Con hit come Paranormal Activity, La notte del giudizio e Scappa - Get Out ha riscritto la storia dell'horror contemporaneo. La sua Blumhouse macina successi di pubblico e spesso anche di critica, ma riesce a incassare con stile anche i flop. Jason Blum ha trovato la ricetta per diventare un produttore vincente mantenendo i piedi per terra. La sua reputazione a Hollywood cresce, ma le regole non cambiano: budget limitati, massima libertà creativa agli autori e paga base per tutti più una percentuale sui profitti. Blum, a Locarno 2022 per ritirare il Premio Raimondo Rezzonico, parla velocemente e di tutto, ma dopo trent'anni nello show business ancora si illumina quando deve illustrare i meccanismi dell'industria che conosce così a fondo.
"Quando ho iniziato a lavorare a 22 anni amavo molto i film indipendenti, le opere da Sundance, il cinema europeo. Ho passato dieci anni a lavorare nel settore e poi ho fondato la mia compagnia, ma trovavo frustrante che nessuno vedesse i miei film" ricorda Jason Blum. "Il mio obiettivo era fare un film da studio così ho prodotto L'acchiappadenti con The Rock e ho odiato l'intero processo. Non si parla di film, ma si parla di questioni politiche e l'arte passa in secondo piano, ma la distribuzione è fantastica. Quest'esperienza mi ha aperto gli occhi su tante cose e ho capito che il segreto è produrre film in modo totalmente indipendente, ma collaborare con uno studio che li distribuisca". Anche sullo streaming Blum ha le idee chiarissime. "Io credo fermamente nell'importanza dell'uscita nei cinema" spiega. "Lo streaming è antitetico al nostro modello produttivo e a livello finanziario è un disastro perché ti incoraggia a spendere più soldi. Più aumenta il budget, più diminuisce la creatività".
La scoperta dell'horror e la creazione di un modello vincente
La passione di Jason Blum per l'horror non è qualcosa di innato, ma si è sviluppata quando il produttore ha capito che l'etichetta di genere gli permetteva di raccontare le storie che gli stavano a cuore attirando il pubblico: "Molti dei nostri film sono drammi intimi, Insidious è la storia di un ragazzino in difficoltà, Sinister parla di uno scrittore diviso tra carriera e famiglia, e anche Invisibile Man è un dramma". Questo non significa che Blum non riconosca la portata metaforica del genere horror e di maestri come Carpenter, Cronenberg e Romero. "Il franchise The Purge è incredibilmente politico, They/Them parla di gender, molti dei nostri film toccano temi attuali, ma non tutti i film Blumhouse contengono messaggi. Alcuni film che faccio non contengono messaggi, la mia filosofia è che se metti il messaggio nei film nessuno li vedrà. Al primo livello devi spaventare e intrattenere, se poi inserisci anche un messaggio sarà fantastico".
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I registi prima di tutto
Oggi che Blumhouse è un punto di riferimento essenziale per il genere, Jason Blum sceglie i suoi progetti ponendo massima attenzione sui registi coinvolti: "Se arriva uno script su cui non siamo troppo convinti, ma a dirigerlo sarà Scott Derrickson noi facciamo il film. Questo è insolito per Hollywood. Noi ci fidiamo dei nostri registi". Proprio Scott Derrickson ha deciso di tornare a collaborare con Blumhouse dopo la parentesi Marvel con Doctor Strange per realizzare Black Phone: "Non conosco il motivo per cui ha lasciato Marvel, ma quando lavoro per Marvel sono loro ad avere il controllo, quando lavori con noi sei tu ad averlo. Con Marvel fai un film con 100 milioni di dollari e con noi lo fai con 5. Sono scelte".
Il tocco magico di Jason Blum si riconosce anche nella capacità di risollevare la carriera di alcuni cineasti in difficoltà. "Dopo aver visionato The Visit di M. Night Shyamalan, ho prodotto con lui Split e Glass. A Hollywood contano solo gli ultimi film che hai fatto, se sono flop non lavorerai più, ma lui era lo stesso de Il sesto senso. Adesso vuole camminare con le sue gambe, ma se volesse tornare a lavorare con me io sono pronto". Qualcosa di simile è accaduto anche con Spike Lee, "con cui ho collaborato grazie a Jordan Peele. Mentre lavorava a scappa - Get Out, aveva opzionato il libro di BlacKkKlansman. Spike Lee è venuto nel mio ufficio ed è stato uno dei momenti più eccitanti della mia carriera. Lui è un regista molto esigente, fare il film non è stato facile, ma è stata un'esperienza fantastica".
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Dall'appartamento con Noah Baumbach alla scoperta di Stephen King
Il primo film che Jason Blum ha prodotto, Scalciando e strillando, risale al 1995 ed è diretto da Noah Baumbach, suo compagno di stanza al college. La storia parla di un gruppo di amici che non vogliono lasciare il college perché si sentono inadatti alla vita reale. "Era la nostra storia" racconta divertito Blum. "Abbiamo fatto un anno in più di college per ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro. Del nostro gruppo l'unico che voleva fare il produttore ero io. Non sono un regista o uno scrittore frustrato, né sono un tipo che ama lavorare 24 ore al giorno. Faccio quello che mi piace, questo è il segreto".
Parlando di horror, inevitabile citare uno degli autori più saccheggiati di sempre, Stephen King. Anche Blumhouse guarda al re del brivido e al momento ha due adattamenti in fase di sviluppo, Mr. Harrigan's Phone per Netflix e Later, che diventerà una serie tv con Lucy Liu. "Io e Stephen abbiamo un'ottima relazione anche se non l'ho mai incontrato di persona" spiega Blum. "Mi sono offerto di andare a fargli visita nel Maine, ma è una persona molto riservata. Ci sentiamo spesso per email, è generoso ed è una grande sostenitore del nostro lavoro. Gli sono molto grato perché il primo adattamento di un suo lavoro, Mercy del 2014, non era buono, ma lui mi ha dato una seconda possibilità".