Instancabile autore di fumetti e di commedie anti-convenzionali, l'ultima delle quali non è stata proprio un grande successo (Zack & Miri - Amore a... primo sesso), il regista indipendente statunitense Kevin Smith ha deciso di smettere di fare cinema. Lo ha dichiarato al Taormina Film Fest, nel corso di una delle masterclass più seguite della kermesse siciliana, in cui ha presentato Red State come suo "penultimo film". Per questo ci ha messo dentro di tutto, dal terrorismo a comunità religiose omofobe: "Non vedevo l'ora di distaccarmi dal genere della commedia, era dai tempi di Clerks che non lo facevo".
Com'è cambiata la sua vita dai tempi di Clerks?
Beh sono andato a vivere da solo, mi ha sposato una donna bellissima - cosa che non sarebbe mai successa altrimenti - ho visto posti incantevoli come Taormina o Cannes e viaggiato in giro per il mondo. Il cinema mi ha aperto tante porte, e mi ha fatto anche guadagnare parecchio.
I fratelli Coen, Martin Scorsese e Quentin Tarantino. Red State è un po' un omaggio a quest'ultimo, che considero un regista davvero grandissimo, punto di riferimento della mia generazione: mi ha commosso sapere che aveva apprezzato il mio film. Quando vidi Le iene per la prima volta rimasi scioccato da quei dialoghi e quei personaggi così ben scritti. E quando scrivevo Red State avevo in mente In corsa con il Diavolo, film anni '70 con Peter Fonda, dove c'è una coppia che assiste a un rito satanico, ma anche Rosemary's baby di Roman Polanski.
Ci spiega come lavora ai suoi film, visto che ne cura anche la distribuzione?
Nella distribuzione americana funziona così: anche se non fai mainstream devi comunque spendere budget alti, per colpa del marketing: una volta ho girato un film di 5mila dollari e il marketing ne è costati 15 milioni. Oggi preferisco non spendere troppi soldi per raggiungere magari un pubblico che poi non verrà mai a vedere il mio film: persone come mia madre, ad esempio, non lo guarderebbero mai. Quindi bisogna fissare un target e cercare di raggiungerlo, senza sprecare risorse.
Finora ho fatto dieci film, è stata davvero un'esperienza fantastica, ma non credo si possa fare troppe volte. Red State lo considero la mia opera migliore, c'è dentro tutto quello che ho imparato in 20 anni, ora voglio chiudere la mia carriera di regista con un capolavoro: mi devo dedicare al prossimo, un film sul mondo dell'hockey su un giocatore a fine carriera. E poi sarà finita.
A quali progetti si dedicherà, oltre ai fumetti?
Non mi dispiacerebbe fare un reality, tipo Walking Dead uno zombie-show davvero interessante. Non pensavo di essere tagliato per la tv, invece mi hanno proposto di realizzare un reality da una storia tratta da un fumetto e ho deciso di imbarcarmi in questa avventura. Se piacerà forse tra due mesi uscirà, ora ci stiamo lavorando nel New Jersey.
Cosa ci dice, infine, di Silent Bob?
Sono estremamente grato a quel personaggio, e dire che inizialmente io volevo solo stare dentro il film senza dover ricordare i dialoghi a memoria, per questo ero "silent" Bob! Grazie a questa parte ho realizzato metà della mia vita professionale, dire che è stato importante è poco.