, che poi ho girato in un altro modo, non sapevo come farla e mezzora prima ho detto a me stesso: Carlo, come l''avresti fatta tu? E così l'ho girata senza far vedere nulla, solo le coperte che si muovono. Poi, stamattina, mi sono chiesto: ho fatto bene a fare questo film, Carlo? Esiste il silenzio assenso. E penso che Carlo sarebbe stato d'accordo".