Con questa recensione di Jessica Jones 3 arriviamo al capolinea di un percorso iniziato nella primavera del 2015: l'espansione catodica del Marvel Cinematic Universe attraverso una collaborazione con Netflix, dimora ideale per un pacchetto di progetti basati su personaggi le cui avventure dai toni piuttosto dark non erano all'epoca particolarmente adatte al cinema o a un network tradizionale. L'investigatrice privata con un passato da supereroina fu protagonista del secondo tassello del puzzle, alla fine del 2015, dopo il successo di Daredevil. E con Jessica Jones si chiude questa fase interessante ma discontinua dell'operato audiovisivo della Marvel, segnata in negativo dall'indifferenza generale del pubblico nei confronti della miniserie crossover The Defenders (dove Matt Murdock e Jessica collaborano con Luke Cage e Danny Rand) e dal conseguente calo di ascolti per le avventure in solitario dei singoli membri del team. Al momento non sappiamo dove e come rivedremo i personaggi in questione (un cavillo contrattuale di Netflix impedisce alla Casa delle Idee di riesumare le serie prima che siano passati due anni dalla cancellazione), il che dà all'ultimo ciclo di avventure di Jessica Jones un sapore più agrodolce del solito. N.B. La recensione si basa sulla visione di otto episodi su tredici.
Amiche per la pelle
Avevamo lasciato Jessica Jones, quindici mesi fa, con la protagonista in rottura con l'amica di sempre Trish Walker, rea di aver ucciso la madre di Jessica per impedirle di usare la figlia come complice per attività criminose. La terza stagione di Jessica Jones si apre con il tentativo di ricostruire quel rapporto, reso ancora più complicato dal fatto che anche Trish abbia acquisito dei superpoteri, e in generale questo ciclo conclusivo si concentra ancora più approfonditamente del solito sul quartetto centrale: Jessica, Trish, Malcom e Jeri. Quattro individui danneggiati in modi diversi, uniti dalla necessità ma costantemente messi alla prova da circostanze esterne. In particolare, il secondo episodio, che segna il debutto dietro la macchina da presa di Krysten Ritter, dà a Trish la parte del leone, sfruttando al meglio la piccola componente corale della seconda serie del patto Marvel-Netflix. Componente corale che proprio in questa sede trova la sua forma più completa, al servizio del mondo specifico di Jessica e non dell'universo espanso: non c'è Claire Temple (vista per l'ultima volta in Luke Cage al fianco del vigilante di Harlem), non c'è Foggy Nelson (tornato all'ovile nella terza stagione di Daredevil), almeno non negli episodi che Netflix ha mandato in anteprima alla stampa. Ci sono solo Jessica e i suoi amici e conoscenti più stretti, lontani dal mondo interconnesso di The Defenders.
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Una nuova minaccia
Con Jessica Jones 3 si torna per certi versi alle atmosfere della prima, dove il nucleo emotivo era costituito dallo stress post-traumatico di Jessica e dal suo rapporto personale con l'antagonista Kilgrave, stupratore dotato di poteri di persuasione. La seconda annata era un po' più debole da quel punto di vista, avendo una storyline meno accattivante proprio per quanto riguardava i cattivi, mentre la terza propone quello che forse è il villain più inquietante di tutti: come Kilgrave è dotato di un carisma pericoloso che gli consente di manipolare e ricattare le persone, ma a differenza del predecessore, per lo meno a giudicare dagli episodi che abbiamo visto, non possiede nessuna capacità sovrumana. Pertanto Gregory Salinger risulta molto più spaventoso, in quanto essere umano che riesce a dare del filo da torcere a individui "super". Siamo quasi dalle parti di Captain America: Civil War, con un antagonista che sfrutta la paranoia anti-vigilante per distruggere psicologicamente coloro che cercano di proteggerci (come per tutte le stagioni Marvel-Netflix arrivate dopo aprile 2018 non viene precisato il periodo in cui si svolge la storia, ma si presume che sia prima degli eventi di Avengers: Infinity War). È anche logico che sia stato soprattutto il versante televisivo del MCU ad affrontare più apertamente la questione, e non solo per questioni di narrazione a lungo termine: a differenza dei vari Iron Man e Thor, eroi come Matt Murdock e Jessica Jones vivono e lottano nei quartieri più malfamati, a stretto contatto con il cittadino medio, e fanno paura proprio perché per lo più indistinguibili dalle persone "normali" (vedi la scelta, altamente ponderata, di far vestire Luke Cage come le vittime di violenza da parte delle forze dell'ordine).
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"Non sono una supereroina", dice a più riprese Jessica, ed è in quella frase che, paradossalmente, si cela la logica involontaria (poiché nessuno aveva previsto che la collaborazione tra Marvel e Netflix si fermasse qua) del chiudere questo lungo ciclo catodico per lo streaming con lei: in senso generale, quello dei Defenders era un progetto che voleva mettere in evidenza dei personaggi che, per i temi affrontati nelle loro avventure, non sono propriamente accostabili ai supereroi classici (con l'apoteosi rappresentata da Frank Castle, che non ha proprio nulla di eroico). Jessica è sempre stata la meno idealista, la più cinica, guidata da un senso del dovere che il più delle volte le dà proprio fastidio. Quando le chiedono perché continua a prendersela con determinati individui (e qui c'è anche tutta una riflessione sulla misoginia, con Salinger che accusa pubblicamente Jessica di averlo preso di mira perché è un maschio bianco), lei risponde, con brutale schiettezza, "Because I give a shit." Ci mancherà quel caratterino, simbolo per eccellenza di come il Marvel Netflix Universe, come l'hanno chiamati alcuni, fosse ben più di una semplice versione "ridotta" di un crossover come The Avengers.
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Conclusioni
Giunti al termine di questa recensione di Jessica Jones 3, arriviamo anche al capolinea del cosiddetto Marvel Netflix Universe. Un universo che ha avuto alti e bassi, e nella prima categoria possiamo includere anche questo ciclo conclusivo delle indagini dell'investigatrice privata con il volto di Krysten Ritter. Accantonando l'universo espanso per concentrarsi sui personaggi principali della serie, questa terza stagione dice addio nel modo giusto a un'eroina fuori dal comune, di cui sentiremo la mancanza.
Perché ci piace
- Il nuovo cattivo è inquietante e carismatico.
- L'attenzione focalizzata sui quattro personaggi principali dà alla narrazione il giusto pathos.
- Krysten Ritter rimane una garanzia di qualità nei panni di Jessica.
Cosa non va
- Chi preferiva la componente crossover potrebbe non apprezzare l'assenza di legami con le altre serie Marvel Netflix.