Just Jim: manuale di (quasi) sopravvivenza per giovani perdenti gallesi

Appassionato e citazionista, Just Jim è un'opera prima meritevole e coraggiosa. Non solo Craig Roberts si conferma uno dei volti più interessanti della sua generazione, ma si rivela anche un autore capace di mettere a frutto il proprio vissuto trasfigurandolo in chiave antinaturalista.

L'aspetto da adolescente stralunato lo ha "condannato" a ruoli da studente all'eterna ricerca di sé. E giovane Craig Roberts lo è davvero, ma questo non gli ha impedito di debuttare dietro la macchina da presa con un'opera intrigante e sfaccettata. A 24 anni il protagonista di Submarine sforna Just Jim, schizofrenico romanzo di formazione ambientato in Galles che attinge a piene mani al vissuto dello stesso interprete, anche autore della sceneggiatura. Just Jim è un'opera concepita a capitoli con una prima parte, piuttosto estesa, in cui di fatto non succede niente. Ciò che ci viene mostrato è il quotidiano di Jim, diciassettenne solitario, eccentrico, sfigato e bugiardo che tenta disperatamente di integrarsi, ma viene disprezzato dai compagni, dalla ragazza su cui ha messo gli occhi, dalla bisbetica sorella maggiore e perfino dai genitori.

Just Jim: Craig Roberts in una scena del film
Just Jim: Craig Roberts in una scena del film

Quando è il momento di essere umiliati, Jim non si tira certo indietro. Dopo la fuga del suo cane, però, per il perdente arriva la svolta. A dare la scossa alla sua esistenza è il suo nuovo vicino di casa, un americano con i capelli impomatati e la sigaretta che pende da un angolo della bocca che pare uscito da un film degli anni '50. Ammicante nel look, che ricorda James Dean - non per nulla Dean è il nome scelto per il personaggio - mellifluo e doppiogiochista nei comportamenti, Dean insegnerà a Jim a essere cool, a ribellarsi alle prese in giro dei coetanei e a uscire con la ragazza dei suoi sogni. Ma siamo davvero certi che Dean voglia il bene del vicino?

Tra incubo e commedia, il Galles diventa il centro del mondo

Just Jim: Craig Roberts ed Emile Hirsch durante una colluttazione
Just Jim: Craig Roberts ed Emile Hirsch durante una colluttazione

Appassionato e citazionista, Just Jim è un'opera prima meritevole e coraggiosa. Non solo Craig Roberts si conferma uno dei volti più interessanti della sua generazione, ma si rivela anche un autore capace di mettere a frutto il proprio vissuto trasfigurandolo in chiave antinaturalista. In Just Jim confluiscono due ordini di stimoli, quelli di matrice autobiografica, legati alle esperienze vissute da Roberts in Galles nel corso di un'adolescenza (a suo dire) derelitta, e quelli legati alla sua sterminata cultura cinefila e agli insegnamenti appresi dai registi che lo hanno diretto finora. Così se la prima parte di Just Jim ricorda da vicino il bozzettismo corrosivo di Richard Ayoade e la staticità di un Wes Anderson più cattivello, la comparsa di Dean, interpretato da un mefistofelico Emile Hirsch, sprofonda Jim in un incubo kafkiano che, nei toni e nell'accostamento tra situazioni surreali e illogiche, ha un sapore tutto lynchiano. Il rischio di sovraccaricare di riferimenti visivi e narrativi una storia dall'impianto semplice è tipico dell'entusiasmo dei registi giovani e inesperti e Craig Roberts entusiasta lo è di certo. Da ogni inquadratura trapela l'urgenza autoriale di comunicare una poetica, di raccontarsi costruendo un prodotto originale e controcorrente. Che cosa impedisce a Just Jim di straripare? Lo sguardo caustico del suo autore, che si dimostra tanto intelligente da mettere un freno agli eccessi mantenendo un'asciuttezza di fondo nella narrazione.

Il cinema: l'ultimo rifugio

Just Jim: Emile Hirsch in un'immagine del film
Just Jim: Emile Hirsch in un'immagine del film

A scanso di equivoci occorre sottolineare come Just Jim non sia un'opera perfetta. Se la prima parte, puramente comica, si assesta su un equilibrio naturale grazie a una scrittura solida e a un raffinato humor - qualità intrinseca del Craig Roberts autore - lo sconfinamento nel noir risulta squilibrato. L'ambiguità che connota il rapporto tra Jim e la sua nemesi Dean rimane volutamente irrisolta. Quanto Jim sia reale e quanto sia un prodotto della mente disturbata di Jim non ci viene detto. Sta a noi dare una risposta, visto che il regista si limita a fornirci suggestioni occhieggiando a una dimensione pseudo-onirica che va da Dostoevskij a Fight club.
Visto il risultato, però, non possiamo non perdonare a Roberts qualche piccolo difetto che non inficia assolutamente la godibilità del film.

Just Jim ha il merito di mostrarci un Galles assai diverso dalla visione idilliaca che avevamo di questa regione. Un luogo bellissimo e distante, isolato dal mondo e dal tempo, impassibile di fronte alle astruse vicissitudini dei suoi abitanti. Un paesaggio fotografato con maestria dal regista, che ha ben presenti i propri modelli non sono sul piano narrativo, ma anche su quello visivo. Campi larghi, inquadrature frontali, colori vivaci, fotografia curatissima, Just Jim ci dà la misura di uno stile visivo che, seppur mutuato da autori ben riconoscibili, prova a costruirsi un'identità propria. Il film è, inoltre, un omaggio appassionato al cinema sia nel riferimento a James Dean che nell'esaltazione della sala cinematografica. Il cinema è il rifugio prediletto da Jim, ma anche dalla sua nemesi Dean. Un cinema fuori dal tempo, in cui proiettano a ripetizione noir anni '50, come l'improbabile La vendetta dello zampognaro. Un cinema deserto, in cui Jim trova risposte a ogni suo dubbio. Solo in questo luogo il ragazzo può essere davvero se stesso. E lo spettatore con lui. Quando la realtà non ci soddisfa, per fortuna, una via di fuga ce l'abbiamo sempre.

Movieplayer.it

3.5/5