John Travolta: "A Terrence Malick ho spezzato il cuore"

John Travolta: un intenso incontro con il pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2019: si parla di Grease, Pulp Fiction, dei ruoli mancati e di Terrence Malick.

John Travolta Roma 2019
John Travolta alla Festa del Cinema di Roma 2019

Inizia con circa tre quarti d'ora di ritardo l'incontro con il pubblico di John Travolta alla Festa del Cinema di Roma 2019. L'attore, i cui ruoli iconici si fatica a ricordare tutti, si è trattenuto molto sul lungo red carpet. Generoso lo era stato anche al termine della conferenza stampa per The Fanatic, firmando autografi a tutti e lasciando che i suoi ammiratori si scattassero selfie. E così è accaduto anche sul tappeto rosso.

John Travolta, esempio di gentilezza e classe infinita

Una camicia con le rouches, una di quelle che solo chi è definitivamente sicuro della propria virilità può permettersi. Niente cravatta, un paio di bottoni aperti. L'incontro si apre con una lunga clip - oltre dieci minuti - che lo stesso attore si è fatto montare per l'occasione. John Travolta entra in sala Sinopoli e i presenti sono già in delirio. Sorridente, affabile, disponibile. E cortese, estremamente cortese. Risponde a tutto, sorridendo, con voce penetrante, ma bassa, gentile. "Sì, sono venuto pilotando io stesso il mio aereo", dice ad Antonio Monda, "è stato un volo bellissimo. Vi ringrazio per la bellissima serata che mi avete dato, la aspettavo con grande ansia".

Grease: Olivia Newton-John e John Travolta in un'immagine promozionale del film
Grease: Olivia Newton-John e John Travolta in un'immagine promozionale del film

Inizia subito la prima clip, tratta da Grease, la celeberrima Greaselighting. "Tra recitare, cantare e ballare... Probabilmente ballare è la cosa più divertente delle tre", ammette. "Non ho mai dovuto convincere un regista a inserire in un film una scena in cui ballo perché la maggior parte di loro vuole che io lo faccia. Ma mi manca così tanto ballare come si deve... Talmente tanto che ho partecipato al videoclip di Pittbull Three to tango".

Il cinema italiano e la decisione di fare l'attore

La strada: una scena con Anthony Quinn e Giulietta Masina
La strada: una scena con Anthony Quinn e Giulietta Masina

Amante del cinema tutto, ma preparatissimo sul cinema italiano, John Travolta ha confessato più volte un autentico amore per La strada di Federico Fellini: "Quando ho deciso che sarei stato un uomo di spettacolo ero molto giovane: mia madre era attrice e regista, mia sorella era attrice. Eravamo ossessionati dai film, La strada di Fellini era uno dei miei preferiti. Vedevamo film come Ieri, oggi, domani e ho sempre pensato che Sophia Loren fosse qualcosa di assolutamente straordinario. Lo spirito dello spettacolo mi è stato inculcato fin da piccolo".

Segue un'altra clip, da Urban Cowboy, la scena del toro meccanico, ma le domande proseguono sulla sua vita. "Siamo una famiglia nello showbusiness, quindi quando ho dichiarato di voler fare l'entertainer, non c'è stata alcuna resistenza. Al contrario di molte altre famiglie della mia generazione. Sono stato molto fortunato da questo punto di vista. I miei genitori mi hanno insegnato la sicurezza in me stesso. Mia madre era una splendida regista e un'attrice di talento. Mi ha insegnato a dare il massimo, a costruire il personaggio completamente, come in una ricetta, era molto professionale nel suo approccio, era molto delicata, molto attenta, riduceva al minimo la sua presenza e lasciava molto spazio agli attori".

Sul set con Brian De Palma

John Travolta, Nancy Allen e Brian De Palma sul set di Blow Out
John Travolta, Nancy Allen e Brian De Palma sul set di Blow Out

La terza clip è presa da Blow Out. Monda chiede come si è trovato a lavorare con Brian De Palma, che ha fama i non essere un personaggio facile sul set, ma John risponde con la consueta cortesia ed eleganza: "è stato adorabile lavorare con lui, avevamo già fatto Carrie - Lo sguardo di Satana insieme, lui era entusiasta di me come attore, era così fiducioso delle mie scelte e delle mie capacità. Una volta gli ho chiesto come preferiva che facessi una scena, gli ho dato diverse opzioni. Lui mi ha risposto di scegliere quella che preferivo, quella che sentivo più mia. 'Sei tu l'attore', mi disse. Ha sempre avuto un gran rispetto per i suoi interpreti".

Nel corso della sua carriera, John Travolta ha interpretato anche il Presidente Clinton, e Monda gli domanda come si è preparato a un ruolo tanto delicato. "Non sapevo niente dell'amministrazione americana, di come era strutturato il governo, ho dovuto imparare cose sul Congresso, ho dovuto studiare l'ordine, la gerarchia dei poteri, le regole. Un presidente queste cose dovrebbe saperle. Il personaggio è stato facile, potevo essere lui facilmente e con Mike Nicholson si lavora davvero bene". Il film non è delicato con Bill Clinton, che successivamente incontrò Travolta. Ma lui è diplomatico anche in questo: "Sì, ho incontrato il Presidente dopo il film e lui è stato davvero gentile e carino. Il film no, non è tenero con lui, ma lui è stato un buon politico durante il nostro incontro, molto comprensivo. Non è stato punitivo in nessuna maniera nei miei confronti, non ha mostrato risentimento per la mia interpretazione".

Richard Gere e John Travolta: storie di ruoli mancati

John Travolta in una scena di Be Cool
John Travolta in una scena di Be Cool

La clip successiva è da Face/Off - Due facce di un assassino, scena di sparatoria, duello con quell'altro attore enorme che è Nicolas Cage. Ma la domanda di Monda verte su un altro interprete: Richard Gere, che ha avuto ben quattro ruoli rifiutati per qualche motivo da Travolta. "I giorni del cielo non l'ho rifiutato, ci sono stati dei conflitti contrattuali e non mi hanno permesso di farlo", ha tenuto a precisare John. "Per American gigolo, ho discusso con Paul Schrader e me ne sono andato. Credo sia abbastanza noto che non ci siamo accordati sul final cut. Ufficiale e gentiluomo era stato scritto per me, ma diventai un vero pilota di jet in quel periodo, ho preferito la vita."

una scintillante Renee Zellweger in una scena di Chicago
una scintillante Renee Zellweger in una scena di Chicago

"Chicago è stata colpa mia, me lo hanno offerto tre volte e ho detto di no perché lo show in teatro è bellissimo, ma mi spaventava. Sono cresciuto in un'era in cui le donne amavano gli uomini, nello show odiavano gli uomini, quindi i produttori me lo hanno offerto e non sono stato abbastanza coraggioso. Poi ho visto il film e ho visto il personaggio. Il musical teatrale è più duro con gli uomini. Nel film si capisce perché le donne sono così arrabbiate, a teatro no. Colpa mia". E alla domanda se Richard Gere lo abbia mai ringraziato per queste opportunità che lo hanno definito, risponde semplicemente: "No. Nemmeno Tom Hanks, mi avevano offerto anche Splash, una sirena a Manhattan, che poi ha fatto lui. Ma con Tom ho una relazione diversa, siamo amici. Non si ringraziano gli amici".

John Travolta responsabile del fermo di Terrence Malick?

Terrence Malick sul set
Terrence Malick sul set

E poi all'improvviso arriva una rivelazione, qualcosa dal profondo del cuore. A quanto pare il grande Terrence Malick è stato fermo per diciotto anni e non ha girato film a causa del rifiuto di John Travolta per I giorni del cielo. Con estrema amarezza, John ha raccontato l'accaduto: "Terrence Malick è la persona più sensibile in assoluto che abbia mai conosciuto nella vita, lui sente con tutto il suo corpo. Quando stava realizzando I giorni del cielo e mi aveva scelto, non mi lasciarono andare e non ho potuto interpretarlo. Lui era convinto che io fossi l'unico a poter fare quel ruolo, poi per ben diciassette anni non ha lavorato. Mi dissero che era a causa del mio rifiuto. Quando l'ho rivisto, glielo ho domandato. Mi rispose che era vero, che questa cosa gli aveva spezzato il cuore, che trovava inconcepibile che Hollywood gli avesse impedito di avere me, che nella sua visione ero l'elemento fondamentale. Era rimasto traumatizzato che aveva deciso di non lavorare. Allora mi ricordai che da ragazzino, guardando La strada con Giulietta Masina che muore, chiesi a mio padre come mai era morta. Mi disse che era morta di crepacuore. Come si può morire per un cuore spezzato? Quindi ho il potere di uccidere qualcuno per la mia mancanza di sentimento? Mio padre mi spiegò di sì, che può accadere di morire per un dolore così grande. Mi dissi che avrei fatto di tutto per non ferire le persone, che mai avrei inflitto una tale pena a qualcuno. Ironia della sorte è stata che invece lo avevo provocato, questo grande dolore, proprio a Terrence Malick".

E alla fine arriva Pulp Fiction

Vincent Vega (John Travolta) e Mia Wallace (Uma Thurman) in Pulp Fiction
Vincent Vega (John Travolta) e Mia Wallace (Uma Thurman) in Pulp Fiction

"Quando avevo diciassette anni ho fatto il provino per Jesus Christ Superstar, per fare Gesù", racconta ancora John sui suoi ruoli mancati. "Ero troppo giovane, ma Robert Stigwood, grande produttore di musical, scrisse su un foglio che avrebbe dovuto tenermi d'occhio, ricordarsi di me, perché sarei diventato grande. Lo ha conservato e anni dopo mi ha mostrato quel foglietto, dopo avermi offerto La febbre del sabato sera e Grease. Quindi vorrei dirvi che non sapete mai cosa riserva il futuro, magari fate un colloquio per un lavoro e non va bene, ma potrebbe portarvi lo stesso qualcosa di fantastico".

John Travolta in una scena di Pulp Fiction
John Travolta in una scena di Pulp Fiction

Su questa nota di ottimismo che sembra caratterizzare l'intero modo di fare del grande attore, parte la clip da Pulp Fiction. Non il miglior taglio di capelli che hai avuto, scherza Monda. "L'idea fu mia", lo sorprende Travolta, "perché è un personaggio così unico... Nello script parlava di Amsterdam e quando sono stato ad Amsterdam, mi ricordo questo taglio di capelli che trovavo buffo, ma la gente di lì pensava di essere cool. Quentin Tarantino non era d'accordo, ma ha voluto provare, mi sono fatto mettere le extension e ho fatto il provino davanti alla macchina. Agitavo i capelli, muovevo la testa... ho detto che volevo anche un orecchino, lui perplesso me lo ha fatto portare. Ho continuato ad agitare la testa in quel modo, Tarantino ha detto che funzionava, quindi ho quel look nel film". Antonio Monda non poteva che incalzare, sottolineando che Tarantino è anche un grande dialoghista. "Quando sparo a Marvin in macchina, mi sembrava troppo grottesco, nello script ho pensato che avrei dovuto bilanciarlo un po', perché il mio personaggio fa come se nulla fosse accaduto, come se Marvin potesse alzarsi un minuto dopo. Quella parte l'ho improvvisata perché ho pensato che fosse la cosa migliore per bilanciare la crudezza di ciò che avevo appena fatto. Quando sei nel personaggio cerchi di pensare come lui".

L'ultima clip è tratta dal film che verrà presentato proprio alla Festa del Cinema di Roma, The Fanatic, e John rivela di non aver mai avuto problemi con i suoi ammiratori: "Ho una relazione simpatetica con i miei fan, quindi non ho mai avuto problemi con loro. Ma posso capire cosa significhi essere ossessionati da qualcuno. Da questo punto di vista il regista Fred Durst ha più esperienza di me. Questa passione ossessiva per qualcuno, in un certo senso la capisco, io sono così e mi sono reso conto che per interpretarlo avrei dovuto metterlo all'interno di uno spettro. Dovevo porlo in questo quadro. È stato un mix fra quello che sentivo, la passione vera, e un modo strano e particolare di agire. È stata una delle mie interpretazioni preferite. In quanto a stranezze, datemi un personaggio strano e io ho esperienza tecnica per interpretarlo!". E con questa battuta autoironica si conclude il bellissimo incontro. Monda spiega che ha creato il premio speciale appositamente per John Travolta, si procede alla consegna e poi lui, ancora, si concede ai suoi fan, uno a uno, generoso, instancabile, sempre gentile.