L'imperatore dei sequel
Quando nel 1980 L'impero colpisce ancora invase le sale di tutto il mondo come seguito dello strepitoso Guerre stellari, il più grande successo di pubblico della storia del cinema, l'entusiasmo dei fan era ovviamente alle stelle; ma non è difficile immaginare che furono in tanti anche a storcere il naso davanti a questo apparente tentativo di replicare il successo del film precedente, forzando, come spesso accade per i sequel, l'idea originaria. Figuriamoci poi quando George Lucas dichiarò che non si sarebbe fermato ad un primo sequel, ma che ne avrebbe realizzato un altro fino a formare una trilogia. E questa trilogia era parte di un disegno più ampio che avrebbe fatto di Guerre stellari il quarto capitolo di una saga formata da sei (o addirittura nove?) film. La reazioni per molti sarà semplicemente stata qualcosa tipo "il successo deve avergli dato alla testa" e senza fare troppa ricerca d'archivio è facile immaginare come anche la stampa dell'epoca non si fosse lasciata scappare l'occasione di sparlare di questo ambizioso progetto e del suo creatore divenuto in breve tempo non solo plurimiliardario ma una vera e proprio potenza dell'industria cinematografica.
Furono dissensi di durata molto breve però, considerato che questo L'impero colpisce ancora si sarebbe dimostrato immediatamente non solo come degno successore della pellicola del 1977, ma come uno dei migliori seguiti mai girati, un film in grado di raccogliere i frutti di quanto precedentemente seminato e sfruttare al meglio ogni elemento, sia esso narrativo/introspettivo o puramente estetico/effettistico, senza scadere mai nel banale o già visto. E' il merito di questo miracolo fu certamente di Lucas ma, paradossalmente, per motivi diversi da quelli che si potrebbero immaginare: la sua più grande intuizione, infatti, fu quella di lasciare un po' sciolte le briglia della sua creatura, di allontanarsi un po' dal suo stesso progetto (anche per motivi di stress facili da immaginare per chi conosce la genesi della saga) e affidare la regia al suo vecchio insegnante universitario, Irvin Kershner, a sua volta allievo della scuola di Roger Corman, e la sceneggiatura all'esordiente lanciatissimo Lawrence Kasdan che l'anno dopo avrebbe firmato anche I predatori dell'arca perduta.
Ed è sicuramente anche merito loro se questo quinto capitolo ha un ritmo ancora più sostenuto del precedente, un'ironia più pungente e dei personaggi ancora più vivi e carismatici (senza distinzione alcuna tra buoni e cattivi, protagonisti e comprimari), tutto questo raggiungendo vette di spettacolarità senza precedenti ma senza per questo tralasciare la storia, quella fascinazione epico-fantastica che ha fatto grande la saga e che anzi in questo episodio acquista nuovi elementi di grande importanza: il personaggio di Yoda, divenuto un vero e proprio emblema di simpatia e saggezza, la rivelazione shock di Vader, un finale cupissimo ma allo stesso tempo speranzoso e la straordinaria alchimia venutasi a creare tra gli attori sul set (soprattutto Harrison Ford e Carrie Fisher, sicuramente non perfetti ma irresistibili nelle loro scaramucce pseudo-sentimentali). Un seguito, insomma, che non si fa mancare nulla ma che anzi ripropone intelligentemente tutti i pezzi forti del film precedente (anche l'immenso Alec Guinness non manca all'appello), a partire dagli effetti speciali migliorati e alla colonna sonora di John Williams non semplicemente riciclata ma arricchita di autentiche gemme come i magistrali temi di Darth Vader (più noto come Imperial March) o Yoda.
Nel complesso un film dall'equilibrio quasi magico, un bilanciamento perfetto tra vecchio e nuovo, azione pura e tensione narrativa, una grande lezione di cinema di genere e seriale. Una lezione che in molti oggigiorno dovrebbero studiare con attenzione, lo stesso Lucas in primis.
Movieplayer.it
5.0/5