Chi conosce Nanni Moretti sa che in ogni suo film ci sono dentro tanti altri film, tante storie, tanti percorsi nei quali perdersi per poi riemergere. Il sol dell'avvenire, il suo ultimo film, non fa che confermare questa regole, ed elevarla all'ennesima potenza. Il risultato finale è frutto di tanti piccoli aggiustamenti, cambi in corsa, colpi di genio che lo hanno portato a diventare quel grande film che è. Prima di raccontarvi i segreti de Il sol dell'avvenire, lasciateci però dire una cosa. Di Nanni Moretti ci ha sempre colpito il suo essere profetico. Da quel finale de Il caimano, con il Palazzo di Giustizia sotto attacco che, se non letteralmente, in qualche modo è successo, fino all'impressionante caso di Habemus Papam, che vedeva al centro un Papa dimissionario.
Anche Il sol dell'avvenire colpisce in questo senso. Perché parla di guerra, e di un'invasione russa, quella in Ungheria nel 1956, con i carri armati che entrano a Budapest. Impossibile non pensare all'Ucraina: eppure la prima stesura è stata finita nel giugno del 2021, molto prima della guerra. Sul set si è pensato molto a questa cosa, tanto che è stata aggiunta una frase legata all'attualità, "noi vi apriremo le nostre case", che dice Barbora Bobulova. Mentre una frase è stata tolta: è il momento del sopralluogo a piazza Mazzini, che a Moretti sembra la Budapest degli anni cinquanta. Nanni avrebbe dovuto dire "già vedo i carrarmati avanzare verso viale Carso". Ma faceva impressione ed è stata tagliata. Ma, a proposito di profezie, nel film si fa riferimento anche a un uomo aggredito da un orso. Nanni Moretti ha davvero qualcosa di speciale.
Le domande di Ennio nella sede del PCI sono vere
Le domande di Ennio, il personaggio di Silvio Orlando, nella sezione del PCI a cui assistiamo nel film nel film, e le risposte degli intervistati, sono vere. Sono infatti tratte dalla rubrica Intervista agli uomini semplici, di Cesare Zavattini su Vie Nuove. Come ha raccontato Nanni Moretti durante la presentazione de Il sol dell'avvenire, ai tempi (il film nel film è ambientato negli anni Cinquanta) Rinascita era considerato il settimanale delle teorie, mentre Vie Nuove era considerato il settimanale più popolare. Ma, a leggerlo oggi, era una pubblicazione comunque di alto livello.
Il sol dell'avvenire, la recensione: un Nanni Moretti all'ennesima potenza
C'era una volta un regista timido...
Come sapete ogni film cambia in corso d'opera. Dalla prima stesura della sceneggiatura a quelle successive, e poi sul set, e poi al montaggio. Il film di Nanni Moretti è pieno di questi cambiamenti. Ad esempio, nella prima stesura della sceneggiatura il giovane regista, quello che sta girando un film "crime", prodotto dai coreani, era molto diverso: era timido, uno che non parlava con nessuno. Dopo aver conosciuto Giuseppe Scoditti al provino, e averlo scelto per quel ruolo, Nanni Moretti ha cambiato idea e lo ha fatto diventare un artista energico, sicuro di sé, che quando parla grida. È uno dei ritratti più divertenti dell'ultimo film di Moretti.
Il film ambientato nel 1956 c'era già
Ne Il sol dell'avvenire Nanni Moretti ricorre a un'espediente classico della sua narrazione. È quello del film nel film, che abbiamo visto già ne Il caimano e Mia madre. È uno schema ormai classico, che permette a Moretti di raccontare più cose insieme, un argomento principale e poi la vita che scorre intorno. Gli permette cioè di parlare del privato e del politico, della società e allo stesso tempo di sé. Mia madre e Il sol dell'avvenire, però, sono nati in modo diverso. In Mia madreMargherita Buy era una regista che girava un film su una fabbrica. Fu scritta prima la sceneggiatura della storia principale del film, quella della scomparsa della madre, e poi quella del film nel film. Stavolta, invece, è stato il contrario: qualche anno fa con Federica Pontremoli e Valia Santella, Nanni Moretti aveva iniziato a scrivere un film ambientato nel 1956. Dopo Tre piani, al team di scrittura si è unita Francesca Marciano, ed è stato ripreso in mano quel copione. È stato deciso di tenere la storia del 1956, ma intorno, sopra e sotto è stata costruita una storia che racconta la vita del regista.
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Quella canzone di De André e quella scena senza parole
Ma ci sono altre cose che sono cambiate rispetto alla sceneggiatura. In un primo tempo nella scena girata nel quartiere Mazzini, quando si sente La canzone dell'amore perduto di De André e i due giovani innamorati litigano, in sceneggiatura non era previsto che ci fossero delle parole. Ma Nanni Moretti aveva molti appunti sul tema, aveva tante cose da dire. E così le ha scritte e le ha portate sul set. All'ultimo momento, però, non poteva dare all'attrice, Blu Yoshimi, un'altra pagina e mezza di dialoghi. E così è nata una bellissima idea: Nanni Moretti, nei panni del regista Giovanni, è accanto alla scena, fuori campo ma in controcampo, e suggerisce di volta in volta all'attrice le parole da dire. Che ci mette del suo e le dice meravigliosamente.
Quella parata ai Fori Imperiali
Ma è anche una delle scene chiave del film, una di quelle che verrà ricordata, ad essere cambiata. Il film doveva finire con la parata "felliniana" a via dei Fori Imperiali con i personaggi di Barbora Bobulova e Silvio Orlando su un elefante, vestiti anni Cinquanta, con il personaggio della figlia di Giovanni e l'ambasciatore polacco e con Pierre, il produttore francese interpretato da Mathieu Amalric. Quella scena è stata girata un po' prima della fine delle riprese. Ma poi Moretti ha avuto un'idea: perché non far tornare tutti gli altri personaggi del film? E così ecco i tre sceneggiatori che lavorano con lui in piscina, i produttori coreani, il regista del film violento, i due ragazzi del film delle canzoni, il Palmiro Togliatti del film ambientato nel 1956. E quelle sequenze sono state girate l'ultimo giorno di riprese. La scorsa estate, mentre cominciava a montare il film, Moretti ha avuto un'altra grande idea: "Perché solo i personaggi del mio ultimo film? Chiamiamo i personaggi degli altri film". Così sono state girate le ultime inquadrature. Per la gioia del produttore, Domenico Procacci, che ha fatto notare che "tutto questo non è accaduto per una scena normale, in una cucina", come ci ha raccontato. "Non è normale sentirsi dire: ho pensato di girare di nuovo ai Fori Imperiali. Con gli elefanti".
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Il monopattino elettrico
C'era una volta la vespa, e oggi c'è un monopattino elettrico. Segno dei tempi: è chiaro che Moretti la vespa la ama, mentre vede in quei nuovi aggeggi elettrici una modernità che non ama. La vespa di Caro Diario e Aprile è in pensione, al Museo del Cinema di Torino, e oggi Nanni guida una vespa più recente. Durante la preparazione del film, a Cinecittà, l'aiuto regista ha fatto fare a Moretti una prova sul monopattino, che fino a quel momento non aveva mai usato. È stata la prima volta che l'ha usato. La seconda, e ultima, è stata nella scena del sopralluogo a piazza Mazzini. La vespa, come potete immaginare, è un'altra cosa.