I'm – Infinita come lo spazio: sognare ad occhi aperti come forma di resistenza

Nelle nostre sale dopo la presentazione alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia, il nuovo film di Anne Riitta Ciccone si fa apprezzare per le interpretazioni e la capacità di ricreare con buona efficacia un mondo sospeso tra realismo e fantastico. Nel complesso, però, la netta sensazione è quella di un'occasione sprecata.

I'm - Infinita come lo spazio: Mathilde Bundschuh in una scena del film
I'm - Infinita come lo spazio: Mathilde Bundschuh in una scena del film

A ben otto anni di distanza dall'ultimo Il prossimo tuo, dramma corale ambientato tra Parigi, Roma e Helsinki all'indomani dell'attentato terroristico di Madrid che vedeva Maya Sansa tra i protagonisti, la cinquantenne Anne Riitta Ciccone fa ritorno nei cinema italiani con il suo quarto lavoro dietro la macchina da presa cambiando completamente approccio narrativo e stilistico.
Presentato lo scorso settembre tra le Proiezioni Speciali delle Giornate degli Autori del Festival di Venezia, I'm - Infinita come lo spazio è infatti un racconto di formazione che contamina il dramma e la commedia con delle marcate componenti fantastiche e surreali.

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La ricerca dell'identità e l'irruzione della dimensione onirica

La diciassettenne Jessica (Mathilde Bundschuh) è un'adolescente alternativa all'ultimo anno di scuola dell'obbligo con una vita sociale ridotta ai minimi termini e una famiglia in evidenti difficoltà economiche. La madre (Julia Jentsch) per cercare di sbarcare il lunario lavora come commessa in un supermercato, mentre il padre assente di cui non sappiamo nulla le appare solamente in sogno e, a dirla tutta, non sembra affatto adeguato neppure nel contesto onirico. Jessica però ha un notevole talento per il disegno e, nonostante la madre sia restia a sostenere questa sua passione allo scopo di evitarle future disillusioni, continua a sognare un futuro in campo artistico, anche grazie all'appoggio di una vicina che a propria volta fatica a rinunciare alle aspirazioni da rockstar (Barbora Bobulova).
La giovane passa così gran parte del tempo libero in compagnia di matite e taccuini, sui quali esprime tutta la propria rabbia e creatività. Fino a quando il confine tra realtà e dimensione onirica diventerà labile e per Jessica sarà sempre più difficile distinguere gli eventi reali da quelli immaginati.

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I'm - Infinita come lo spazio: Mathilde Bundschuh e Riccardo Sinibaldi in una scena del film
I'm - Infinita come lo spazio: Mathilde Bundschuh e Riccardo Sinibaldi in una scena del film

Buone interpretazioni per un film dalle atmosfere stimolanti...

I'm - Infinita come lo spazio: Mathilde Bundschuh e Piotr Adamczyk in una scena del film
I'm - Infinita come lo spazio: Mathilde Bundschuh e Piotr Adamczyk in una scena del film

Lo sforzo dell'autrice finlandese, nata a Helsinki e naturalizzata italiana, di proporre in maniera originale il mondo instabile e precario di un'adolescente confusa alla ricerca della propria identità, è senz'altro apprezzabile. Lodevole è il coraggio di tentare qualcosa di diverso rispetto ai racconti di formazione adolescenziali cui siamo generalmente abituati, così come alcune scelte visive e il lavoro del costumista Andrea Sorrentino sono interessanti e riescono con buona efficacia a ricreare un universo eternamente sospeso tra realismo e fantastico. In più, soprattutto se giudicate in lingua originale come abbiamo avuto modo di fare noi al Festival di Venezia (il film è stato girato in inglese), le prove delle attrici principali sono convincenti: le esperte Barbora Bobulova e Julia Jentsch - la prima David di Donatello per Cuore sacro nel 2005, la seconda Orso d'argento a Berlino nello stesso anno per La rosa bianca - Sophie Scholl - donano intensità ai rispettivi personaggi e la giovane protagonista Mathilde Bundschuh risulta all'altezza della situazione, dimostrandosi in grado di reggere sulle proprie spalle buona parte del film.

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Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte

... ma nel complesso poco riuscito ed equilibrato

I'm - Infinita come lo spazio: Barbora Bobulova in una scena del film
I'm - Infinita come lo spazio: Barbora Bobulova in una scena del film

La frase tratta dal racconto breve di Edgar Allan Poe Eleonora, riportata qui sopra e con sui si chiude il film di Anne Riitta Ciccone, è piuttosto esemplificativa. Per quanto l'intento di I'm - Infinita come lo spazio sia con ogni evidenza di farsi ode ai sognatori che cercano nell'immaginazione un rifugio dove esprimersi al meglio per combattere la durezza della realtà, però, a non convincere del film è il modo in cui viene sviluppata la commistione fra i registri del surreale, del fantastico e del realistico.

I'm - Infinita come lo spazio: una scena del film
I'm - Infinita come lo spazio: una scena del film

Senza andare nello specifico per non rovinare la visione a chi andrà al cinema, la sceneggiatura mette troppa carne al fuoco (l'isolamento e la violenza giovanili, la difficoltà nelle relazioni e la mancanza di comprensione, il bullismo, l'assenza della figura paterna) e finisce per perdersi nelle sue continue suggestioni oniriche, senza riuscire mai davvero ad approfondire e mettere a fuoco i rapporti tra i personaggi in una maniera che avrebbe reso il film decisamente più stimolante. In questo contesto, la durata di quasi due ore non può che risultare eccessiva, la mancanza di equilibrio generale si fa sentire e, nonostante le buone intenzioni e gli indubbi elementi di interesse, la netta sensazione è quella di un'occasione sprecata.

Movieplayer.it

2.5/5