Le Olimpiadi di Asterix arrivano a Roma

Il cast del film arriva nella Capitale per presentare le nuove avventure dei forzuti eroi del villaggio gallico.

In occasione della presentazione alla stampa di Asterix alle Olimpiadi, terzo film sulle rocambolesche avventure della famosa coppia di Galli sempre alle prese con gli aggressori Romani, gran parte del cast internazionale arriva a Roma per raccontarsi.
Manca all'appello lo special guest del film, Alain Delon (che interpreta il narciso Giulio Cesare), ma presiedono con simpatia e divertita partecipazione l'istrionico Gérard Depardieu (Obelix), il regista Frédéric Forestier, il regista e produttore Thomas Langmann, Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu de Le Iene (Alfa e Beta), Vanessa Hessler (la principessa Irina) e Clovis Cornillac (Asterix). È Depardieu, soprattutto, a tenere banco parlando della strana esperienza di lavorare in un film pieno di effetti speciali, del rapporto con Delon e del suo tenace soprappeso.

Signor Depardieu, cosa la spinge a scegliere ogni volta il personaggio di Obelix?

Gérard Depardieu: Mi piace molto Obelix. Lui non vuole potere, non gli interessa. Vuole solo essere innamorato della vita. Ha un temperamento che mi piace, non ha mai pensieri cattivi. Si sorprende della natura e di ciò che ha intorno. È positivo, è straordinario.

La citazione di Ciranò di Bergerac l'ha divertita? È un ruolo che ha interpretato diversi anni fa e che ci ha sempre commosso molto.

Gérard Depardieu: Ciranò è come tutti i veri innamorati, è solo al mondo. È stato bello che il grasso Obelix diventasse Ciranò.

Perché avete scelto di inserire così tante citazioni cinematografiche nel film?

Thomas Langmann: Le citazioni e le strizzate d'occhio continue sono un omaggio al fumetto, poiché esso stesso ne è pieno. Abbiamo cercato di strizzare l'occhio al mondo di oggi, come le storie originali lo facevano con gli anni '60.

Perché proprio Delon per rappresentare la grandeur di Cesare?

Frédéric Forestier: Delon ha un ruolo importante nel film. Abbiamo creato il personaggio di Cesare su di lui, scrivendo la sceneggiatura pensando a Delon. Abbiamo aggiunto molto alla storia, soprattutto sul rapporto tra Cesare e il figlio Bruto, anche perché se avessimo lasciato la storia com'era nell'originale il film sarebbe durato quarantacinque minuti. Poi, visto che l'elemento della storia sono le olimpiadi, abbiamo pensato di chiamare degli sportivi famosi. Tutti hanno scelto di devolvere il proprio caché all'ICM, un istituto che compie ricerche sulle malattie del cervello.

Luca e Paolo, per accettare di partecipare al film avete letto il copione oppure no? E com'è stato lavorare con Delon e Depardieu?

Luca Bizzarri: Se ti chiamano a fare un film con Alain Delon e Gérard Depardieu non è che ci pensi tanto a dire di sì... Poi, sia io che Paolo, leggiamo Asterix da quando siamo bambini, è sempre stato un mito per noi. Per quanto riguarda Depardieu, è davvero un gran personaggio. Delon ha sempre girato dalla parte opposta del set rispetto a noi: noi sedevamo da un lato dello stadio e lui dall'altro. Probabilmente lo ha fatto apposta per non vederci... (ride, ndr)

Gérard Depardieu: Gli attori italiani sono semplici ma estremamente dotati.

Luca Bizzarri: Parla degli attori italiani in generale, non di noi!

Thomas Langmann: Quando abbiamo visto Le Iene in televisione ci siamo innamorati della loro comicità. "Camera Caffé" è uno show molto popolare in Francia, ma credo che la loro versione sia molto più divertente.

Depardieu, cosa trova ancora difficile nel personaggio di Obelix?

Gérard Depardieu: Non c'è nulla da fare o da aggiungere per me nell'interpretare Obelix. Purtroppo o per fortuna, gli assomiglio sempre di più. Quando si guarda ai personaggi dei fumetti, tutti sono eroi che vogliono salvare il mondo e che lottano per la giustizia. Per lui la giustizia è dare da mangiare al suo cane e rispettare le persone ce gli sono intorno. In questo mi assomiglia molto.

Langmann, com'è stato lavorare insieme a due grandi attori del cinema francese, Delon e Depardieu, entrambi bravissimi e altrettanto famosi ma così diversi nel carattere?

Thomas Langmann: Delon e Depardieu non si sono quasi mai incontrati sul set. Lavorano in maniera molto diversa. Gérard è come lo si vede di persona, è un uomo che scherza sempre e che con una battuta sa mettere tutti a suo agio. Quando lavori con Delon, invece, sono tutti sugli attenti.
Per quanto riguarda i ruoli, nessuno ormai può più sostituire Gérard nel fare Obelix, mentre per Cesare volevamo Delon a tutti i costi. In Francia si fa una caricatura di Delon dicendo che parla di se stesso alla terza persona. Anche per questo è stato scelto, perché scherzasse su se stesso. Non volevamo prenderlo in giro, assolutamente, volevamo che ci fosse auto ironia sulla sua magnificenza. In effetti ha la sua presenza scenica.

Depardieu, qualche mese fa alla Festa del cinema di Roma ci ha raccontato numerosi aneddoti sulle mangiate e le bevute sui set dei suoi vecchi film. Può dirci qualche episodio su Asterix alle Olimpiadi?

Gérard Depardieu: Sinceramente preferivo bere il Lambrusco sul set di Novecento, qui la cantina me la sono dovuta potare da casa... È giusto, per recitare bene bisogna mangiare e bere bene. A dire la verità non ho molto da raccontare perché quando si lavora con gli effetti speciali non ci si vede molto. I set sono lontani, si parlano lingue diverse... Io ho legato molto con Paolo, per esempio, e con i miei amici italiani.

Thomas Langmann: In un film del genere si girano due o tre minuti al giorno, spesso su uno sfondo blu. Tutti i ritmi sono diversi. Ci sono voluti tre mesi per fare in modo che quattro cavalli andassero d'accordo nella ricostruzione digitale della corsa con le bighe. Capisco che per un attore sia meno divertente lavorare in un ambiente così, perché c'è meno contatto con gli altri.

Cosa hanno scoperto i bambini francesi in questo nuovo Asterix?

Thomas Langmann: Un Asterix molto simile all'originale. Cornillac è un attore stupendo e secondo me assomiglia molto al personaggio del fumetto.

Signor Cornillac, non crede di essere troppo bello per essere Asterix?

Clovis Cornillac: Non mi sono mai sentito molto bello e non mi sono mai posto il problema. Interpretare un personaggio così famoso è di sicuro una responsabilità, ma è stato anche molto bello. Sono un attore, so recitare, quindi non vedo dove sia il problema. Non mi ero reso conto dall'inizio quanto Asterix faccia parte dell'immaginario della gente nel mondo, forse è per questo che ero molto tranquillo. Volevo fare un'interpretazione un po' diversa, originale ma in modo molto semplice.

Depardieu, le piace lo sport? Quali sport pratica?

Gérard Depardieu: Lo sport della forchetta... Scherzi a parte, ho fatto molto sport da giovane, ora ne avrei proprio bisogno, sono un po' soprappeso. Dovrei camminare o andare a correre, lo so. Ma mi piace guardare lo sport. Mi piace la moto e il calcio, in Italia avete grandi squadre. E ci sarà anche un'altra partita Italia-Francia, no? La stiamo aspettando.

Vi siete incontrati con Schumacher sul set? Com'è stato guidarlo nella sua parte di attore?

Thomas Langmann: Michael Schumacher e Jean Todt sono delle star, ma entrambi molto gentili. Quando Michael doveva venire sul set a girare era uno o due giorni dopo la sua ultima gara, tutti mi dicevano "tu sei pazzo, non verrà mai". Invece è venuto a patto che ovunque sul set fosse esposto il logo dell'istituto per le ricerche per il cervello a cui sono stati devoluti i caché delle star sportive.

Gérard Depardieu: Qualsiasi gara è legata alla Ferrari. Nessun'altra scuderia ha lo stesso impatto sulla gente. La McLaren, sì, è carina ma la Ferrari è un'altra cosa. Jean Todt assomiglia a un piccolo gallo, anche lui lotta insieme ad Asterix per vincere le Olimpiadi.
Tra l'altro, lo stesso Uderzo è un maniaco della Ferrari e il rosso si adatta benissimo sia al fumetto che al film. La corsa con le bighe non sarebbe stata possibile senza la Ferrari o con un'altra scuderia.

Depardieu, come sceglie i suoi ruoli d'attore?

Gérard Depardieu: Io non scelgo i copioni, io scelgo la gente. I film diventano sempre più americanizzati. Io ho avuto la fortuna di partecipare a film in paesi che mantengono la loro tradizione. Scelgo le persone e la storia che queste persone mi vengono a raccontare.

Thomas Langmann: Questo è un film molto europeo, ma allo stesso tempo internazionale. Può essere capito e può piacere ad ogni cittadino europeo.

Signor Depardieu, com'è avvenuto l'incontro tra due miti del cinema francese, anche se a distanza? Può darci un suo giudizio su Alain Delon? Sul personaggio e l'attore che ha sempre vissuto in un rapporto così contrastante con la sua bellezza.

Gérard Depardieu: Delon è un personaggio eccezionale. È bello. Ha cominciato come militare, ha acquisito così una certa tempra - come dice sempre Thomas - anche se non so bene cosa significhi 'tempra'. La sua carriera si è fatta con i grandi registi, primo tra tutti Visconti con Il Gattopardo. Io credo, però, che non abbia mai avuto modo di esprimere del tutto le sue qualità di attore, a parte forse in questo film. È una persona molto complessa. Non è facile vivere con un carattere e un personaggio così contraddittorio. Marcello Mastroianni, per esempio, era molto più popolare mentre Delon è più principe, soldato. È molto vulnerabile, come una bestia selvaggia, come un felino. Non si può lasciar da parte, deve essere sempre dentro e al centro della scena, è davvero un personaggio.

Qual è stata la scena più difficile da girare?

Thomas Langmann: La corsa delle bighe era molto complicata. Ci sono volute sette settimane per crearla. Ci sono state tante prove, anche solo per costruire le bighe. Molti effetti speciali sono stati realizzati in loco, altri sono stati aggiunti in digitale.

Quale sarà il prossimo film di Depardieu?

Gérard Depardieu: Ora sto girando ma non so cosa. Adesso è così, si gira ma non si sa quando uscirà. Ho fatto pubblicità e ho cinque film in caldo con attori bravi. Mi piacerebbe fare come Roberto Benigni che recita Dante negli stadi. Io potrei fare Sant'Agostino che era di origini albanesi. La poesia è molto meglio del rock 'n roll. Il rock dura cinque minuti e se ne va, mentre la poesia rimane, è tradizione.