Io sono Babbo Natale, la recensione: Una favola di Natale… ma non troppo

La recensione di Io sono Babbo Natale, l'ultimo film di Gigi Proietti che a un anno dalla sua scomparsa ha l'amaro sapore del saluto finale.

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Io sono Babbo Natale: Gigi Proietti e Marco Giallini in una scena del film

C'è tutto il tradizionale immaginario natalizio, ma con una spolverata di contemporaneità: una slitta volante più simile a una Batmobile, un Babbo Natale che distribuisce doni a velocità supersonica e può attraversare i muri diventando invisibile, un assistente dalla dubbia moralità, le lettere dei bambini e gli elfi, instancabili aiutanti. Gli ingredienti,come leggerete in questa recensione di Io sono Babbo Natale, sono quelli di una favola per famiglie, ma senza alcuni degli elementi classici come il cattivo di turno, e con una spruzzata di romanità che non disdegna il fantasy con tanto di effetti speciali. Siamo lontani dalle commedie hollywoodiane che soprattutto negli anni '80 hanno segnato il genere, ambizione che del resto non rientra nemmeno nelle pretese del film in sala dal 3 novembre e che passerà agli annali per essere stato l'ultimo palcoscenico di Gigi Proietti, scomparso un anno fa.

Un racconto di Natale

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Io sono Babbo Natale: Gigi Proietti in una sequenza del film

Io sono Babbo Natale non è certo nato con queste intenzioni, ma suo malgrado diventa un film dal sapore celebrativo, l'omaggio al grande mattatore della comicità, una sorta di lascito testamentario. Edoardo Maria Falcone lo ha cucito addosso a una coppia comica inedita, quella formata da Marco Giallini e Gigi Proietti, che forse avrebbe potuto regalarci altre e più appassionate performance. Ettore (Giallini) è un ex galeotto, lo incontriamo subito dopo un breve flashback sulla sua infanzia, proprio nel momento in cui si lascia alle spalle le porte di Regina Coeli, pronto a reinserirsi, a modo suo, in società. Fuori ha lasciato un'ex moglie che si è rifatta una vita e una bambina che non sa della sua esistenza; un reietto senza grandi prospettive se non quella di continuare la sua carriera da rapinatore. Nel corso del suo peregrinare alla ricerca di un tetto dove passare la notte, incontra Nicola Natalizi (Proietti), un uomo mite e gentile che gli offre ospitalità e che ha una rivelazione da fargli: "sono Babbo Natale!". Inizia così una convivenza strana e sgangherata tra il turbolento Ettore e un Santa Claus sui generis, che sciatica e reumatismi costringeranno ad una pausa forzata durante la quale toccherà al nuovo arrivato fare da sostituto, non senza rocambolesche deviazioni di percorso.

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Io sono Babbo Natale: Gigi Proietti in una scena

Il regista, che l'ha anche scritta, costruisce l'intera storia combinando le atmosfere calde e le suggestioni del racconto natalizio, con quelle del realismo contemporaneo: così l'apprendista di Babbo Natale è un ex detenuto con un passato turbolento e un'infanzia negata, il cui unico pensiero è come riuscire a mettere a segno il prossimo colpo; mentre Babbo Natale è un uomo comune, che quando non è impegnato a leggere letterine, calarsi nei camini o sorvolare le città di mezzo mondo, va a fare la spesa al mercato, dà da mangiare ai piccioni e si diletta in lunghe passeggiate. L'età e gli acciacchi lo hanno portato a trasferirsi dalla Lapponia a Roma, dove tutto sommato "a parte il caos, lo smog, il traffico e il trasporto pubblico" si trova bene. L'ultima missione prima di mollare tutto e andarsene in pensione, sarà riprendere per mano quello strambo aiutante che il destino gli ha messo sulla strada e accompagnarlo in un viaggio di redenzione verso la parte più altruista e generosa di sé. Arduo compito visto che Babbo Natale a Ettore è "sempre stato sulle palle".

Gigi Proietti in Io sono Babbo Natale: una scena del suo ultimo film (VIDEO)

La romanità di Gigi Proietti e Marco Giallini

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Io sono Babbo Natale: Gigi Proietti e Marco Giallini in un'immagine

I siparietti in romano tra Gigi Proietti e Marco Giallini sono forse i momenti più riusciti del film, alcuni sono molto divertenti, il resto della vicenda invece guidata da un'alternanza di fiabesco e reale poco organica rischia di non risultare credibile neanche per i più piccoli. Manca l'incanto e la necessaria sospensione dell'incredulità che rende magico l'impossibile, sarebbe servito un pizzico di meraviglia in più. Resta sicuramente la lezione magistrale di Proietti, sfruttato spesso poco e male, in una family di cui rimangono i buoni sentimenti, come ci ricorda lo stesso Nicola, "per essere Babbo Natale bisogna essere altruisti, agire in maniera disinteressata, questo è il grande segreto dell'universo" dice a Ettore che invece dalla vita ha sempre imparato a "prendere".

Gigi Proietti: il mattatore della porta accanto

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Io sono Babbo Natale: Gigi Proietti e Marco Giallini in una scena della commedia

A prendere il sopravvento in ogni inquadratura, almeno per i più grandi, sarà la consapevolezza di un passaggio di testimone che si consuma involontariamente sotto gli occhi dello spettatore, o l'amarezza del commiato, dell'ultimo saluto suggellato dalla lettera finale al suo sbilenco apprendista: "Caro Ettore sei solo un adulto rimasto bambino. [...] A questo punto me ne posso andare in pensione, magari in Portogallo, c'è il mare, si pagano anche meno tasse". E ci piace immaginare che sia andata proprio così.

Conclusioni

Quel che rimane alla fine della recensione di Io sono Babbo Natale è il sapore celebrativo di una commedia per famiglie, che passerà alla storia più per aver segnato l’ultima volta di Gigi Proietti in scena che non per il valore del film in sé. I siparietti dell’inedita coppia comica formata da Giallini e dal maestro della comicità nostrana, funzionano, meno la formula del realismo magico.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Un family divertente che mescola la magia e le suggestioni del racconto natalizio, con il realismo contemporaneo.
  • I siparietti comici tra Gigi Proietti e Marco Giallini.

Cosa non va

  • Il film rischia spesso di non essere credibile, manca l’incanto e la necessaria sospensione dell’incredulità che rende magico l’impossibile.
  • Il talento di Gigi Proietti è poco sfruttato e arginato oltremisura.