Che It fosse un film attesissimo l'avevamo capito da tempo, vedendo le prime reazioni alle notizie che lo riguardavano, l'attenzione per le prime foto, il primo trailer e poi l'incredibile risposta del pubblico americano. A poco più di un mese dall'uscita originale e in gran parte del mondo, il debutto nelle sale italiane è stato altrettanto trionfale, con record di incasso per la miglior apertura di un film horror nel nostro paese. E allora, come abbiamo l'abitudine di fare per i film che hanno il sapore dell'evento, abbiamo chiesto ai nostri collaboratori di raccontarvi la loro opinione, di raccogliere le recensioni dei nostri redattori e completare il giudizio già espresso la scorsa settimana attraverso le parole del nostro direttore Luca Liguori.
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It: Un horror spaventoso che tradisce il romanzo ma ne incarna lo spirito (Luca Liguori)
[...]Tradendo consapevolmente il romanzo di partenza per trasformarlo in qualcosa di diverso ma mantenendo intatte alcune caratteristiche fondamentali dell'opera di King, It di Andrés Muschietti si rivela un buonissimo film di genere in grado di costruire un contesto ricco ed affascinante.[...]
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Le altre opinioni della redazione
Crescere fa schifo, ma insieme è meglio (Valentina Ariete)
Essere un bambino negli anni '90 era difficile: Bob di Twin Peaks ai piedi del letto, i drammi sentimentali di Beverly Hills, 90210 che non capivamo ma che di lì a pochi anni ci avrebbero rovinato la vita, il Game Boy che era la cosa più importante del mondo e ci veniva puntualmente negato e poi lui, IT, il pagliaccio che faceva sanguinare i lavandini ed è diventato sinonimo di terrore e trauma infantile per eccellenza. A 27 anni di distanza, proprio come a Derry, Pennywise è tornato: il suo costume rimanda al passato, ma l'aspetto è più infantile, a un primo sguardo sembra quasi uno dei bambini. Perché il pericolo più grande oggi è rimanere isolati, farsi sopraffare dalla paura e non fare nulla: la paura genera paura e oggi più che mai abbiamo invece bisogno di reagire, avere speranza e tornare a condividere le piccole cose con gli altri. Derry è sempre intorno a noi, ma, se abbiamo il coraggio di aprirci e credere in noi stessi, non c'è clown ballerino che possa convincerci che siamo dei perdenti.
Voto ☆☆☆☆
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Galleggiamo in sala! (Max Borg)
"Lo vuoi un palloncino?" Basta il prologo, inquietante e straziante, per capire che Andres Muschietti era la scelta giusta per portare sullo schermo It (o meglio, It: Capitolo Uno). L'orrore si cela non solo nelle fogne abitate dal misterioso Pennywise (perfettamente interpretato da Bill Skarsgård che fa dimenticare senza problemi anche l'ottimo lavoro di Tim Curry nella versione televisiva), ma anche nelle inquietudini della vita quotidiana, onnipresenti e opprimenti soprattutto quando si è teenagers. Armato di un ottimo cast di giovani attori, Muschietti traspone l'opera di Stephen King puntando innanzitutto sulla riconoscibilità dei dolori dell'adolescenza, condendola con le giuste dosi di orrore paranormale e (parziale) effetto nostalgia. Tra due anni, quando i Perdenti adulti torneranno a sfidare Pennywise, sarò nuovamente pronto a galleggiare sopra la sedia.
Voto ☆☆☆☆
Il miracolo di Muschietti (Antonio Cuomo)
Stephen King non è (facilmente) adattabile per lo schermo. Non lo è perché quello che lo rende unico non è individuabile, definibile, riproducibile. La sua arte, perché di ciò si tratta, è pura e istintiva, sgorga spontanea e incontrollabile. It, il suo monumentale romanzo datato 1986, non è adattabile, perché di tale arte è esempio e sintesi, è un fiume in piena che travolge il lettore come se fosse la barchetta del povero Georgie, lo trascina in un turbine di ansia e terrore, lo affoga di sensazioni irripetibili. Ciò detto, Muschietti ha fatto un miracolo: ha tagliato e cucito, eliminato, cambiato ma mai stravolto il senso generale dell'opera originale. Si è affidato a piccoli dettagli e gesti per evocare, piuttosto che riprodurre, un capolavoro. Il suo It non è un capolavoro, non potrebbe esserlo, ma è un buon film e un dignitoso adattamento, che omaggia e rende giustizia allo scritto kinghiano e che può crescere ancora quando il secondo capitolo andrà a completarne il quadro generale.
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Voto ☆☆☆☆
Derry non è poi così lontana (Valentina D'Amico)
Partiamo da un presupposto. Gli adattamenti da Stephen King non saranno mai pari all'opera letteraria. Il sapore che il Re del Brivido infonde nei suoi lavori e quei personaggi così vividi da uscire dalla pagina e incollarsi alla pelle di noi Fedeli Lettori sono ciò che rende unica la sua scrittura. Tradire il testo per creare altro sembra essere l'unica via. Eppure ogni tanto qualcuno è riuscito a sfiorare il genio di King riproponendone le atmosfere. Ci è riuscita la miniserie 22.11.63 e, con tutte le difficoltà del caso, ci è riuscito Andy Muschietti. In It intravediamo un barlume della spaventosa Derry in cui si annida il male. La sfida in questo caso non era realizzare un buon horror. It non è un film di paura, ma è un film sulla paura. E' anche, come molte opere del Re, un film sull'adolescenza che racconta quel limen che segna il passaggio dall'infanzia alla maturità. La vittoria più grande di Muschietti non è farci venire i brividi ogni volta che Pennywise compare in scena, ma farci empatizzare con il manipolo di Perdenti che combattendo il clown, in realtà, sta combattendo contro se stesso e le zavorre che gli impediscono di spiegare le ali. Il successo di It è frutto più di una campagna di marketing vincente che della reale qualità del film, ma il merito dell'opera è di averci fatto respirare - solo a tratti, purtroppo - l'aria di Derry.
Voto ☆☆☆ ½
Senza perdere di vista il cuore della storia
Durante la lavorazione di questa nuova versione di It si è tanto discusso sull'aspetto che avrebbe avuto il nuovo Pennywise, che secondo i le previsioni più ottimiste era destinato ad essere eclissato dall'iconicità dell'interpretazione di Tim Curry nella miniserie. Pochi però si sono preoccupati davvero che il rapporto tra i Perdenti e la personalità di ognuno di loro fosse resa al meglio. Nel film di Muschietti i piccoli protagonisti hanno finalmente un ruolo centrale, ed è facile immedesimarsi ed affezionarsi a loro, grazie ad un casting azzeccato, ottime interpretazioni e alla scelta, piuttosto furba, di ambientare la storia negli anni '80, un leggendario decennio che appartiene a tutti coloro che sono cresciuti con Stephen King. Ci si ritrova ad essere un po' tredicenni - ma con uno sguardo più adulto - tra walkman, lavori scolastici, ipocondrie, goffaggine, fissazioni (chi scrive ha avuto un sussulto di affetto quando ha rivisto i manifesti di Nightmare 5: il mito) - senza perdere però di vista il cuore e il senso della storia. Se per alcune scene il CGI non sembra assecondare pienamente le visioni di King e Muschietti, per altre invece le emozioni sono assicurate. Il volto cinereo di George che si materializza in un angolo buio di una stanza allagata d'acqua, la sala affollata di clown nella casa che è la "tana" di It, palloncini che si materializzano in biblioteca e l'incontro finale tra George e suo fratello sono i momenti più riusciti di un film per il quale è valsa la pena aspettare l'uscita in sala.
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Voto ☆☆☆☆
La paura è una pagliacciata (Giuseppe Grossi)
Che forma ha la paura? Che faccia ha? Che odore ha? Se lo sapessimo davvero, non la chiameremmo certo "paura". Però c'è un modo per fronteggiarla, ed è imparare a svelarne gli inganni. Perché la Paura è un'abile burattinaia, che nella sua disordinata, putrida e polverosa bottega degli orrori prepara ogni volta uno spettacolo diverso. La paura è una messa in scena che muta forma e si traveste. E diventa un pagliaccio ghignante, un mostro appestato, un quadro deforme, un ragno, uno scarafaggio, un fantasma. La paura è una proiezione pericolosa e beffarda, perché camuffa il vero orrore in qualcos'altro. Ti distrae coi sui orrendi prestigi, ti intrattiene con le sue marionette mentre la radice del trauma è da un'altra parte. Molto vicino a te. Magari a casa tua, mentre fa finta di amarti e di proteggerti, mentre ti dice a che ora rientrare, come vestirti, di non allontanarti. E invece te ne devi andare eccome. Il più lontano possibile. It è un'avventura di formazione travestita da horror che insegna soprattutto questo: a riconoscere la vera paura e a conoscersi. Per quello che sei, e soprattutto per quello che non sei più.
Voto ☆☆☆ ½
Stranger It: galleggiando sulle onde della nostalgia... (Stefano Lo Verme)
Era probabilmente l'impresa più ardua e insidiosa nel panorama del cinema horror contemporaneo: traslitterare in un film di poco più di due ore le suggestioni e lo spirito del monumentale romanzo di Stephen King. Un'impresa che ad Andrés Muschietti può dirsi riuscita, perlomeno in parte e su un versante ben preciso: quello del racconto di formazione, con un manipolo di protagonisti azzeccatissimi a restituirci le peculiarità, le angosce e il carisma del "Club dei Perdenti". Per il resto, la Derry dell'It cinematografico rievoca un immaginario tipicamente Eighties che, a partire dal capolavoro di King, passa anche attraverso le innumerevoli citazioni, le scelte della soundtrack e gli echi (benché involontari) del fenomeno Stranger Things. Ma per quanto, nel complesso, la scommessa sia stata superata, rimane comunqe un inesorabile rimpianto: la carenza di quell'autentico, profondo, divorante senso di inquietudine che ha reso It un libro così meravigliosamente terribile. Per nostra fortuna, c'è ancora un "secondo capitolo" per rimediare... Voto ☆☆☆ ½
Un film ben equilibrato e dai contrasti efficaci (Beatrice Pagan)
Dopo una miniserie ormai cult, nonostante i suoi tanti difetti, It torna sugli schermi con il primo capitolo di un progetto che sembra, senza alcun dubbio, in grado di ricreare l'atmosfera del libro di Stephen King. Fin dai primi minuti con una pioggia che non riesce a lavare l'orrore della morte di Georgie, il film diretto da Andres Muschietti riesce a dare il giusto spazio a ognuno dei giovani protagonisti (ottimamente interpretati da un cast di talento e ben calibrato sulle diverse caratteristiche dei personaggi) e alla comunità di Derry che nasconde indifferenza, bullismo, razzismo e orrori piccoli e grandi. Bill Skarsgard propone un mix di elementi infantili e inquietanti efficaci e It sfrutta la sua presenza per creare una tensione che non sfocia quasi mai nell'orrore ma colpisce con l'interessante approccio alla rappresentazione delle paure e dell'addio all'infanzia, un'ottima fotografia e una colonna sonora semplice ma di grande impatto. It fa anche sorridere, commuovere e riflettere, superando le aspettative e facendo dimenticare i timori di ritrovarsi di fronte a un'altra delusione come accaduto con La Torre Nera.
Voto ☆☆☆☆
La bravura di essere un perdente (Erika Sciamanna)
Se da piccoli dopo la visione della miniserie degli anni '90 non avete più guardato nello stesso modo clown e palloncini rovinando anche le migliori feste di compleanno con urla di terrore, cosa farete dopo aver visto l'IT di Andrés Muschietti?
Il film, che narra unicamente le vicende dell'infanzia del gruppo dei perdenti, ci trasporta immediatamente nelle atmosfere inquietanti e provinciali della cittadina di Darryl, luogo ambiguo dove tra l'indifferenza dei più si registrano un gran numero di persone scomparse.
I giovani attori, con l'onore e l'onere di interpretare il gruppo dei perdenti, sono tra le cose migliori della pellicola. Incredibilmente convincenti ed affiatati elevano il tutto ad un alto livello, grazie alla loro genuina ed impeccabile interpretazione e ad una tempistica nelle battute da far impallidire molti dei loro colleghi più grandi.
Il Pennywise di Bill Skarsgård, molto simile a quello letterario, inquieta e trascina tutti, spettatore compreso, nelle orride fogne di Derry nutrendosi delle paure più pure ed istintive e, probabilmente, dei vostri salti sulla sedia.
Credetemi, una volta varcata la soglia del cinema gallegerete tutti!
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Voto ☆☆☆☆
Il terrore che ritorna (Alessia Starace)
Ho visto il film in una sala gremitissima. Adulti, ragazzini, coppie che dividevano giganteschi cartoni di pop corn. Guardare il divertimento, percepire i sussulti, ascoltare le grida, origliare i commenti era appagante quasi quanto vedere il film, almeno per me che con It ci sono cresciuta: avevo dieci anni quando uscì il romanzo, e almeno una decina di volte da allora l'ho letto.
Restituisce appieno la magia di It, il film di Andy Muschietti? Probabilmente no, troppi spaventi facili, alcuni Perdenti trascurati, un finale un po' deludente. Ma il film prende molte eccellenti idee dell'opera kinghiana per farne un elettrizzante e accattivante horror con l'anima.
Bentornati a Derry, state all'erta che ha i denti affilati.
Voto ☆☆☆½