Attenzione: crea dipendenza. La casa di carta 4, la serie arrivata su Netflix il 3 aprile, è appena finita e già ci si chiede come continueranno le vicende del Professore e della sua banda, visto che, come vi abbiamo raccontato a proposito del finale di stagione, siamo rimasti con il fiato in sospeso. È chiaro che La casa di carta 4 è stata pensata già in vista di una quinta (e addirittura una sesta?) stagione. Stavolta, però, probabilmente bisognerà aspettare molto di più del solito, perché le riprese, a quanto pare già pronte a partire, a causa dell'attuale situazione mondiale saranno costrette a iniziare più tardi del previsto. Così avremo molti orfani de La casa di carta. Ma in rete, in questi giorni, sembra aumentare il partito dei detrattori, scagliatisi verso la serie spagnola ancora più duramente delle scorse stagioni: ecco tutte le delusioni e le critiche legate a La casa di carta 4.
Quei flashback non sono lì per allungare il brodo?
In occasione della stagione 3, avevamo espresso il dubbio sulla necessità di andare a toccare un racconto, che, nelle prime due parti de La casa di carta (che in fondo erano un'unica stagione, ma spezzata in due) ci sembrava autoconclusivo. Trovato l'escamotage per far tornare la banda al chiuso di qualche banca, si poteva anche stare al gioco. Anche, volendo, su due stagioni: in fondo il primo colpo era stato diviso in due, anche se lo avevamo visto tutto insieme. Spalmare però la storia di un colpo, che in realtà dura pochi giorni, addirittura in quattro stagioni, ci sembra forse tirare un po' troppo la corda, abusare della pazienza degli spettatori. Che, vedendo come la storia non arriva a una conclusione, potrebbero anche abbandonarla disamorati. Se in rete sono molte le persone che non hanno amato la serie ab initio, ce ne sono anche molte che si stanno allontanando, delusi già dalla terza. Il punto è sempre quello, la domanda che ci stiamo facendo da un po' di tempo: le serie tv durano troppo? L'impressione è che stavolta, dato il successo e la commissione di Netflix, si sia puntato su uno studiato allungamento. Molto spesso ci è sembrato che i flashback fossero usati un po' arbitrariamente. Alcuni sono importanti per capire perché, a quel punto della trama, il piano prende una piega o un personaggio fa una scelta. Altre volte sembrano voler dare colore al racconto, alleggerire la tensione, fare scena, fare numero. Insomma, stavolta alcuni flashback sono stati messi lì per allungare il brodo... Gabriella Giliberti, su Lega Nerd, la pensa così. "Una sequela di flashback che servono solo a sollazzare i fan più accaniti di Berlino, senza dare reali contenuti, reali nuove informazioni" scrive. "La narrazione è costantemente appesantita da questo andare avanti e dietro nel presente e passato, solo per esasperare un minutaggio inutilmente lungo".
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La casa di carta 5: era davvero necessaria?
Sulla pagina Facebook di Movieplayer, alla notizia su una probabile La casa di carta 5 della serie, si sono ovviamente scatenati i commenti. Già c'è chi era rimasto deluso da tempo e scrive "per me è finita con la seconda stagione", facendo capire di non aver apprezzato le ultime due. C'è chi parla di "scene da Far West" per far intendere il mood della stagione 4, e chi dice che "ormai è diventata una gara all'esagerazione. Sembrano tutti delle fighette isteriche e inseriscono personaggi e situazioni sempre più improbabili e surreali". E c'è chi ha capito il meccanismo di cui parlavamo sopra, cioè che è stato il successo a far dilatare una storia che sarebbe andate bene su due stagioni, o al massimo quattro (due stagioni a rapina). "La casa di carta secondo me è stata progettata per due stagioni tanto è vero che poteva pure smettere... ma vista l'audience hanno dovuto per forza continuare, e la storia cinematografica ci insegna che a tirarla lunga si perde di qualità". Ma c'è anche chi fa dei distinguo. "Ci sono serie che in proporzione sono peggiorate molto di più e hanno continuato a fare più stagioni. The Walking Dead ha fatto le ultime quattro stagioni che sono di una mediocrità imbarazzante".
È La casa di carta o Gli occhi del cuore?
E poi c'è la sceneggiatura. Una delle recensioni più divertenti e centrate che abbiamo letto è di Valentina Ariete su Multiplayer. "Ormai non ci sono più dubbi: Álex Pina, creatore di La casa di carta, nello scrivere la serie si è sicuramente consultato con gli sceneggiatori de Gli occhi del cuore, la soap al centro delle vicende raccontate in Boris. Lo avevamo già detto da queste parti: l'opera spagnola è in realtà una telenovela travestita da heist movie, uno strano incrocio tra Beautiful e Inside Man". I due aspetti sono sempre stati presenti ne La casa di carta, ma, almeno nelle prime puntate di questa nuova stagione la telenovela pare abbia preso il sopravvento, a volte con scelte piuttosto sopra le righe. "È incredibile come, in un panorama internazionale in cui, da almeno 20 anni, si lavora sul cesellare con cura i protagonisti televisivi, puntando su una scrittura sempre più raffinata di dialoghi e caratteri, La casa di carta si ostini a intraprendere il percorso completamente opposto. Non c'è un personaggio in questa serie che riesca a rimanere coerente con se stesso, nelle scelte e nelle azioni" scrive Valentina Ariete.
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Sospendete ogni incredulità voi che entrate
La sospensione dell'incredulità è uno dei punti di partenza, se volete seguire questa serie, come abbiamo scritto nella recensione de La casa di carta 4. Ma a volte gli autori sembrano chiedere davvero troppo al pubblico. Alcuni spettatori, sui social media, hanno fatto notare la "preponderanza insensata di siparietti erotico-sentimentali completamente off topic". "È una soap opera con i mitra. Questa quarta stagione è piena di forzature dal capo di sicurezza in stile Rambo a Tokio che riesce a fare un'operazione chirurgica come se avesse studiato anni di medicina". Ma, per par condicio, ascoltiamo anche chi pensa che un po' di sospensione dell'incredulità faccia bene a chi guarda la serie. "Ma chi sottolinea l'aspetto inverosimile della storia, magari dopo avere visto una o due serie si sente pure Einstein?" scrive un altro spettatore. "È ovvio. Basterebbe vedere mezza puntata. Ma questo che significa? Alla gente piace perché si affeziona a questo o quel personaggio, lo segue, ed è curiosa di capire dove va a parare la storia". I creatori de La casa di carta, evidentemente, sono riusciti a dar vita a personaggi in grado di essere amati. A proposito, ecco un esempio di un commento fatto sulla pagina ufficiale di Netflix prima dell'arrivo nella nuova stagione. "Sarà meglio per voi che Nairobi sia viva. Lo so che avete già fatto tanto con Hopper. Però, insomma, date le circostanze".
Da fenomeno pop a fenomeno trash
Quello che pare mettere d'accordo tutti è il fatto che l'aspetto "inverosimile" della storia fosse una cosa riuscita, ma che si sia andati troppo oltre. "Sono fan di questo tipo scelte narrative e le apprezzo molto in generale" scrive uno spettatore. "Mi dispiace solo che abbiano forzato veramente troppo sulla sospensione dell'incredulità trasformando un fenomeno pop meritevole in un fenomeno trash meritevole". Insomma, chissà se la pausa forzata nella lavorazione della stagione 5 de La casa di carta darà modo ai creatori di soppesare le reazioni e di aggiustare il tiro e di tornare ai primordi della serie, che era sì iperbolica, ma si muoveva entro certe coordinate. Chiudiamo con quello che scrive Gabriella Giliberti su Lega Nerd. "Non si può davvero sperare di usare gli stessi escamotage senza cadere nel ridondante, nel forzato. Non si può davvero credere che i continui deus ex machina inseriti all'interno di ogni singolo episodio possano salvare la baracca senza spezzare la sacrosanta incredulità dello spettatore sulla quale si basano decenni di storia del cinema".