Quanto contano all'interno di un film i costumi e gli accessori indossati dai personaggi? E quanto ci raccontano della loro psicologia, delle emozioni e della loro evoluzione all'interno della storia? Domande che probabilmente non ci poniamo quasi mai, quando siamo davanti al grande schermo, ma che possono rivelarsi molto più interessanti del previsto. Ne abbiamo avuto conferma grazie alla nostra intervista alla costumista Bojana Nikitovic, che ci ha svelato i retroscena del film La conseguenza, diretto da James Kent e con protagonisti Keira Knightley, Jason Clarke e Alexander Skarsgård.
La Conseguenza, la trama del film
Tratto dal romanzo del 2013 di Rhidian Brook, The Aftermath, la trama de La conseguenza si svolge nella Germania del 1946 e racconta la storia di Rachael Morgan (Keira Knightley), donna della middle class inglese, che arriva in una Amburgo devastata dalla guerra, per ricongiungersi con il marito Lewis (Jason Clarke), un colonnello britannico incaricato di ricostruire la città. Arrivata lì, però, Rachael scopre che dovrà condividere la casa (una sontuosa villa immersa nel verde) con il vecchio proporietario, l'architetto vedovo Stephen Lubert (Alexander Skarsgård) e con sua figlia Freda (Flora Thiemann). Una convivenza inizialmente mal tollerata da Rachel, ma che poi si evolverà, prendendo pieghe inaspettate e dando ai protagonisti la speranza di un nuovo inizio.
Una trama da perfetto melò, che nasconde molto più. Questa seconda prova di regia di Kent - di cui abbiamo parlato anche nella recensione de La Conseguenza - potrebbe essere, infatti, liquidata come un melodramma amoroso post bellico, affidato al regista che aveva già "fatto bene" con un altro film drammatico sulle conseguenze di una guerra mondiale (Generazione perduta). Ma La conseguenza è più di questo. Perché la sceneggiatura e la profondità dei suoi personaggi (aiutati da tre grandi interpretazioni) riescono a trasformare questa storia in costume in una storia senza tempo. Una storia capace di fotografare il dolore, l'amore, la paura e le relazioni attraverso un caleidoscopio, che stralcia ogni possibile luogo comune o banalizzazione, aprendo invece a riflessioni interessantissime. Un sali e scendi di emozioni, con twist plot che spiazzano e commuovono (chi ha la lacrima facile prepari i fazzoletti).
Keira Knightley, il sogno di ogni costumista
A sottolineare e valorizzare questo meticoloso lavoro di scrittura, regia e recitazione sono proprio i costumi scelti per i protagonisti da Bojana Nikitović, che abbiamo incontrato a Milano, alla presentazione del film. "Quando il regista mi ha chiamata io ero impegnata con un altro lavoro, ma appena mi ha detto che nel cast c'era Keira Knightley, ho accettato subito! Lei è il sogno di ogni costumista, per la sua eleganza, la sua pelle candida, le linee del suo viso e delle sue spalle. Non è certo un caso che un brand come Chanel l'abbia voluta come sua testimonial!".
L'attrice inglese ha pagato "a caro prezzo" i complimenti della costumista, trovandosi a girare molte scene a temperature gelide, vestita in abiti di seta e poco più. "Lei è stata fantastica. Ha avuto una pazienza incredibile. Abbiamo girato anche nella neve a meno 10 e 20 gradi e all'interno della casa non c'erano più di 5 gradi!". A questo proposito Bojana Nikitović racconta un aneddoto legato a una delle scene clou del film, in cui Rachel corre nella neve, dopo un fatto tragico. "Lì Keira indossava solo l'abito di satin di seta giallo oro, con una stola e cosparsa di patch termiche sul corpo. Quello che nella scena non si vede è che mentre corre indossa anche degli enormi moonboot!". Potere del cinema, ma non sufficiente a evitare all'attrice di morire di freddo. "Finita quella scena, Keira mi ha chiesto di dirle esattamente quale fosse il tessuto di quell'abito. Voleva assicurarsi di non indossarlo mai più nella vita!".
Ricerca e realizzazione dei costumi: Un viaggio bellissimo
Uno degli aspetti più affascinanti del racconto di Bojana Nikitović riguarda lo studio e la ricerca fatta per la preparazione di costumi che fossero "Al tempo stesso verosimili, rispetto alla moda di allora, ma anche belli e fashion per il nostro tempo. Questa cosa è piaciuta molto a Keira, che si è sentita molto a suo agio in questi abiti". E infatti il guardaroba di Rachel risulta di grande appeal anche all'occhio contemporaneo. Twinset, cappottini, maglioncini corti e abiti iperfemminili ed eleganti sono il risultato di una ricerca che ha portato la costumista a girare molti Paesi. "La preparazione di questo film è stato un viaggio bellissimo. Abbiamo recuperato tantissime foto e documenti dell'epoca, perchè i tedeschi hanno conservato molto bene questi materiali. Di originale per Rachel abbiamo usato solo una giacca verde e un completo color crema, per il resto abbiamo riprodotto tutto. Ci ha aiutato un tagliatore italiano bravissimo, Gabriele Pacchia, che ho fatto lavorare nei weekend, perché erano l'unico momento in cui era libero!".
Alexander Skarsgård doveva sembrare provato dalla guerra
Stephen Lubert, l'architetto interpretato dal bellissimo attore svedese Alexander Skarsgård, doveva apparire provato da anni di guerra e privazioni e dalla morte della moglie (a causa di un bombardamento); per questo motivo gli è stato chiesto di dimagrire un po' prima delle riprese. "Per mostrare tutto questo gli abbiamo fatto indossare completi un po' larghi e consumati", racconta la Nikitović, "ma la cosa incredibile è che lui stava bene anche con quelli!". Nel film Lubert alterna agli abiti da operaio quelli da architetto, che indossa non appena torna a casa, riappropriandosi della sua vera identità. "Per lui abbiamo usato completi, cardigan di cashmere e cravatte, ma le scene in cui io lo preferisco sono quelle in cui indossa camicia e gilet e quella con il maglione bianco a collo alto." Il guardaroba del colonnello Morgan, che compare quasi sempre in divisa, era più limitato. Per lui la costumista si è rivolta a un'azienda polacca specializzata in divise e tessuti militari: "Lui è il mio personaggio preferito, perché, chiuso in quella divisa, sembra sempre così rigido, ma in realtà nasconde una grande tenerezza".
Milena Canonero? Le devo tutto
Non è un certo un caso se l'Italia sia uno dei luoghi prediletti dalla costumista, che parla anche molto bene la nostra lingua. Per trovare tessuti e lavorazioni di alta qualità, infatti, la Nikitović si rivolge spesso e volentieri agli artigiani del nostro Paese. Ed è proprio a una nostra celebre connazionale che la costumista ammette di dovere moltissimo: "Tutto quello che so del mio lavoro lo devo a Milena Canonero. Non solo ciò che riguarda lo studio dei costumi, ma anche il modo in cui relazionarsi agli attori, di prestare attenzione alle comparse e di avere sempre un occhio sul monitor, per controllare ciò che effettivamente compare in video. Ho imparato che, per la legge di Murphy, se su 200 comparse ce n'è una vestita meno bene delle altre, sarà proprio lei a essere inquadrata!"
Il primo incontro con la Canonero avvenne per la Nikitović nel 2002: "Eravamo a Belgrado, sul set di un film che non uscì mai e che si chiamava L'amore è cieco. Poi lei mi richiamò diverse volte e lavorammo ancora insieme su film come Le avventure acquatiche di Steve Zissou, I vicerè e Marie Antoinette (con cui vinse uno dei suoi 4 premi Oscar)." E nonostante oggi la stessa Bojana Nikitović abbia raggiunto una grande reputazione nel suo campo, la stima e la gratitudine che conserva per la Canonero sono tali da farle ammettere: "Pur di lavorare con lei farei per sempre l'assistente!".
Quando l'abito fa il monaco, l'evoluzione nello stile dei personaggi
Raccontare lo stato d'animo di un personaggio attraverso gli abiti che indossa. Anche questa è arte. Un'arte spesso sottile e discreta, ma che, spiegata da chi la realizza, diventa subito chiara e piena di fascino. "Inizialmente Rachel indossa abiti molto accollati, abbottonati, perché quello è il suo stato psicologico: è chiusa in se stessa, è ostile", racconta la Nikitović. A poco a poco però, con l'evolvere della trama e l'accendersi della passione per Lubert, vediamo che anche il suo guardaroba cambia. È lei stessa, a un certo punto, a cucire l'abito di velluto scuro con una profondissima scollatura, che indosserà in una scena che segna una svolta nel loro rapporto.
Anche il look dei personaggi contribuisce, insomma, insieme alle luci, alla fotografia, alle musiche e a tutte le arti al servizio di un film, a far progredire la storia in modo naturale e coinvolgente per lo spettatore. Culmine di questa profonda evoluzione, vissuta dal personaggio di Keira Knightley è proprio l'abito giallo oro di seta, con cui l'attrice si è trovata a girare immersa nella neve. "Quell'abito così aperto indica che lei è cambiata ed è completamente esposta", prosegue la costumista. "Inizialmente volevo che fosse fuxia, pechè è un colore che a Keira dona tantissimo, ma per esigenze di copione (che non vi sveliamo per non spoilerare nulla ndr), non poteva esserlo. Allora abbiamo optato per un abito verde acqua, che si distinguesse dal verde iconico dell'abito indossato dall'attrice nel film Espiazione". Alla fine però ad avere la meglio è stato un modello alternativo, realizzato con il tessuto di seta giallo oro e che richiamava la silhouette del famoso abito verde del film di Joe Wright. "_Quando Keira lo ha indossato siamo stati tutti concordi: era quello l'abito perfetto. Il problema era che avevamo solo 10 metri di tessuto e ne servivano almeno 25 per poter realizzare i 6 esemplari necessari per le riprese - bisogna averne diversi perché sul set gli abiti si sporcano e si rovinano - _ per fortuna il negozio di Praga, dove avevo trovato la seta, è riuscito a trovare altro tessuto e così ce l'abbiamo fatta!"