"I tuoi occhi sono come due laghi di montagna in cui vorrei sprofondare". Se vi trovaste a un appuntamento con un uomo, che effetto vi farebbe una dichiarazione come questa? Sì, forse si può fare di meglio. Nella recensione di I'm Your Man, uno dei film più stimolanti che possiate vedere in questo periodo, in uscita al cinema il 14 ottobre, vi spiegheremo perché. Il fatto è che a fare questa dichiarazione ad Alma, in maniera, diciamo, un po' fredda, impersonale, è Tom. Bello, alto, occhi azzurri, sorriso smagliante, un uomo perfetto. Solo che è un robot, ed è stato programmato per dire queste cose, per essere gentile e servizievole, per amare con devozione Alma. Il fatto che lei lo sappia toglie un po' di brivido. Anzi, ne toglie parecchio. I'm Your Man, diretto da Maria Schrader, la regista della serie tv Unorthodox, e interpretato da Maren Eggert, nel ruolo di Alma, vincitrice dell'Orso d'Argento per la miglior interpretazione al Festival di Berlino 2021, è un film da non perdere. È un ulteriore passo avanti nella riflessione sul rapporto tra essere umano e robot, tra anima e intelligenza artificiale che negli anni ha regalato al cinema diversi capolavori. Ma è molto altro: una riflessione sulle relazioni sentimentali, e la nostra voglia - e il bisogno - di rischiare, e sul nostro mondo di oggi dove le scelte sono governate dagli algoritmi. Il tutto sotto forma di una commedia sci-fi intelligente e raffinata.
La mia vita con il robot
Alma (Maren Eggert) è un'antropologa che lavora al prestigioso museo Pergamon di Berlino. Si occupa dei linguaggi degli uomini di 4mila anni fa. Per ottenere i fondi per un suo importante studio, accetta di fare da tester per un esperimento: dovrà vivere per un certo periodo con un automa, un robot umanoide con un'intelligenza artificiale programmata secondo il suo carattere e i suoi bisogni, in modo che il robot sia il suo compagno di vita perfetto. Tom (Dan Stevens) questo il suo nome, all'inizio è un po' buffo e un po' inquietante. Ma, man mano che conosce Alma, si evolve e in qualche modo si avvicina sempre di più a lei.
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La tecnologia non ci fa più paura?
Li abbiamo chiamati in tanti modi: androidi, replicanti, cyborg, mecha, automi, droidi. A ogni nome vi verrà in mente il film o la serie che ha affrontato l'argomento dell'essere artificiale, della creatura in grado di diventare la nostra copia perfetta. Ma non era mai capitato, o quasi (pensiamo a Lei, dove però si parlava di un sistema operativo e non anche di un corpo) che il tema fosse raccontato sotto forma di commedia sentimentale, brillante, sofisticata e un po' malinconica. Il tono del film ci suggerisce che forse, a furia di usarla quotidianamente, è cambiato il nostro rapporto con le tecnologie, e in particolare con le intelligenze artificiali. I romanzi di fantascienza e il cinema avevano sempre raffigurato gli esseri artificiali come schiavi, o come strumenti di piacere, e sempre come una minaccia, in qualche modo come esseri pericolosi. Anche un recente film sul tema, Ex Machina, aveva raffigurato un robot capace di tessere inganni, di raggirare psicologicamente. I rapporti tra Alma e Tom, in I'm Your Man, sono invece distesi, rilassati. La loro relazione è rassicurante. I robot sono integrati nelle nostre vite, non ci tradiscono mai, vivono in nostra funzione.
Antico e moderno
Tutto questo è raccontato in un mondo che non è il futuro, ma è il nostro mondo di oggi, perché le nostre scelte sono già governate dagli algoritmi. E spesso sono le scelte che ci vengono imposte perché già fatte da altri, dalla maggioranza. Pensiamo alle piattaforme di streaming che ci propongono, in testa alle liste, le serie tv più viste. Così i primi tentativi di seduzione di Tom si basano su quelli che predilige il 93% delle donne tedesche. Possibile che non vadano bene ad Alma? Il mondo di I'm Your Man è allora un presente dipinto a forti contrasti. Come quello tra il moderno della sede dell'azienda che produce i robot e l'antico del museo Pergamon, dove sono custodite le testimonianze di civiltà di migliaia di anni fa, o quello tra il vintage del locale notturno in stile età del jazz e il contemporaneo dell'appartamento di Alma.
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Il rischio di essere assuefatti
Ma, come sempre accade, la riflessione sul nostro rapporto con il robot è in fondo una riflessione su di noi. Non so se vi siate mai chiesti come mai sulle piattaforme di streaming ci sia un fiorire di serie tv sulla ricerca - più o meno tecnologica - dell'anima gemella. La risposta sarà banale, ma il fatto è che, ad oggi, le relazioni umane restano un mistero insondabile, che algoritmi e intelligenze artificiali fanno fatica a regolare. Anzi, sembra che le tecnologie stiano raffreddando e meccanizzando le relazioni. Quale sarebbe l'effetto su di noi se potessimo avere come compagno un essere ideale e, in quanto tale, non problematico? Un gruppo di persone che vedano soddisfatti i propri bisogni e i propri desideri con un click, o con un gesto, rischiano di essere assuefatti, di non avere più voglia di rischiare, di impegnarsi, di dare il meglio di sé. L'amore è anche mettersi in gioco e rischiare il fallimento. Ricordate cosa diceva il Deckard di Blade Runner? "Non sapevo per quanto tempo saremmo stati insieme. Ma chi è che lo sa?"
Maren Eggert, Orso d'Argento a Berlino
Tutto questo è raccontato in modo sospeso, leggero, mai drammatico, con una regia che tende ad asciugare e a raffreddare le situazioni, per farci vivere più con la testa che con la pancia la vicenda. D'altra parte, è così che la vive Alma. Maren Eggert, Orso d'Argento per la miglior interpretazione al Festival di Berlino 2021, interpreta la nostra protagonista con la giusta misura, con il contegno di una donna di oggi che non vuole per forza essere adulata e riverita (ma apprezza la concretezza e la lealtà), e lavorando molto di sfumature e di sottrazione. Ma è sorprendente anche l'interpretazione di Dan Stevens. L'uomo che dà il corpo e la voce a Tom è bravissimo: in fondo è un uomo che deve sembrare un robot che deve sembrare un uomo. Il salto, insomma, è doppio, e Dan Stevens è bravissimo. Lavora sul sorriso, sugli occhi, è come se fosse meccanico senza esserlo.
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L'orgasmo: è come dissolversi
Quest'uomo così particolare, che guarda su YouTube gli epic fails senza capire perché siano divertenti (e in fondo, sia per l'errore in sé che per l'immagine a bassa definizione, i filmati domestici sono il contrario della perfezione) è anche sorprendente per la sua gentilezza. È questo che più di ogni altra cosa lo rende diverso dagli altri. E anche questo ci fa pensare. È come se oggi la gentilezza sia possibile solo se programmata, solo se artificiale, e non sia possibile nella nostra vita reale, affannati e arrovellati come siamo intorno a questioni di qualsiasi tipo. Ma questo è solo uno dei tanti spunti - sono davvero infiniti - di I'm Your Man, un film che sarebbe davvero un peccato perdere. E che, tra l'altro, ci regala una delle più belle definizioni dell'orgasmo che abbiamo mai trovato. Ce la dice Alma, che sta provando a spiegarla all'Intelligenza Artificiale. "È come dissolversi. Ti ci dissolvi dentro, e diventi parte di qualcosa di più grande".
Conclusioni
Nella recensione di I'm Your Man vi abbiamo parlato di un film che è un ulteriore passo avanti nella riflessione sul rapporto tra essere umano e robot. Ma è anche una riflessione sulle relazioni sentimentali e sul nostro mondo dove le scelte sono governate dagli algoritmi. Il tutto sotto forma di una commedia sci-fi intelligente e raffinata.
Perché ci piace
- La riflessione sul nostro rapporto con la tecnologia, di cui non abbiamo più paura.
- La riflessione sulle relazioni sentimentali di oggi.
- L'idea di raccontare tutto questo attraverso una commedia sofisticata.
- L'interpretazione degli attori protagonisti.
Cosa non va
- Il taglio minimalista del film potrebbe scontentare chi, parlando di robot, si aspetta un film spettacolare.