La California, recensione: Cinzia Bomoll racconta la cupa vita di provincia

La nostra recensione de La California, il nuovo film di Cinzia Bomoll che racconta la cupa realtà di periferia con una storia che prova a giostrarsi tra il dramma e il thriller.

La California, recensione: Cinzia Bomoll racconta la cupa vita di provincia

"There is a house in California", recita così la canzone che fa da colonna sonora al film di Cinzia Bomoll, una cover dei The Animals con qualche ritocco che riesce in maniera assolutamente efficace a rendere le atmosfere de La California, un progetto interessante e ambizioso che propone allo spettatore una danza tra il dramma e il thriller, in un luogo che prende il nome dalla dorata terra statunitense, ma che di quel colore ha solo campi di grano che si estendono per chilometri.

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La California: Giulia Provvedi in una scena

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022 ed ora in sala dal 24 novembre, porta sul grande schermo le atmosfere di una provincia grigia e sfruttata, dove la guerra è passata da un pezzo lasciando dietro di sé solo un ideale e poco più, un limbo che tiene unite le vite di una comunità non certo florida, fatta di donne e uomini che sognano l'altrove ma che rimangono ingabbiati nelle loro solite vite. Tutto ciò fa di quest'opera un lavoro complesso, coraggioso e con la spiccata voglia di raccontare qualcosa: una storia, un'atmosfera, dei sentimenti, insomma, delle vite. In questa recensione cercheremo di mettere in luce i vari aspetti di un film che di certo non è perfetto ma che tenta di portare aria nuova nel panorama italiano.

L'oscura vita di provincia nella trama

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La California: un'immagine del film

Ester e Alice sono due gemelle, sono praticamente identiche ma sopratutto sono inseparabili. La loro vita si volge nella monotona quotidianità della provincia emiliana degli anni novanta, una terra sfruttata e inquinata a causa di un grosso complesso industriale costruito vicino all'enorme distesa di campi di grano che danno il nome all'area: la California. Le due ragazze crescono in una famiglia non proprio felice: la loro madre dopo una profonda depressione post parto non è più la stessa rivelandosi un genitore anaffettivo e pieno di fragilità psicologiche. Il loro padre è un punk che alleva maiali nella fattoria di famiglia, un uomo stanco delle ingiustizie su cui però le due ragazze possono fare affidamento tanto quanto sul loro nonno, un ex partigiano con la passione per la pesca. A movimentare la monotona quotidianità arriveranno l'esule cileno Allende e suo figlio, un ragazzo affascinante che non tarderà ad entrare negli interessi di Ester e Alice.

Nina Zilli ci parla de La California, il film che la vede per la prima volta attrice

Cosa rappresenta la California

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La California: Lodo Guenzi in una scena del film

La California è una provincia come in Italia ce ne sono tante, luoghi dove le esistenze corrono su binari invisibili, dove col tempo tutto cambia anche se in fondo non cambia mai niente: ci si conosce tutti, si va al solito bar, al solito circolo, dove si incontrano le solite persone, si lavora e si torna a casa. Lontano dalle accattivanti ed estranee attrazioni della città c'è un mondo che fatica a mutare, che può sembrare confortevole ma che effettivamente non ha la capacità di nutrire i suoi abitanti. Le vite dei personaggi del film sono immerse in tutto questo: ciascuna di loro sogna una vita diversa e si strugge per tutte quelle scelte che non hanno compiuto, che non li hanno portato lontano ma piuttosto ingabbiato in un luogo così ben conosciuto, quella rassicurante e nota prigione.

Una narrazione che non colpisce

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La California: Andrea Mingardi in una scena del film

È nell'esprimere questo senso di vuoto e insoddisfazione che il film spende tutte le sue energie narrative e tecniche. Dai colori freddi della fotografia alla stupenda voce narrante della compianta Piera Degli Esposti, tutto concorre a rendere La California quel posto freddo e spietato in grado di schiacciare le vite di tutti. Anche la narrazione dal canto suo cerca di rendere tutto questo, seppur nella parte centrale del film risulti più debole, perdendo la strada e girando per un po' a vuoto prima di lasciare pieno spazio al dramma nella parte finale; un dramma che solo nelle ultime battute va ad intrecciarsi con il thriller, impedendo ai due generi di fondersi in modo del tutto efficace e armonioso.

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La California: Giulia Provvedi, Silvia Provvedi in una scena del film

A dare freschezza alle atmosfere del film ci pensano le due sorelle Silvia e Giulia Provvedi, conosciute come le Donatella, che seppure non regalino una performance attoriale particolarmente ispirata riescono a rendere in modo efficace il legame che unisce le due protagoniste, un rapporto che non è solo quello di due consanguinee ma anche e sopratutto quello di due anime diversissime e affini che condividono gli stessi dolori, traumi e speranze. Come abbiamo già accennato La California non è un film pienamente riuscito, ma nella sua imperfezione è possibile riconoscere la voglia di raccontare qualcosa da un punto di vista differente, in modo originale e creativo. Per ora apprezziamo il tentativo sicuri che in futuro la regista possa darci migliori soddisfazioni.

Conclusioni

Per riassumere la nostra recensione de La California possiamo dire che il nuovo film di Cinzia Bomoll non riesce totalmente a centrare tutti i suoi obiettivi. La trama tende a perdersi nella parte centrale girando a vuoto. Dramma e thriller non riescono a convivere in modo armonioso anche se, grazie alla fotografia e alla voce narrante di Piera Degli Esposti, il film è in grado di rendere tutta la cupezza e l’alienazione della vita di una sterile provincia degli anni novanta.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • La voce narrante di Piera Degli Esposti in grado di accompagnare lo spettatore nel racconto.
  • La volontà di rappresentare la provincia in modo originale cercando nuovi spunti narrativi.

Cosa non va

  • La trama si perde nella parte centrale girando a vuoto.
  • La poco efficace gestione del dramma e del thriller.