Into the Night, Stefano Cassetti: “L’aereo della serie è una perfetta metafora dell’Europa di oggi”

Intervista a Stefano Cassetti, uno dei protagonisti della serie post-apocalittica Netflix Into the Night.

Into The Night
Una scena di Into the Night

Il Belgio debutta su Netflix con Into the Night, una serie di genere post-apocalittico, estremamente adrenalinica e dalle premesse molto affascinanti. Che cosa fare quando è il sole a diventare mortale? Lo scopriranno presto un gruppo di passeggeri di un volo di linea Bruxelles-Mosca, quando verranno sequestrati e dirottati da un militare della NATO al corrente della situazione. Volare a ovest è l'unica possibilità di sopravvivere, battendo sul tempo l'arrivo dell'alba: ma l'aereo non può volare per sempre e i sopravvissuti dovranno presto atterrare e fare rifornimento. A terra però i problemi si moltiplicheranno e i dissidi interni al gruppo renderanno le cose sempre più difficili.

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Into the Night: una scena della serie Netflix

Come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione di Into the Night, il cast della serie Netflix è estremamente variegato ed internazionale. Tra i personaggi che più ci hanno colpito durante la visione c'è proprio il militare che dà il via alla storia, il Terenzio Matteo Gallo interpretato dall'italiano Stefano Cassetti, con cui abbiamo avuto la fortuna di parlare al telefono per un'intervista. Stefano ci ha raccontato del suo coinvolgimento nella produzione Netflix, del suo personaggio e di come il punto di forza della serie sia proprio il suo essere così internazionale.

Terenzio, un personaggio ambiguo ma umano

Come è avvenuto il tuo coinvolgimento nella serie?

In maniera molto semplice. Io ho quattro agenzie, una anche a Parigi. Netflix li ha contattati direttamente perché volevano me, cercavano proprio il mio profilo. Non ho nemmeno dovuto fare il provino.

Il personaggio che hai interpretato, Terenzio, è estremamente ambiguo, pieno di debolezze ma per questo anche estremamente umano. Come è stato interpretarlo? Quali sono i suoi punti di forza?

Il personaggio mi ha subito affasciato perché è un coagulo di eroismo ma anche, allo stesso tempo, dell'egoismo più totale. Lui è in possesso di un'informazione importantissima, se la tiene per sé perché è conscio che non può salvare nessuno, e quindi cerca egoisticamente di salvare la propria pelle. Nel cercare di sopravvivere però diventa, suo malgrado, il salvatore di un'altra dozzina di persone. Questo è molto bello, anche comico forse, in un certo senso.

Terenzio mi ha molto sorpreso dal punto di vista della scrittura: è un militare che invece di cercare di imporre la sua autorità, spinge proprio per il contrario, per la democrazia, per prendere delle scelte insieme. Questo è un grande paradosso all'interno del personaggio, qualcosa che mi ha colpito particolarmente. Mi ha stupito perché di solito non è uno dei punti di forza delle trame che vengono dall'altra parte dell'Atlantico.

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Una serie non facile da girare

Quali sono state le difficoltà maggiori nel lavorare a Into the Night?

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Into the Night: una scena tratta dalla serie

Abbiamo avuto dei problemi nella gestione della sceneggiatura perché eravamo di otto nazionalità diverse al lavoro nella serie, ognuno aveva un livello diverso di francese, sia nel cast artistico che in quello tecnico. Non tutti erano francofoni e ci sono state molte difficoltà, soprattutto dovevamo sincronizzarci sul vero significato di ogni battuta. È stato molto dispendioso a livello mentale. I tempi erano molto risicati e abbiamo girato tutto in uno spazio chiuso, quello dell'aereo, era tutto molto concentrato, da questo punto di vista è stato decisamente pesante. Inoltre avevamo orari incredibili, si poteva lavorare solo di notte. La maggior parte della serie, poi, è costituita da scene di gruppo, ogni giorno si doveva recitare insieme la stessa scena. Questo dava pochi giorni per poter respirare e riprendersi.

Siamo abituati a vedere questo tipo di storie raccontante da personaggi statunitensi. In Into the Night, invece, l'atmosfera è multilingue ed estremamente internazionale: come è stata l'interazione fra gli attori di diversa nazionalità? É stato difficile dal punto di vista pratico? Ritieni che questo sia un punto di forza dello show?

Per noi è stata una grande sfida, è stato molto interessante confrontarsi con colleghi e con una troupe internazionale. È stato molto bello poter interagire con così tante realtà diverse. Dal punto di vista della trama, l'internazionalità - questo crogiolo di razze, lingue e religioni - è uno dei punti cardine della sceneggiatura. Questi personaggi si trovano, si scontrano, sono costretti a stare insieme ma alla fine capiscono che per sopravvivere tutti insieme devono aiutarsi l'un l'altro. Questo è anche il messaggio di fondo della serie, si tratta di una fotografia di quello che viviamo nella vita di tutti i giorni: la nostra società è sempre più cosmopolita, l'aereo in questo caso diventa simbolo dell'Europa di oggi. C'è una grande risonanza con quello che succede nel mondo anche rispetto a quello che sta accadendo oggi, tutti i paesi sono coinvolti, si trovano nella stessa barca, si cerca di capire come uscirne tutti insieme.

Come è stato lavorare per una produzione Netflix? Hai notato delle differenze rispetto a tutto ciò che hai fatto in passato?

Into The Night
Una scena di Into the Night

Sono molto contento di aver potuto lavorare all'"americana", ho imparato veramente tantissimo, non è la prima volta che lavoravo così ma in questo caso mi sono reso conto che gli statunitensi, da una parte danno più fiducia, lasciano molto di più l'attore lavorare per conto suo, portare le proprie idee, che è una grande possibilità da sfruttare al meglio, dall'altra parte, però, abbiamo avuto molto poco tempo per studiare la sceneggiatura. Se qui da noi la sceneggiatura arriva un mese, due mesi prima delle riprese, hai tempo di leggerla, mangiarla, viverci, per Into the Night abbiamo avuto tempi molto brevi, credo che sia il loro modo di lavorare, preferiscono migliorare la sceneggiatura fino all'ultimo giorno, dando fiducia all'attore che in qualche modo deve sempre riuscire a cavarsela.

Un sogno che si avvera

Into the Night è un genere post apocalittico/sci-fi, è un genere che ti piace? Se si, che cosa ti affascina di questo tipo di storie?

Io ho sempre avuto due sogni nel cassetto: fare un film western e un film apocalittico. Sono riuscito a realizzare finalmente uno dei due. In questo caso non si può parlare di una storia sci-fi, perché si tratta sia dal punto di vista scientifico che di trama di una serie estremamente realistica. Anche per questo mi ha colpito molto e sono stato contento di prendervi parte. Io credo che la maggior parte del pubblico di Netflix nel mondo si aspetti un prodotto come questo, queste sono il tipo di storie in cui loro sono forti.

Parliamo di serie tv, ti piacciono? Quale sono le tue preferite? In questo periodo di reclusione forzata hai avuto la possibilità di recuperarne qualcuna di interessante?

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Into the Night: un momento della serie Netflix

Io sono un grandissimo fan di Narcos, che con Into the Night condivide uno degli show runner, Jason George. Sono molto affascinato da serie come Black Mirror e Dark. Sono serie che vorrei aver già finito ma purtroppo non ho mai molto tempo.

Dato che hai avuto la possibilità di lavorare sia in film che in serie tv quale esperienza ti è piaciuta di più e perché?

Lavorare a una serie dà la possibilità di concentrarsi ad una storia più corposa, è in qualche modo più semplice perché ti permette di approfondire di più, di avere più tempo anche per quanto riguarda le riprese, dal punto di vista tecnico poi non c'è più grande differenza con i prodotti per il cinema. Netflix ha un formato che vince perché la tecnologia è a servizio dello spettatore, che può decidere quando ha tempo e quando ha voglia di vedere qualcosa.