La storia di Olaf, recensione: un corto a base di neve e slapstick

Recensione de La storia di Olaf, il nuovo cortometraggio disponibile su Disney+ che racconta le origini del popolare personaggio lanciato da Frozen.

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La storia di Olaf: una sequenza del corto

Con la recensione de La storia di Olaf, nuovo cortometraggio disponibile in esclusiva su Disney+, chiudiamo - forse - quello che è un po' stato l'anno del simpatico pupazzo di neve che dal 2013 è uno dei volti del nuovo corso creativo della Walt Disney Animation. Era infatti alla fine del 2019 che usciva nelle sale il secondo capitolo di Frozen, dove Olaf aveva un ruolo importante, con tanto di presenza nella sequenza post-credits, e nella primavera del 2020 c'è stata l'epopea di At Home With Olaf: dal 6 aprile al 13 maggio, in pieno lockdown, vari animatori hanno realizzato brevi storie incentrate sulla spalla comica di Elsa e Anna, con i titoli di coda che precisavano che tutti, dalla troupe all'attore Josh Gad, che presta la voce a Olaf in inglese, lavoravano da casa. Un'avventura durata 21 corti, di cui l'ultimo un'ode musicale al pubblico a base di affetto e tenerezza, condita da clip tratte dall'intera storia della divisione animata della Disney. E ora ne arriva un'altra, di avventura, ma dal sapore decisamente più classico.

C'era una volta Olaf

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La storia di Olaf: una sequenza del film

La storia di Olaf (in originale Once Upon a Snowman) si svolge durante gli eventi di Frozen - Il regno di ghiaccio, per l'esattezza tra il numero musicale Let It Go e il primo incontro con Anna, Kristoff e Sven. Un arco di tempo piuttosto contenuto, durante il quale però il pupazzo di neve fa in tempo a combinarne mille, come protagonista praticamente assoluto: nei titoli di coda sono citati diversi attori, ma in molti casi (in particolare il trio composto da Idina Menzel, Kristen Bell e Jonathan Groff per le voce di Elsa, Anna e Kristoff) si tratta di battute riciclate dal capostipite, udite sullo sfondo o quasi, lasciando a Josh Gad tutto lo spazio necessario, tra frasi e versi che completano le vicissitudini fisiche del personaggio mentre egli cerca di capire chi è e da dove è venuto, con un po' di aiuto da parte di Oaken, il negoziante norvegese specializzato in prodotti invernali (ricordate la gag della sauna nel primo film?). Una vicenda all'insegna del ridere, dato che per Olaf i problemi di Arendelle, ricoperta da neve e ghiaccio, sono ancora un'incognita, come del resto lo è praticamente ogni concetto che vada oltre due domande fondamentali: come si chiama? E perché non ha un naso?

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La storia di Olaf: una scena del film

Sostanzialmente è un midquel, qualcosa che si svolge nel mezzo del film originale (vedi alla voce Bambi e il grande principe della foresta, restando in zona Disney), ma in realtà il paragone più pertinente, fatte le dovute proporzioni, è con Il re leone 3: Hakuna Matata: in quel caso assistevamo agli eventi del primo episodio dal punto di vista di Timon e Pumbaa, con la deformazione comica dei vari momenti in cui il duo non era ufficialmente presente, e lo stesso accade qui, seppure più in piccolo: eventi e personaggi del capostipite sono sullo sfondo (con una nuova, buffa contestualizzazione per alcuni di questi), mentre davanti ai nostri occhi si forma la personalità di Olaf, un essere di pura gioia che cerca soprattutto calorosi abbracci e divertimento. Un elemento che ha contribuito al successo del franchise, diventandone parzialmente il volto, ma anche la componente più criticata dello stesso: basti pensare al 2017, quando fu protagonista del corto Frozen - Le avventure di Olaf, la cui collocazione in sala abbinato a Coco fu mal vista dal pubblico (per la durata generosa di 22 minuti e per il controsenso di un corto Disney prima di un film Pixar), portando alla rimozione dopo pochi giorni (in altri mercati la sua presenza al cinema fu a discrezione del singolo esercente).

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Pochi (minuti) ma buoni

Difficilmente questo breve racconto umoristico farà ricredere chi non apprezza la vis comica di Olaf, ma per i fan invece è un bel ritorno nel mondo di Arendelle, qui riletto in ottica quasi puramente slapstick, sottolineando la comicità fisica che è sempre stato uno dei fattori fondamentali della caratterizzazione del personaggio (grazie alla possibilità di separare le proprie parti del corpo e poi ricostruirsi a piacere). Ed è un fattore che consente agli autori, tutti appassionati di Olaf (il regista Trent Correy ne ha supervisionato l'animazione per Frozen II - Il segreto di Arendelle, mentre il co-regista Dan Abraham ha realizzato gli storyboard per il suo numero musicale nel medesimo film), di esplorare le nuove evoluzioni delle tecniche digitali, puntando tutto sulle infinite possibilità del character design, laddove i lungometraggi principali si fanno notare per la rappresentazione degli elementi naturali. Ed è un ritorno che, pur nel suo piccolo, è in grande stile, con un'ambizione ritrovata rispetto ai corti primaverili, contenutisticamente e formalmente minimalisti (inquadrature statiche, azioni semplici) per cause di forza maggiore. Qui è un'avventura che buca lo schermo e occupa tutti gli spazi possibili, anticipando a suo modo un piacevole inverno da passare, se si vuole, in compagnia dei beniamini disneyani.

Conclusioni

Chiudiamo in allegria la recensione de La storia di Olaf, il nuovo corto disponibile su Disney+ che approfondisce in modo simpatico alcuni dettagli del primo Frozen. Si rivolge principalmente ai fan, ma lo fa con gusto e brio.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.6/5

Perché ci piace

  • La comicità fisica è strepitosa.
  • Le gag verbali sono scritte in modo intelligente.
  • La personalità di Olaf è sfruttata nel modo giusto.

Cosa non va

  • Chi non apprezza il personaggio difficilmente si ricrederà.
  • Sconsigliato a chi non ha visto almeno il primo Frozen.