Tratto dal bestseller di Anne Rice, Intervista col vampiro, il film di Neil Jordan usciva 25 anni fa rivoluzionando la figura del vampiro che da sempre accompagna il mito collettivo. Non più un mostro inquietante, simbolo del Male puro, terrorizzato dai crocifissi, da sconfiggere con un paletto nel cuore e tanto aglio, ma una figura romantica, decadente, quasi umana che porta con sé un pesante fardello che gli uomini desiderano perché irraggiungibile: l'immortalità. Seguendo il percorso esistenziale di un vampiro, il film sembra voler porre le stesse domande a noi spettatori umani fino ad arrivare a un finale catartico da cui non possiamo sfuggire.
Forever Young
La storia di Louis (Brad Pitt) inizia nel 1791 in una piantagione a New Orleans. Louis ha 24 anni, più giovane del giornalista che lo sta intervistando nel presente ma anche più adulto rispetto al tempo in cui vive, è vedovo e padre di una figlia morta. Vive nel dolore e desidera la morte. L'incontro con il vampiro Lestat (Tom Cruise) lo consegnerà sia alla morte normalmente intesa sia alla rinascita come vampiro. In questa dualità di senso sta il significato del morso del vampiro: Louis sta nel mezzo, tra la vita e la morte, non abbastanza vivo per godere dei suoi giorni e incapace di morire per cause naturali trovando la pace che anela. Inoltre non invecchia: rimarrà bloccato nei suoi 24 anni per l'eternità e resterà sempre uguale nonostante il mondo intorno a lui sia destinato a cambiare.
Louis, a differenza del suo maestro Lestat, non sente di abbracciare completamente la sua nuova natura: cerca di non uccidere altre persone preferendo succhiare il meno gustoso sangue di animali e ritardare il più possibile la sua natura maligna. "Il male è un punto di vista - gli dirà però Lestat - Dio uccide indiscriminatamente e così faremo noi. Nessuna creatura è simile a Dio quanto lo siamo noi". Louis non può fare a meno di andare contro la sua natura e abbraccerà definitivamente il suo essere vampiro costituendo con Lestat e Claudia (una giovanissima e bravissima Kirsten Dunst), una bambina orfana che verrà morsa anch'essa rimanendo sempre bambina negli anni a venire, una nuova famiglia composta da due padri.
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Live and let die
L'eterna giovinezza e l'immortalità, la necessità di uccidere e di bere il sangue delle vittime, l'impossibilità di sentirsi liberi e il desiderio di scoprire di più sulla loro specie sono i motivi per cui Louis e Claudia fuggono in Europa dopo aver ucciso il loro maestro Lestat. Si accorgeranno che i vampiri sono solo miti, storie fantastiche di cui nessuno parla e di cui nessuno ha paura, che trasformano la figura esistenzialista in una semplice caricatura leggendaria. Non avendo perduto del tutto un lato della sua umanità, Louis trova conforto nel sapere di essere l'unico vampiro esistente. La sua è un'esistenza problematica dove le domande filosofiche che si pone sembrano non trovare alcun tipo di risposta. Finché a Parigi padre e figlia non incontrano Armand (Antonio Banderas), il più antico vampiro vivente, capogruppo di vampiri teatranti. La figura di maestro che Louis cercava. Abbracciare un'eternità di bellezza e comunione con Armand provoca una frattura con Claudia: per poterla risanare Louis dovrà cedere all'ultimo suo lato umano e sensibile e trasformare per la prima volta una donna in vampiro in modo da donare una madre alla figlia. Le due donne, però, verranno bruciate dai vampiri di Armand. Per Louis si tratta di rivivere lo stesso dolore di quando era un umano di 24 anni: ancora una volta solo e, questa volta, rinchiuso in una vita eterna senza poter desiderare la morte.
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Sympathy for the devil
Nel raccontare questa tragica storia, Louis si commuove davanti a uno sconcertato giornalista che gli chiede se i vampiri possano piangere. "Una o due volte in tutta l'eternità" risponde Louis. Senza più dolore, senza più sofferenza e senza più rimorso per quello che è successo nel passato, Louis torna in America alla fine dell'Ottocento. Cento anni più tardi ritroverà un redivivo e stanco Lestat che gli chiederà di riunirsi a lui, come se volesse tornare a vivere una sofferta storia d'amore. Louis, ormai senza alcun tipo di stimolo esistenziale ma obbligato a vivere ("Sono uno spirito vuoto") rifiuta e lo abbandona. Allo stesso modo, Louis si rifiuterà di mordere il giornalista desideroso di vita eterna accusandolo di non aver capito nulla del suo racconto e delle sofferenze che questa comporta. Nel finale, il giornalista verrà morso a sorpresa da Lestat che, rigenerato dal sangue fresco, ricomincerà il ciclo come accaduto con Louis nel Settecento.
C'è, però, un terzo vampiro che compare brevemente nel film ed è quello più potente, quello che rincuora Louis una volta tornato in America nei primi del Novecento e quello che gli fa finalmente rivedere la luce del giorno: il cinema.
La sequenza di Intervista col vampiro inizia simbolicamente con la proiezione di due film di Murnau: "Aurora" (che simboleggia la seconda rinascita di Louis, ma anche la nuova luce nella sua vita) e "Nosferatu il vampiro" (che mette su schermo il mito del vampiro). In pochi secondi stiamo già vedendo film a colori (Via col vento) e film fantastici (Superman). Il volto e la voce fuori campo di Louis tradiscono la sua meraviglia di fronte a questa "tecnologia umana" e, durante questa breve sequenza, il vampiro ormai svuotato si riappropria di un lato umano ed emotivo che tutt'oggi, a distanza di più di cent'anni da quel celebre arrivo del treno alla stazione che fece scappare gli spettatori, proviamo quando ci sediamo nel buio di una sala. Ed è così che anche noi, 25 anni dopo la storia di Louis, ci riscopriamo tutti vampiri: desiderosi di emozioni, guardiamo le storie proiettate sullo schermo come se fossero freschi colli da mordere, in attesa di vedere aurore mai viste e sentirci vivi. Di fronte a noi un vampiro maestro che ci ha morso quando eravamo giovani e, nonostante non ci abbia relegato a una vita eterna piena di noia, ci fa vivere ore di bellezza e comunione.