L’uomo invisibile, la recensione: reinterpretare un vecchio classico

La recensione de L'uomo invisibile, nuova versione moderna di un classico dell'horror, con un'incredibile Elisabeth Moss come protagonista.

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L'uomo invisibile: un primo piano di Elisabeth Moss

Abbiamo visto l'impossibile! Perdonateci se iniziamo la nostra recensione de L'uomo invisibile con un gioco di parole, ma non potevamo fare altrimenti. Sì, perché il nuovo film di Leigh Whannell prodotto dalla Blumhouse, una delle case di produzione di maggior garanzia di successo per gli horror, è un mezzo miracolo. Incredibile come il film riesca a portare in scena per l'ennesima volta una storia raccontata un'infinità di volte, sapendola reinterpretare nel migliore dei modi e contestualizzandola nel mondo contemporaneo, aggiornandola in maniera straordinaria per il pubblico di oggi. Che sia nato un nuovo classico dell'horror? Prima di addentrarci nel commento al film vi informiamo che, a causa della mancata uscita nelle sale cinematografiche per la situazione straordinaria che ben tutti conosciamo, L'uomo invisibile è disponibile per la visione in streaming in lingua italiana su Chili.

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Una minaccia invisibile

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L'uomo invisibile: un'immagine di Elisabeth Moss

Riassumere la trama del film toglierebbe gran parte delle sorprese e dei colpi di scena presenti nel film. Possiamo però incuriosirvi quel tanto che basta raccontandovi che il film inizia con la decisione della protagonista Cecilia (Elisabeth Moss) di lasciare il fidanzato Griffin (Oliver Jackson-Cohen, già visto nella fortunata serie Hill House), ricco uomo di successo nel mondo dell'ottica che però si è dimostrato possessivo e violento. Per sfuggire a questa relazione tossica, Cecilia, con l'aiuto della sorella, si nasconderà in segreto nella casa di un amico d'infanzia. Temendo ritorsioni e la vendetta dell'ex fidanzato, Cecilia ha paura di uscire di casa, anche quando arriva la notizia che Griffin, per la disperazione, si è suicidato. La donna non ci crede e comincia a sentirsi perseguitata da forze di cui solo lei percepisce la presenza. Sono solo paranoie di una donna abusata? Riuscirà Cecilia a ritrovare la serenità? Non vi raccontiamo oltre per non rovinarvi il piacere della visione.

Gestire la tensione

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L'uomo invisibile: Elisabeth Moss in un'immagine

Ed è una visione assolutamente piacevole per noi amanti del mistero e dell'emozioni forti. Leigh Whannell, autore anche della sceneggiatura, riesce nella difficile impresa di mantenere alta la tensione per tutte le due ore di durata mettendo costantemente in dubbio le certezze di Cecilia (e le nostre di conseguenza). Nonostante la durata abbastanza inconsueta per un horror, che di solito si aggira intorno ai 90 minuti, L'uomo invisibile gestisce al meglio il ritmo del racconto. Nella prima metà sembra di assistere a uno dei migliori film di Alfred Hitchcock per come si costruisce la suspense (e la regia di Whannell è ottima nel dosare i tempi e lavorare la tensione per lo spettatore), poi, quando il film sembra aver tirato la corda il più possibile il ritmo cambia, si fa più rapido e si punta di più sull'azione. Nel momento in cui alcuni plot twist ribaltano il film, il film cambia passo. Il risultato è un ottimo bilanciamento tra attesa e rivelazione, tra calma e movimento, che intrattiene, spaventa ed esalta.

Una protagonista ben visibile

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L'uomo invisibile: Elisabeth Moss in una sequenza

La riuscita del film sta, oltre che nell'abile mano del regista e nella sceneggiatura che procede in maniera lineare e precisa, soprattutto nell'interpretazione straordinaria di Elisabeth Moss. Fragile, spaventata, poi decisa e forte, la sua Cecilia è così magnetica che è impossibile toglierle gli occhi di dosso. La Moss riesce a raccontare un'intera vita solo con uno sguardo, basta un sorriso per trasformare la sua Cecilia da vittima a donna forte, risultando sempre e comunque naturale, mai esagerata. Nemmeno una volta, neppure in certi momenti che mostrano il fianco all'artificiosità di star vedendo un film, risulta poco credibile o impostata. Ne fa le spese il resto del cast che, nonostante non sia esposto a particolari critiche, non riesce a spiccare risultando più un contorno d'accompagnamento rispetto alla portata principale, ma è chiaro che in questo caso si tratta di un film one (wo)man show.

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Creare un nuovo classico dell'horror

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L'uomo invisibile: Elisabeth Moss in un momento del film

L'uomo invisibile fa parte, insieme a Dracula, La mummia o L'uomo lupo, di quel parco di personaggi storici che hanno dato vita all'horror mainstream negli anni Trenta. Da allora molte sono state le reinterpretazioni e i remake (più o meno ufficiali, come il film di Paul Verhoeven L'uomo senza ombra) di qualità alterna e che riprendevano il canovaccio classico narrando la storia dal punto di vista, per l'appunto, dell'uomo (invisibile). Ribaltandone il punto di vista e usando il mostro come metafora delle relazioni violente, dello stalker, del padrone che abusa della donna, il film si eleva rispettando sia il canone più "d'intrattenimento" sia il genere di appartenenza. Quando l'horror diventa il genere per esorcizzare le nostre paure, per parlare del mondo contemporaneo, per svegliare coscienze riuscendo a togliere tutti i filtri edulcoranti grazie alla sua natura anarchica, trova veramente la quadratura del cerchio. La storia di Cecilia diventa una storia di paura vera, reale, comune a molte donne; l'uomo invisibile diventa il fantasma personale della vittima che le impedisce di tornare a vivere; la lotta per liberarsene è una lotta per emanciparsi e ricominciare a trovare un senso alla propria esistenza. Se questa è la chiave per riportare al cinema i mostri classici, evitando la pura e semplice spettacolarizzazione (vi ricordate il flop de La Mummia?) ma unendo il divertimento alle tematiche contemporanee, siamo sicuri che è la via giusta per creare dei nuovi classici dell'horror contemporaneo.

Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione de L’uomo invisibile ribadendo quanto il film di Leigh Whannell sia una reinterpretazione eccezionale di un classico dell’horror. Capovolgendone il punto di vista, sorretto dalla bravura di Elisabeth Moss, e gestendone al meglio la tensione e il ritmo narrativo, L’uomo invisibile riesce a essere molto di più di un normale film di intrattenimento rivolgendosi a un pubblico contemporaneo e facendosi carico di tematiche importanti.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • La reinterpretazione attuale del film è il suo punto di forza.
  • Elisabeth Moss dà il meglio di sé come attrice protagonista.
  • La regia di Whannell riesce a gestire perfettamente i ritmi e la tensione.
  • La sceneggiatura riserva parecchi colpi di scena che mantengono alta l’attenzione.

Cosa non va

  • Il resto del cast, per forza di cose, risulta un po’ anonimo.