Damien Dahrk e Malcolm Merlyn si recano nel 1967 per trovare Rip Hunter, affetto da amnesia e in possesso di un frammento della Lancia del Destino. Le Leggende cercano di sventare il piano malefico dei due criminali, ma così facendo creano un'aberrazione temporale di non poco conto: George Lucas decide di rinunciare al cinema, il che porta ad un cambiamento radicale del destino di Ray Palmer e Nate Heywood. Per salvare il mondo sarà quindi necessario convincere Lucas a divenire regista di Guerre stellari e creatore di Indiana Jones...
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Riconoscere i propri errori
Mentre è abbastanza evidente che la seconda stagione di Legends of Tomorrow presenta un netto miglioramento rispetto alla prima, rimane una piacevole sorpresa vedere gli sceneggiatori mettere le mani avanti e fare ammenda per gli errori di un'annata inaugurale interessante ma solo a tratti efficace. Per l'esattezza, la consueta autoironia delle serie CW viene applicata nel modo più spudorato possibile: sul set del film Legends, che Phil Gassmer (in realtà Rip Hunter, privo di memoria e aderente in pieno ai princìpi della controcultura) sta girando per ottenere il diploma alla University of Southern California, il neoregista critica apertamente la performance dell'attore ingaggiato per interpretare il cattivo. Tale antagonista è palesemente basato su Vandal Savage, e la scena è un brillante mea culpa dettato dalle reazioni generalmente negative di critici e fan nei confronti dell'interpretazione di Casper Crump nei panni di Savage lo scorso anno.
Già la premiere della nuova stagione aveva suggerito un passo in avanti, tramite l'alleanza fra due antagonisti "di Serie A" come Damien Dahrk e Reverse-Flash, con l'aggiunta di Malcolm Merlyn e, prossimamente, Captain Cold per formare la Legion of Doom (nome usato ufficialmente per la prima volta in questo episodio, con Nate che si ricorda di una vecchia serie animata della Hanna-Barbera - Super Friends, basata sui fumetti DC - dove i cattivi si facevano chiamare così). Un arco narrativo che, fortunatamente, non è necessario conoscere a priori per apprezzare Raiders of the Lost Art, episodio che funziona abbastanza bene come storia a sé stante (salvo il cliffhanger finale). E ciò è un bene, perché questo è l'esempio ideale da utilizzare per convincere i neofiti scettici a dare una possibilità allo show, soprattutto se sono fan di Star Wars.
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Il ritorno del regista
Con questo episodio vengono effettivamente aperte le danze per festeggiare i quarant'anni di Guerre stellari, un anniversario che la squadra di Legends of Tomorrow celebra con uno strepitoso What if?: e se George Lucas non avesse fatto il cineasta? Un interrogativo che nell'immediato colpisce soprattutto Ray Palmer e Nate Heywood (entrambi ispirati dalle avventure di Luke Skywalker e Indiana Jones nella scelta delle rispettive carriere) e risolve un altro problema legato alla scrittura della serie, ma che a livello macroscopico avrebbe conseguenze poco piacevoli per tutti, cinefili e non. Certo, forse non avremmo avuto Howard e il destino del mondo (la cui esistenza genera una delle gag più riuscite dell'episodio), ma senza Star Wars e I predatori dell'arca perduta chissà come sarebbero state le vite professionali di J.J. Abrams, Jon Favreau, Joss Whedon, James Gunn, Frank Darabont, Steven Spielberg, Ridley Scott, David Fincher, James Cameron e innumerevoli altri cineasti che nel 1977, da ragazzi o alle prime armi nell'industria, furono sedotti dalle immagini di quella galassia lontana lontana.
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Ovviamente non mancano scene e dialoghi che richiamano direttamente il primo episodio della saga stellare, ma la cinefilia non fagocita la forza intrinseca di Legends of Tomorrow, finalmente espressa al meglio con il giusto equilibrio fra passato (letterale e popolar-culturale), presente e futuro. Un viaggio nel tempo e nello spazio dove la salvezza del mondo è equiparata alla salvezza del cinema, e la frase più importante da sentire è quella di George Lucas che esclama "Ciò che voglio fare veramente nella vita è il regista!". E a questo punto siamo inclini a perdonargli tutto, anche Jar Jar Binks, Anakin Skywalker da giovane e Howard.
Movieplayer.it
4.0/5