Sorriso smagliante e aria di chi è perennemente con la testa tra le nuvole, salvo poi tornare repentinamete con i piedi per terra per fare una battuta: Jeremy Renner sprizza vitalità da tutti i pori, caratteristica che lo ha portato a diventare il più amato dai suoi colleghi dell'Universo Marvel, guadagnandosi il titolo di "preferito dagli Avengers", fatto che lo diverte e a cui risponde: "Non so perché dicano questo, potrei dire la stessa cosa di tutti loro! Ci vogliamo tutti molto bene: sono fantastici, dei grandi esseri umani, li amo tutti. Mi mancano e non li vedrò per un anno intero, fino a quando non gireremo Avengers 3 e 4: finalmente potremo passare molto tempo insieme. Non vedo l'ora". Renner però non è solo una faccia amichevole con cui condividere un set, ma anche uno dei talenti più in vista del cinema americano contemporaneo, in grado di destreggiarsi tra film d'autore, come The Hurt Locker, per cui ha ricevuto una nomination agli Oscar nel 2010, e blockbuster con tonnellate di effetti speciali, come la saga degli Avengers, in cui è Occhio di Falco. In questi giorni l'attore è al cinema con Arrival, film di Denis Villeneuve, in cui interpreta Ian Donnelly, fisico teorico che aiuta la linguista Louise Banks (Amy Adams) a decifrare una misteriosa lingua aliena.
Abbiamo incontrato l'attore in diverse occasioni, per l'anteprima di Captain America: Civil War a Londra e al Taormina Film Festival, per ritrovarlo poi alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha presentato proprio Arrival, nelle sale italiane dal 19 gennaio. Ecco cosa ci ha detto sulla sua ultima fatica, su come sceglie e costruisce ogni ruolo e sulla sua travolgente passione per la musica.
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Arrival: comunicare con le emozioni
In Arrival Renner è un fisico teorico chiamato a decifrare la lingua di una forma di vita aliena che si manifesta sulla Terra a bordo di astronavi dalle linee arrotondate: in coppia con una linguista, lo scienziato cerca di capire il motivo della loro visita. Interrogato sul motivo che lo ha spinto ad accettare questo ruolo, l'attore non ha avuto dubbi nel dire che è stato il regista: "Denis ha grande intelligenza emozionale, ha spessore, è un vero genio" ci ha detto, continuando: "Riesce a bilanciare perfettamente tutte le idee straordinarie che sono nella sua testa, ci ha dato libertà, senza chiederci nulla, ci ha fatto lavorare in tranquillità, ed è costantemente al timone della nave. Inoltre sono rimasto impressionato dal suo lavoro in Prisoners e andiamo d'accordo perché abbiamo entrambi dei figli: è stato facile dire di sì".
Per quanto riguarda la pellicola invece, l'interprete ha capito immediatamente il suo spessore: "La storia è molto forte ed emotiva, sono entrato in sintonia con quella più che con il codice binario studiato dal mio personaggio. Quando l'umanità si trova nelle situazioni peggiori, riesce a risollevarsi grazie alla compassione: il film ci fa capire che siamo tutti la stessa cosa, un concetto importante". In Arrival la comunicazione è fondamentale e per un attore è oggetto di lavoro quotidiano, come spiegato da Renner: "La comunicazione più efficace è senza parole: si comunica molto di più attraverso la fisicalità. Le parole tradiscono sempre l'emotività". Ma se dovesse scegliere la sua parola preferita? "Love (amore): amo la parola love".
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Jeremy Renner tra la recitazione e l'amore per la musica
Vero e proprio artigiano della recitazione, Renner cesella i suoi ruoli con cura: qual è il suo metodo? "Non lo so, una salsa segreta?! Credo sia la cura per i dettagli: bisogna essere dei buoni osservatori. Non so come le altre persone percepiscano le cose: cerco semplicemente di trovare qualcosa che abbia un significato per me, qualcosa che sento importante e vera. Cerco questo. Può arrivare da diversi aspetti, ma è quello che inseguo costantemente". Altra grande passione dell'attore è la musica, che lo accompagna fin da quando era piccolo e che spera di poter coltivare in parallelo con la recitazione: "La musica è la prima forma d'arte a cui mi sono avvicinato da bambino" ci ha detto, approfondendo: "Ho cominciato con la batteria e poi sono passato a pianoforte e chitarra. Ho imparato a suonare questi strumenti perché non hanno bisogno di prese: per un bel po' non ho avuto l'elettricità e per una chitarra acustica o un piano non serve. È in quel periodo che ho cominciato a suonare e scrivere molto, sono passati davvero tanti anni. Poi sono diventato un attore molto impegnato. Adesso mi sono preso una pausa e sto registrando della musica. Vedremo. Spero di uscire con un album in Gran Bretagna molto presto".