Jean Reno a Giffoni: 'Benigni? Chiamami, facciamo un altro film!'

Direttamente dal Giffoni Film Festival ecco la nostra chiacchierata con il divo francese più internazionale che ama i bambini e l'Italia, ma non chiedetegli se è pentito di aver rifutato un ruolo in Matrix.

Dopo l'abbuffata di Chef, Jean Reno è tornato in forma perfetta. Il cuoco stellato nevrotico e ombroso Alexandre Lagarde ha lasciato il posto alla star solare e divertita che, per celebrare il suo arrivo a Giffoni, ha deciso di rispolverare un italiano quasi perfetto, rinunciando all'assistenza della solerte traduttrice. "Sono arrivato a Giffoni solo ora. Datemi due giorni e parlerò come un napoletano". D'altro canto il divo più internazionale del cinema francese è abituato a mescolare idiomi con nonchalance. Nato a Casablanca, in Marocco, da genitori andalusi, Reno è un nomade nella vita e nell'arte, capace di trovarsi a suo agio in una piccola commedia francese come in un blockbuster americano. L'atmosfera solare e rilassata di un festival unico nel mondo, dedicato a bambini e ragazzi, però, è qualcosa di unico che ha immediatamente contagiato l'attore, padre orgoglioso di sei figli. "La prima cosa che ho notato arrivando qui è la luce, la luce emanata dai bambini che sono qui. Senza bambini non siamo niente e io voglio dar loro tutto ciò che ho. Farò del mio meglio".

Possiamo raccontare un tuo segreto? Non sono in molti a saperlo, ma oltre a essere un attore straordinario, sei anche un grande musicista. Ti sei anche esibito alla chitarra accompagnando il tuo amico Johnny Hallyday.
Jean Reno: La musica, nella vita, è necessaria. Proprio come Giffoni.

In passato hai lavorato anche in Italia con Antonioni, Ferreri e Benigni. Ti piacerebbe ripetere l'esperienza?
Roberto dove sei? Chiamami! Roberto ha un cuore grande così, è una persona straordinaria. Purtroppo gli altri registi con cui ho collaborato non ci sono più, ma con Roberto lavorerei immediatamente.

Circola voce che Aurelio De Laurentiis ti abbia proposto una serie tv tratta da Io uccido di Faletti.
Della proposta di Aurelio De Laurentiis è la prima volta che ne sento parlare. In realtà adesso sto girando una serie a Parigi. La città ha un ruolo fondamentale nella serie e ci sarà anche un'attrice italiana in un piccolo ruolo, ma al momento non so ancora il nome. Nella tv gli attori vanno e vengono con grande rapidità.

Come spieghi il successo della commedia, soprattutto in questo periodo?
Oggi come oggi non sappiamo dove stiamo andando, è un momento di crisi, accendendo la televisione sentiamo parlare solo di sciagure. La commedia ci aiuta ad andare avanti, a passare qualche ora lieve. Tutti conoscono i drammi, mentre la commedia è un genere più piccolo, ma credo che sia molto difficile far ridere la gente con profondità. In tal senso, per me, Chaplin è stato il più grande di tutti.

Quale dei tuoi personaggi più celebri torneresti a interpretare in un sequel?
Ogni personaggio ha qualcosa che mi rimane dentro. Quando, nel 1997, giravo Roseanna's Grave mio padre è morto perciò Marcello, il mio personaggio, personaggio è un po' mio padre. Quando ci ripenso mi torna in mente il mio passato.

Cosa pensi della situazione dell'industria cinematografica attuale?
In America c'è una dicotomia tra i grandi franchise, che ottengono enormi incassi, e un cinema indipendente molto vivo. E' difficile essere freschi ed originali e le major hanno paura di perdere denaro perciò preferiscono puntare sul sicuro. Oggi la situazione è meno bilanciata di un tempo. Io ora ho appena finito di girare un piccolo film indipendente con Katie Holmes, diretto dal regista Christian Camargo. Si tratta dell'adattamento de Il gabbiano di Checov dove io interpreto il dottore. Però non dovete credere a tutte le notizie che sentite. Ogni anno a Cannes viene annunciato un progetto con Jean Reno, ma non è vero.

Ti sei mai pentito di aver rinunciato a recitare in Matrix?
Non mi piace parlare delle cose che non ho mai fatto. All'epoca vivevo un momento personale molto difficile e non me la sentivo di stare via da casa per quattro mesi per recarmi in Australia. E' stato un peccato perché il film è stato un enorme successo.

Come ti prepari a interpretare i ruoli più fisicamente impegnativi negli action movie?
C'è la famosa storiella accaduta sul set de Il maratoneta che contrappone un attore della vecchia guardia come Laurence Olivier a un attore di metodo come Dustin Hoffman. Rappresentano due scuole di pensiero opposte. Per me non esiste una scuola più giusta dell'altra. Dipende da ognuno di noi sapere ciò che è giusto fare per il proprio lavoro. Di norma è utile fare una vita una sana, lontana da droghe e da eccessi, perché il tuo corpo è il tuo strumento principale.