Liberi tutti, la recensione: Dagli autori di Boris una nuova scalmanata serie... on demand

La recensione di Liberi tutti, la serie scritta da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, disponibile in esclusiva su RaiPlay dal 14 dicembre prima di approdare su Rai Due.

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Liberi tutti: Giorgio Tirabassi in una scena della serie

È la prima serie originale targata RaiPlay, provocatoria e tagliente, anarchica e ribelle come solo Boris aveva saputo fare. La recensione di Liberi tutti non può prescindere da questo riferimento, e non è un caso che la penna sia quella di Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, gli stessi della "fuoriserie" di culto andata in onda tra il 2007 e il 2010. La coppia di autori scrive e dirige come ha spesso fatto e ridà linfa al panorama seriale italiano con un prodotto giovane e pensato per un pubblico abituato a fruire contenuti in modalità on demand. Tutti e dodici gli episodi della serie (da trenta minuti ciascuno) sono infatti disponibili sulla piattaforma digitale della Rai in unico box set a partire dal 14 dicembre, e accessibili da pc, smart Tv, tablet e smartphone. Una rivoluzione per un'azienda pubblica che fino ad ora ha sempre puntato sulla comfort zone del palinsesto lineare, e un'occasione per i due autori di tornare a una modalità di fruizione che privilegia il passaparola, come era successo con Boris.

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La comicità scanzonata e sociale di Ciarrapico e Vendruscolo

La comicità di Liberi tutti è quella scanzonata e pungente a cui ci hanno abituato Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo. Ma se in Boris a finire nel mirino del comico era il sottobosco delle serie televisive, qui a vedersela con l'ironia sferzante dei due autori è la polarizzazione della nostra società tra opposte visioni del mondo, perfettamente incarnate dai due 'attori' principali della vicenda: da un lato Michele (Giorgio Tirabassi), un avvocato intrallazzino beccato con 25 milioni di euro in contanti e arrestato, dall'altro gli abitanti de "Il Nido", casa comune nel cuore di Roma impegnata a sviluppare un modello di convivenza ecosostenibile e solidale, e dove sarà costretto a vivere dopo il sequestro della casa in cui ha abitato fino a quel momento.

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Liberi tutti: Caterina Guzzanti e Massimo De Lorenzo

A portare avanti il progetto di cohousing da circa dodici anni è l'ex moglie dello spregiudicato Michele, Eleonora (Anita Caprioli), che insieme alla figlia Chiara (Ludovica Martino) e a un bizzarro e ben assortito gruppo di coinquilini, ha occupato lo stabile, altrimenti abbandonato della Regione. Oggi gli stessi inquilini rischiano però uno sgombero, in seguito al rilevamento nella zona di valori inquinanti superiori ai limiti di legge.
I meccanismi comici ripropongono spesso la stessa dialettica di Boris, pur non toccandone le stesse vette, citata in diverse occasioni e evocata ad esempio dalle scene dominate dai siparietti dei due intercettatori, che indagano sui traffici di Michele: un occhio esterno che a furia di spiare questa strana girandola di personaggi finirà per condividerne ansie, paure e speranze.

Se una location diventa personaggio

A scandagliare comportamenti umani e stereotipi della società attuale è una comicità sociale, diventata negli anni la cifra stilistica dei due registi. La penna di Ciarrapico e Vendruscolo non risparmia nessuno e in questo ritratto spettinato di un angolo di metropoli ci finiscono sovranisti, ecologisti, traffichini, borghesi e politicamente corretti. Gli autori di Boris si portano dietro vecchie conoscenze nel cast, come Caterina Guzzanti nei panni della migliore amica di Eleonora, e Giorgio Tirabassi, che qui dà il meglio di sé, facendo proprio l'umorismo scalmanato del suo avvocato guascone e cinico.

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Liberi tutti: una scena della serie

Conquista la statura di personaggio anche la location de "Il Nido", un luogo magico quasi fuori dal tempo, che ha le sembianze di un ex borghetto recuperato: è il simbolo della condivisione per eccellenza, qui diverse famiglie coabitono dividendo filosofie di vita, servizi, spazi e turni. "Il Nido" ha i suoi colori, i suoi oggetti e ritmi, fuori dalla modernità; "liberi tutti" è lo slogan dei personaggi che lo popolano, ma era anche il "grido di battaglia" di Mattia Torre, l'autore scomparso di recente con cui Vendruscolo e Ciarrapico scrissero Boris e al quale questa serie "è idealmente dedicata".

Conclusioni

Alla fine della recensione di Liberi tutti non possiamo che augurarci un ennesimo successo per la coppia di autori che con Boris ci ha regalato forse una delle migliori sit-com italiane dell'ultimo decennio. Possiamo definire Liberi tutti una serie anarchica con la quale Rai fa una scommessa, adeguandosi alle nuove modalità di fruizione: si tratta infatti del primo prodotto originale della piattaforma digitale RaiPlay. Una piccola rivoluzione che proietta l'azienda di stato sempre più verso il futuro.

Movieplayer.it
3.0/5

Perché ci piace

  • La penna scanzonata e tagliente della coppia di autori di Boris.
  • Un cast capace di dare vita a una sceneggiatura brillante, che fa dell'umorismo e della comicità irriverente il suo punto di forza.
  • La valorizzazione di un modello di fruizione, l'on demand, ormai consolidato.

Cosa non va

  • Non si toccheranno le vette di Boris, ma le risate sono assicurate.