Il Trono di Spade 8x03, intitolato La Lunga Notte, è stato senza dubbio l'episodio che più ha fatto discutere e sorpreso i fan in questa ottava ed ultima stagione della serie targata HBO. E non poteva essere altrimenti visto la puntata portava l'annunciato scontro tra l'esercito dei vivi e quello dei morti, in una battaglia che prometteva di essere leggendaria, di entrare nella storia della televisione. Ma davvero lo scontro ricreato sullo schermo dal regista Miguel Sapochnik è stato così perfetto? No davvero e in questo focus ci concentreremo su tutti gli errori della battaglia di questa terza puntata.
Perché al di là di spettacolarità e impatto emotivo, vi sono stati diversi elementi che hanno lasciato più di qualche perplessità anche nei meno dotti e preparati in storia e strategia militare. Gli elementi ed "errori" di cui stiamo parlando hanno voluto dire per molti tra gli spettatori una delusione non da poco o se non altro un elemento di disturbo da aggiungere ad una fotografia non proprio luminosissima (peggiorata dalla conversione operata da Sky). Ovviamente l'articolo che segue contiene spoiler sul terzo episodi de Il Trono di Spade 8.
L'esercito dei Morti
Il primo punto dal quale bisogna partire è che al contrario di qualsiasi battaglia vista fino ad adesso (se si escludono gli scontri avuti con i Guardiani della Notte, le Figlie della Foresta ed i bruti), questa sarebbe stata combattuta da due eserciti assolutamente diversi in ogni componente. Da una parte un esercito degli uomini dove regnano disciplina ed il concetto di autoconservazione, dall'altro invece un'enorme massa di cadaveri mossi solo dalla volontà del terribile Re della Notte e del tutto privo di ogni forma di paura, dolore e altresì di volontà. Un enorme alveare, uno sciame in putrefazione ferocemente votato all'uccisione di ogni forma di vita, che teme solo fuoco e vetro di drago, che non si ferma davanti a nulla e nessuno, che può spuntare da sotto terra, dalle pareti, e soprattutto rimpolpare le proprie file con ogni cadavere che crea o incontra. Sia esso di uomini che di animali, bestie o draghi. Proprio Viserion, ormai drago-fantasma al servizio del Re della Notte, rappresentava una delle armi più imprevedibili e potenti nella mani del Negromante di ghiaccio, pari quasi all'immensità dell'orda al suo comando, composta da zombie tutt'altro che lenti o tardi. Questi non-morti (tra i quali spiccavano gli Estranei in ruoli di comandanti) sono veloci, conservano o applicano conoscenze di base del combattimento, non soffrono fatica, fame o sete, non hanno alcuno spirito di conservazione. Di gran lunga il peggior nemico da avere di fronte, comandato da un essere potente, astuto, sadico, privo di ogni pietà, umanità o empatia e che gode nel far soffrire o atterrire i nemici.
L'esercito degli Uomini
L'esercito comandato da Jon Snow e Daenerys Targaryen invece era di gran lunga meglio armato, equipaggiato e coordinato, e denotava un'eterogeneità che era sia risorsa che punto debole. Ma era un esercito che mal nascondeva l'assenza di un vero Leader sul campo visto che sia Jon Snow che Daenerys non avevano affrontato la questione in modo chiaro e definitivo. E per quanto la regina si sia dimostrata tutt'altro che sprovveduta in battaglia, Jon Snow appariva il più indicato per comandare l'esercito. Un esercito che era formato dalle migliaia di picchieri degli Immacolati, guerrieri di grande disciplina e addestramento, le truppe rimaste di Grande Inverno e dei loro vassalli, nonché i cavalieri dothraki e gli ultimi superstiti dei Guardiani della Notte. Un esercito che poteva contare su un castello, torri, macchine ossidionali, ma che soffriva di un'incredibile svantaggio numerico verso un nemico del quale conoscevano solo parte della capacità e possibilità. Tuttavia i due draghi ancora in possesso di Daenarys, forniva un vantaggio tattico non indifferente, per quanto entrambi minacciati dal Re della Notte, che poteva attaccarli sia usando Viserion, sia usando i suoi mortali giavellotti di ghiaccio.
Ordine di battaglia ed impiego
Come si vede durante la riunione dello "Stato Maggiore" nel secondo episodio della Stagione (Un Cavaliere dei Sette Regni) della strategia si occupa principalmente Ser Davos, per quanto ognuno dia il suo contributo e le proprie idee. L'esercito dei vivi si pone al di fuori del castello, con il centro tenuto dagli Immacolati (sotto il comando di Verme Grigio), gli uomini di Grande Inverno tengono le ali, supportati a destra dai bruti (guidati da Tormund, Beric e Gregor Clegane) e a sinistra dagli Arryn (dove si trovano Jaime Lannister e Brienne), la cavalleria dothraki (comandata da Ser Jorah) è invece posta a cuneo di fronte all'esercito. Diverse catapulte e trabucchi sono poste di fronte alla fanteria degli Immacolati, con il compito di fornire fuoco di copertura. Già da questa disposizione si può notare come l'esercito degli uomini pur inferiore numericamente sia sostanzialmente ammassato, quasi a cercare di creare una barriera quanto più possibile resistente contro l'avanzata dell'orda dei morti, per rallentarla il più possibile. L'obiettivo finale, dichiarato da Jon Snow durante la riunione, è quello di uccidere il Re della Notte, e per farlo accettano di usare Bran come esca da tenere dentro il castello, nel Giardino degli Dei. A molti ha fatto storcere il naso una strategia così rinunciataria, ma va detto che dato lo svantaggio numerico, tale piano rappresenta forse l'unica vera chance di vittoria per l'esercito dei vivi. Il che però non giustifica le scellerate scelte tattiche e strategiche messe in atto prima e durante lo scontro...
Catapulte e attacchi suicidi
Forse l'errore più marchiano commesso dagli sceneggiatori David Benioff e D.B. Weiss per Il Trono di Spade 8x03, ha riguardato proprio l'utilizzo delle macchine ossidionali, messe in modo assolutamente inconcepibile davanti l'esercito ed utilizzate per una sola salva in favore della carica dei dohtraki. Tenerle davanti è sostanzialmente un errore macroscopico visto che le espone all'immediato contatto con il nemico e ne decreta la distruzione, inoltre lo stesso utilizzarle per aprire un varco alla carica della cavalleria rivela un'immane ignoranza da parte di Benioff e Weiss. La macchine ossidionali non avevano certamente l'impatto della moderna artiglieria, lanciavano proietti pesanti e distruttivi ma che non potevano essere paragonati alla potenza di cannoni e mortai dell'epoca moderna, come gli sceneggiatori hanno suggerito. Il modo migliore di impiegarla sarebbe stato da dietro le linee della fanteria o ancor meglio dentro le mura del castello, come è sempre accaduto fin dai tempi antichi, di modo da continuare ad impegnare l'esercito dei morti.
Il Trono di Spade 8, gli ultimi episodi: che cosa dobbiamo aspettarci?
La carica della cavalleria dei dothraki è stato un altro elemento quantomeno mal congegnato e mal preparato, visto che la cavalleria di Daenarys (forse la migliore del mondo) è stata sacrificata in un attacco suicida e insensato. Nessun comandante con un minimo di raziocinio carica al buio, senza vedere il nemico, e soprattutto carica un esercito avversario così numeroso frontalmente senza sapere quale sia lo schieramento e l'ampiezza del fronte. Dai tempi di Alessandro il Grande, la cavalleria fa dell'adattabilità, velocità e sorpresa, dei cambi di direzione il suo punto di forza, ed in 90 casi su 100 è posta ai lati, di modo da poter aggirare o attaccare il nemico, da indurlo ad aprire varchi nelle sue file (come capitò ai persiani contro Alessandro Magno a Gaugamela).
Il fronte di battaglia era abbastanza ampio per permettere tale soluzione, e avrebbe soprattutto permesso all'esercito degli uomini di prendere tra due fuochi quello dei morti, o quantomeno dato la possibilità ai feroci cavalieri di Daenerys di far pagare un tributo molto più salato al nemico prima di venire sopraffatti. C'erano mille soluzioni circa il loro impiego, Ser Davos e gli altri comandanti (o meglio gli sceneggiatori) hanno scelto la più illogica e inadatta. A chi ha citato la vittoriosa carica contro l'esercito dei Lannister nella quarta puntata della settima stagione, come spiegazione di tale approccio, andrebbe ricordato che attaccavano una fanteria meno numerosa, e soprattutto potevano contare su arcieri a cavallo (magicamente scomparsi) e sui varchi aperti dal drago della Regina Bianca. Inoltre caricavano da posizione più elevata del nemico, in pieno giorno, non di notte con una visibilità da pianura padana autunnale.
Draghi parcheggiati
Altro punto dolente, forse il più incomprensibile, il fatto che Daenerys e Jon abbiano aspettato la distruzione della cavalleria e l'impatto dell'esercito dei morti contro una fanteria terrorizzata e mal disposta (ne parleremo tra poco) per entrare in azione con i loro draghi. Se si doveva aprire un varco all'attacco della cavalleria più che alle macchine ossidionali, toccava ai draghi farlo, anche per dare modo ai dothraki e al resto dell'esercito di capire dove si trovasse il nemico, quanto ampio fosse il fronte e a che velocità caricasse. Sicuramente il pericolo rappresentato dal Re della Notte in groppa a Viserion era tutt'altro che assente, ma tra il non fare nulla e il fare qualcosa, la prima strada è sempre la peggiore. I draghi a conti fatti hanno impegnato il nemico in modo saltuario, mentre avrebbero dovuto sterminarlo, si sono fatti attrarre lontano dalla battaglia dal Re della Notte, seguendolo prima nella bufera e poi tra i cieli. In altre parole hanno fatto scegliere al loro nemico il campo di battaglia su cui affrontarlo, abbandonando il loro esercito al proprio destino, sperando che il Re della Notte fosse tanto sciocco da farsi cogliere di sorpresa tra oscurità e nuvole ghiacciate, dove era di casa.
Giocare ai soldatini
La cavalleria è sicuramente un'arma terribile se usata bene (e qui non è stato fatto), ma la Regina delle battaglie è sempre stata la fanteria, perlomeno in occidente. E la fanteria degli uomini vista in questa battaglia, era schierata in modo assolutamente canonico, con i lancieri di Verme Grigio al centro e la fanteria da mischia ai lati. Tenendo conto dell'assoluta mancanza di esperienza nel combattere un nemico così terribile e numeroso, sarebbe stato sicuramente più saggio però allargare il fronte dei picchieri Immacolati (più disciplinati e coesi) in modo da tenere più terreno, e tenere la fanteria degli uomini (armata più pesantemente ma senza il vantaggio delle picche) per tenere i punti dello schieramento tra un reggimento e l'altro degli uomini di Verme Grigio, mentre la cavallerie attaccava dal fianco. Alessandro usò una tattica per certi versi simile ad Isso, sfruttando anche le barriere naturali. Di sicuro la falange degli Immacolati è apparsa fragile, con gli uomini troppo distanziati tra di loro, ed incapaci di formare quel muro di scudi che rappresentava la loro migliore chance di sopravvivere a lungo. Per quanto esaltante e terrificante, la carica dell'esercito cadavere ha disperso con una facilità irrisoria lo schieramento dei picchieri, grazie ad un agire in massa assolutamente inedito, che li ha fatti assomigliare ad uno sciame di insetti più che ad un esercito. Uno sciame di insetti che non teme la morte o il dolore (elemento da non sottovalutare). Ma per chi ha letto le cronache delle battaglie di Guagamela, Isso, Watling Street o Poitiers, il fatto che un muro di lance e scudi sia stato azzerato in modo così repentino appare alquanto illogico (seppure affascinante e terrificante come concetto). Le lance lunghe sei metri e gli scudi hanno infatti come effetto quello di generare una diga flessibile, che usa le prime file nemiche per fermare quelle successive, macellandole poco alla volta. Si tenga presente che in uno schieramento a falange, non c'è solo la lancia della prima fila, ma anche quelle della successiva che seguono, e che creano una struttura simile a quella di un istrice o un porcospino. Per quanto possente e devastante, un attacco in massa come quello dei morti, è storicamente esattamente il tipo di attacco per cui una falange o un muro di scudi è strutturata per resistere.
Il Trono di Spade 8x03: le immagini "illuminate" dai fan svelano nuovi dettagli
Mura e frecce
Alla fin fine il grande piano per fermare l'esercito dei morti, o anche solo rallentarlo, era affidato al fossato da incendiare una volta che le rimanenti truppe fossero riuscite ad entrare a Grande Inverno. Beh...il "fossato" è parso più uno di quei piccoli argini che ancora oggi sono comuni nel nord Italia e ospitano la fauna locale più che un vero ostacolo per un nemico che (ricordiamolo) grazie al Re della Notte poteva passarvi in mezzo con tranquillità (come visto nell'episodio The Door della sesta stagione de Il Trono di Spade). Fosse stato più profondo e magari non fosse stato solo uno ma due, sicuramente avrebbe fornito ben altro aiuto agli assediati. Le stesse fortificazioni create attorno a Grande Inverno sono assolutamente insufficienti, dozzinali e mal fatte, cosa assurda se si pensa che stiamo parlando della dimora degli Stark da generazioni, casata sospettosa, a costante contatto con i bruti e altre minacce da secoli. Dai romani fino ai normanni, dai cinesi ai giapponesi, per finire coi longobardi o gli inglesi, un castello era ben più pesantemente protetto, il fossato stesso in realtà era diverso, ed ogni cultura e regno della storia si è ingegnata nel creare fossati multipli, profondi, che rendessero difficilissimo approcciare le mura. Invece Grande Inverno ha questo piccolo fosso da incendiare e qualche spuntone. Qualcosa di neppure paragonabile a quel complesso sistema di buche, fossati, trappole e ostacoli disseminati per il campo di battaglia che permise a Giulio Cesare di sconfiggere la non meno pericolosa e numerosa orda dei galli ad Alesia. Nessuno aveva poi approntato alcuna forma di difesa o interdizione verso i morti nel caso in cui avessero cercato di scalare le mura, usare fuoco e materiale infiammabile (la pece o l'olio a cui dare fuoco sono sistemi vecchi di millenni per difendersi da un assedio) o il vetro di drago o approntare una linea di difesa sulle mura che è stata invece improvvisata ed è crollata in pochi istanti.
Il Trono di Spade 8x03, Arya e il Re della Notte: la reazione in un bar è travolgente
Ciò che permette ad un assediato di distruggere l'aggressore è tra gli altri elementi anche l'utilizzo di armi da lancio e da getto in modo continuo, da posizione protetta e dominante. E in una battaglia come quella che avevamo di fronte, in tale svantaggio numerico, era logico aspettarsi che non solo le macchine ossidionali continuassero a sparare fino all'ultimo proiettile, ma che vi fosse una pioggia di frecce, dardi e giavellotti in vetro di drago o infuocati contro l'esercito dei morti. Indovinate? Niente di tutto questo. E si è trattato di un altro errore a dir poco terrificante. Pochissimi arcieri e tiratori, anche sugli spalti (a proposito ma quanto basse sono le mura di Grande Inverno?) erano praticamente assenti, insomma la fanteria non ha avuto la minima copertura.. E fin dai tempi degli eserciti assiri, persiani (per non parlare di quelli macedoni e romani) i tiratori sono sempre stati una parte fondamentale di ogni esercito, importanza che crebbe durante il medioevo, quando in battaglie come Azincourt e Crecy persino la rinomata cavalleria pesante francese fu battuta dai lunghi archi inglesi.
In conclusione
Lo schieramento degli uomini voluto da Ser Davos (tra l'altro un ammiraglio non avvezzo a battaglie terrestri) e dagli altri comandanti era assolutamente sbagliato, carente e destinato al fallimento. Nessun comando centrale, nessuna comunicazione tra i reparti, tutto lasciato a singole decisioni improvvisate. Le opere di fortificazioni insufficienti (ma ciò può essere scusato per il poco tempo a disposizione) e quelle storiche di Grande Inverno davvero misere (elemento, lo si vuole ripetere, alquanto incoerente). Gli errori della battaglia commessi dagli uomini sono stati frutto di una strategia o meglio non strategia alquanto sconclusionata e confusa, tanto che alla fin fine il miglior stratega, preveggente e astuto, è stato proprio il Re della Notte. Ciò che ha salvato gli uomini è stata la freddezza di Bran, che come si vede ne Il Trono di Spade 8x03, si è offerto di fare da esca e ha permesso la rocambolesca uccisione del Negromante di ghiaccio per mano di Arya, grazie alla tracotanza e arroganza del Re della Notte. Ma su queste basi, se la battaglia venisse combattuta altre cento volte, ebbene in novantanove casi vincerebbe l'esercito dei morti ed il loro gelido, sprezzante Signore.