L'amore raccontato in Lei mi parla ancora di Pupi Avati, dall'otto febbraio su Sky Cinema e Now TV, è di quelli che dura una vita: Nino e Rina sono stati insieme per 65 anni, fino a quando lei non muore. Inconsolabile, l'uomo le parla ancora, incapace di rassegnarsi alla sua assenza. La figlia decide allora di farlo incontrare con uno scrittore, per raccogliere i suoi ricordi e trasformarli in una storia. Tratto dal romanzo Lei mi parla ancora - Memorie edite e inedite di un farmacista, scritto nel 2016 da Giuseppe Sgarbi, il film di Avati è pieno di tenerezza.
A interpretare Nino è Renato Pozzetto, Stefania Sandrelli è Rina, mentre Fabrizio Gifuni ha il ruolo di Amicangelo, il ghost writer chiamato a scrivere la loro storia. I protagonisti da giovani hanno invece le facce di Isabella Ragonese e Lino Musella, volto e voce sempre più presenti nel cinema italiano (solo nell'ultimo anno l'abbiamo visto in Favolacce di Fabio e Damiano D'Innocenzo, Lasciami andare di Stefano Mordini, La belva di Ludovico Di Martino e sarà anche nei prossimi film di Mario Martone e Paolo Sorrentino).
Abbiamo incontrato gli attori virtualmente e, partendo da una frase detta alla fine del film, ovvero "da vecchi non ci si abbraccia più", chiesto loro se, vista la situazione mondiale attuale, forse tutti ci siamo abbracciati sempre poco, non soltanto da anziani. Per Isabella Ragonese: "Ormai ci diamo gli auto abbracci! La scena in cui viene detta quella frase mi piace molto: è vero, può mancare l'abbraccio, ma il fatto di poter raccontare e ascoltare storie, non dico che sostituisce l'abbraccio, ma un po' consola. Purtroppo siamo stati privati del contatto fisico, ma credo che l'arte e i ricordi possano darci un grandissimo aiuto."
Per Lino Musella invece: "La bellezza di questa storia d'amore è che, come tutte le storie d'amore, viene raccontata per farci sognare, innamorare, per spronarci verso questo tipo di sentimenti. Questo sentimento, come anche l'amicizia, va coltivato: in questo momento trovo che è più pericoloso della mancanza, che in fondo ci fa venire voglia di tornare ad abbracciarci, sia il pericolo dell'abituarsi alla mancanza di contatto. E alla mancanza di promessa nell'amore: i tempi sono cambiati, però anche quella promessa, quel sogno, quella possibilità è una cosa che continua a esistere se la si coltiva. Bisogna coltivare la possibilità di amarsi in quel modo lì: e quindi bisogna continuare a raccontare storie d'amore. Perché purtroppo si può arrivare a fare a meno anche degli abbracci."
La video intervista a Isabella Ragonese e Lino Musella
Lei mi parla ancora, la recensione: Fenomenologia del "per sempre"