Joker e il Leone d’Oro: un premio rivoluzionario per un film che è già storia

Joker di Todd Phillips vince il Leone d'Oro a Venezia 2019: ecco perché si tratta di un premio rivoluzionario per il Festival, ma anche per la storia dei cinecomic.

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Joker: un intenso primo piano di Joaquin Phoenix

Quanto vale un Leone d'Oro? In termini di spendibilità commerciale, non esiste una risposta univoca: il valore di un Leone o di un altro trofeo può variare molto da un film all'altro. Ed eccoci già di fronte al primo paradosso della vittoria di Joker al Festival di Venezia 2019: per la pellicola scritta e diretta da Todd Phillips, il valore 'economico' di questo premio è pressoché nullo. Al tempo stesso, però, il Leone d'Oro della 76° edizione della Mostra del Cinema di Venezia costituisce senz'altro un unicum negli annali del Festival: una scelta insolita, che potrebbe segnare un "prima" e un "dopo" non solo nella storia dei festival, ma anche in quella dei cinecomic.

Attorno a Joker, in uscita il 3 ottobre nelle sale italiane e il giorno seguente in quelle statunitensi, si è generata una fervida curiosità fin dalla genesi del progetto. Una curiosità intensificata via via dal coinvolgimento di un attore quale Joaquin Phoenix nel ruolo principale, da trailer che rivelavano il taglio particolarmente cupo dell'opera e, infine, dall'accoglienza entusiastica riservatagli dalla critica al Lido (si veda in merito anche la nostra recensione di Joker), ma pure da analisi più severe e polemiche, in primis quella del Time, che ha etichettato Joker come "un'idiozia irresponsabile". Dunque, rispetto al percorso del film e al suo imminente futuro, qual è il peso di questo Leone d'Oro?

Quanto vale un Leone d'Oro?

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Joaquin Phoenix e Todd Phillips con il Leone d'Oro per Joker

Innanzitutto, torniamo alla domanda di partenza: quanto vale un Leone d'Oro? Come per Cannes, Berlino e vari altri festival non direttamente collegati alla awards season americana, i premi, nei diversi gradi di 'gerarchia', tendono di solito a mettere in evidenza film che si distinguono, oltre che per l'esito complessivo, per il taglio autoriale e per le modalità con cui utilizzano il linguaggio cinematografico. E a un film il cui linguaggio non è quello proprio del cosiddetto cinema mainstream, un Leone d'Oro può fornire una visibilità essenziale per farsi notare al di fuori dei circuiti festivalieri: questo discorso è valido sia per autori già affermati (per mantenerci solo sui casi più recenti, si pensi a Sofia Coppola, Aleksandr Sokurov, Kim Ki-duk e Roy Andersson), sia per registi sconosciuti o esordienti (Sacro GRA di Gianfranco Rosi, Ti guardo di Lorenzo Vigas).

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Joker: Todd Phillips e Joaquin Phoenix con il Leone d'oro a Venezia 2019

Un Leone d'Oro è garanzia di successo al botteghino? No, specialmente al di fuori dell'Italia. Il meraviglioso The Woman Who Left, con le sue quasi quattro ore di durata, ha avuto una distribuzione semi-inesistente, eppure il Leone d'Oro 2016 ha contribuito alla consacrazione di un regista stimatissimo quale il filippino Lav Diaz. Sul polo opposto troviamo i vincitori delle due edizioni successive: per La forma dell'acqua di Guillermo del Toro e Roma di Alfonso Cuarón, due registi già ben noti in tutto il mondo, i premi a Venezia sono stati più che altro un trampolino di lancio verso gli Oscar, importante ma non essenziale per la fortuna dei rispettivi film al di fuori del Festival. E per quanto riguarda Joker, invece? Nell'ottica di una mega-produzione avviata a diventare un campione d'incassi, il valore 'monetario' del Leone d'Oro è decisamente trascurabile.

Che valore hanno i premi e i festival cinematografici?

La rivoluzione di Joker: una risata ci seppellirà

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Joker: Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista

Perché, allora, ci si può sentire autorizzati a parlare di un premio rivoluzionario? In primo luogo, il verdetto della giuria presieduta da Lucrecia Martel, autrice quanto mai lontana da Hollywood e dalle logiche degli studios americani, resta sorprendente a prescindere dall'ottimo riscontro di Joker fra i critici. Perché Todd Phillips, ovvero il regista di Una notte da leoni, non è certo un nome con il prestigio 'accademico' del Roman Polanski de L'ufficiale e la spia o del Roy Andersson di About Endlessness. Eppure, all'interno di un concorso non del tutto all'altezza delle scorse tre edizioni della Mostra, Joker è stato evidentemente il titolo in grado di mettere d'accordo la giuria al completo, nonché di spiccare per quello che, in genere, è il requisito essenziale per puntare al primo premio di un festival: l'uso del linguaggio.

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Joker: Joaquin Phoenix durante una scena del film

E proprio da questo punto di vista, Joker potrebbe rappresentare una rivoluzione copernicana: perché è un film pienamente inserito in una dimensione mainstream e nell'immaginario dei grandi supereroi, ma che trasgredisce quasi tutte le regole del tradizionale cinecomic hollywoodiano per adottare invece i codici di un certo tipo di cinema d'autore, richiamandosi addirittura a Martin Scorsese come imprescindibile modello di riferimento (i frequenti paragoni con Taxi Driver e Re per una notte non sono affatto gratuiti). Se pure fosse uscito da Venezia a mani vuote, Joker sarebbe rimasto comunque l'opera a suo modo più innovativa in concorso al Festival: un cinecomic profondamente disturbante, costruito come un thriller psicologico e senza alcuna concessione al genere action.

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Un cinecomic come nessun altro

Heath Ledger nei panni di Joker in una scena del film di Nolan, The Dark Knight
Heath Ledger nei panni di Joker in una scena del film di Nolan, The Dark Knight

Negli ultimi quindici anni, il superhero movie ha sperimentato un incessante processo di evoluzione. Procedendo per sommi capi, nel 2005 ha avuto inizio la trilogia di Christopher Nolan, che nel 2008, con Il cavaliere oscuro, ha sancito un punto di non ritorno nella storia dei cinecomic, imponendo un canone che, da allora, la DC Films ha tentato di replicare con scarsi risultati. Sempre nel 2008 Iron Man ha inaugurato il Marvel Cinematic Universe, lanciando una formula che, pur nelle sue differenti declinazioni, ha goduto di un successo crescente e strepitoso, culminato proprio quest'anno con i record mondiali di Avengers: Endgame, affiancato dagli eccellenti riscontri per Captain Marvel e Spider-Man: Far from Home e a breve distanza da un fenomeno della portata di Black Panther, con tanto di "bacio accademico" agli Oscar.

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Joker: un'immagine di Joaquin Phoenix
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Joker: un'immagine del film

Joker, anche solo per il divieto in America ai minori di diciassette anni non accompagnati da un adulto, non è destinato ad eguagliare le cifre dei supereroi Marvel appena citati; ciò nonostante, il suo ruolo nello sviluppo del genere d'appartenenza può essere paragonato a quello esercitato più di un decennio fa da Il cavaliere oscuro. Perché, in una maniera ancora più radicale rispetto al blockbuster di Nolan (catalogabile in tutto e per tutto come un film d'azione), il Joker di Todd Phillips spinge il cinecomic e la origin story entro territori ancora inesplorati, e lo fa con un coraggio e una risolutezza finora inediti nel vasto panorama dei blockbuster legati ai supereroi. È proprio il caso di dirlo: un coraggio da leoni...

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