È un cammino interessante quello della serialità di casa Sky. Un cammino partito molti anni fa con Romanzo Criminale e dal livello qualitativo elevato fin alla recente conferma di Christian e ora anche da Il Re, la nuova serie con protagonista Luca Zingaretti nei panni del direttore di un carcere che arriva su Sky e NOW dal 18 marzo per otto episodi suddivisi in quattro settimane. Un lavoro firmato da Stefano Bises, Peppe Fiore, Bernando Pellegrini e Davide Serino, per la regia di Giuseppe Gagliardi, presentato a Roma dagli stessi autori insieme al cast e i figure di riferimenti di casa Sky come Antonella d'Errico e Nils Harmann, e i produttori di The Apartment e Wildside che li accompagnano in questa nuova avventura.
Il Prison Drama che mancava
"È un progetto molto rilevante dal punto di vista sociale e pubblico, ma anche dal punto di vista umano" ha spiegato in apertura Antonella d'Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia, "suscita immediatamente un impatto emotivo nei confronti di un personaggio che ha ombre estremamente forti che lo rendono molto interessante. Tutti noi guardandolo riusciamo a trovare qualcosa di noi anche nei suoi aspetti negativi ed è qualcosa di molto potente nella serialità e nella fiction in generale." Qualcosa di forte che viene declinato in un genere inedito per il nostro paese, come ha sottolineato Nils Hartmann, ma che è stato declinato in modo diverso dai canoni classici, rendendolo italiano "grazie al talento di chi l'ha girato" e soprattutto mettendo al centro una figura di cattivo che funziona perché "complesso e costruito bene."
Il genere è infatti un punto di partenza per raccontare altro, come ha spiegato Lorenzo Mieli, CEO e produttore di The Apartment, che ha anche sottolineato come una serie sia il lavoro in primo luogo degli sceneggiatori: "abbiamo lavorato tutti insieme cercando di mantenere in parallelo due elementi: da una parte l'intrattenimento e la finzione, dall'altro temi complessi e attuali, come l'uso della violenza per evitare la violenza e il negoziare con criminali per ottenere la pace." Lo ha confermato Stefano Bises, spiegando come "fare il dramma carcerario in Italia non è come farlo in qualunque altro paese per quello che ha rappresentato nella nostra storia. È stato sempre un fronte emergenziale e racconta un aspetto specifico di come sta l'Italia."
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Luci e ombre di Luca Zingaretti
Dopo Montalbano, Luca Zingaretti ha considerato un regalo un ruolo come Bruno Testori, direttore del San Michele che ci viene raccontato come il carcere più pericoloso d'Italia, ma ci ha tenuto anche a sottolineare che non è stato scelto in contrasto con il precedente: "ho chiuso il capitolo di Montalbano perché sono venuti a mancare dei complici di quell'esperienza", durata a lungo perché teneva a portarla avanti, ma questa de Il Re è iniziata prima che quella finisse, dati i lunghi tempi produttivi di questo nuovo lavoro. "Mi interessava raccontare un uomo che nel mezzo del cammin di nostra vita perde la bussola. Una cosa che può succedere a tutti noi per tanti motivi diversi, perché l'essere umano è fonte di grandi sorprese." Un uomo che nel corso della sua vita "ha visto tanti orrori, fatto tanti errori, e ha perso se stesso."
Il suo compito da interprete non è stato di giudicarlo, "quello che un attore cerca sempre è un personaggio che abbia delle cose da raccontare, che sia attraversato da conflitti importanti, che abbia tanti colori nel suo astuccio per rappresentare il ruolo che gli è stato assegnato." Lo scopo del lavoro è di analisi della figura che ci si appresta a rappresentare, per restituirlo al pubblico e "offrire un modo per riflettere su determinati aspetti", perché è "difficile stare vicino al male ed esserne impermeabili". Nessun giudizio, ma nemmeno confronti con Montalbano: "Montalbano è come un personaggio costruito nella commedia dell'arte, è un trucco che Camilleri ha inventato per raccontare la sua visione della vita. Lì è stato fatto un lavoro per rendere tutto credibile, ma è un mondo delle favole. La realtà che raccontiamo qui è completamente diversa e Bruno pensa come un uomo vero, con dei problemi reali e importanti della sua vita."
Spazio alle figure femminili
Non ci sono solo personaggi maschili nel nuovo Sky Original, ma anche donne forti che riescono a tener loro testa. Lo fa Sonia Massini di Isabella Ragonese, lo fa ancor di più la Laura Lombardo di Anna Bonaiuto, ma è ugualmente importante la ex moglie di Bruno Testori interpretata da Barbora Bobulova. "Laura e Bruno hanno idee della giustizia molto diverse" ha spiegato Anna Bonaiuto del suo pubblico ministero che è la principale antagonista di Testori ne Il re, "la giustizia è la sua ossessione, ha rinunciato alla sua vita privata per seguirla, si è messa una sorta di corazza e va avanti come un tank in questa situazione. Di lei mi è piaciuto che è anche spiritosa, sarcastica, irritante. Non ha nulla di consolatorio come personaggio."
Barbora Bobulova interpreta invece Gloria, ex di Testori, di cui rappresenta il lato intimo: "Quando li si vede insieme, questo lato viene fuori e il mio personaggio è una specie di bussola per Bruno. Tante cose che succedono nella storia, tanti errori che fa, li fa perché ha perso questa bussola che Gloria per lui ha sempre rappresentato." L'intimità di Bruno Testori è indagata anche attraverso il personaggio di Nicola Iaccarino, interpretato da Giorgio Colangeli, comandante della penitenziaria e suo braccio destro nonché amico: "la loro amicizia aggiunge complessità al personaggio e lo rende più umano."
Il carcere, teatro del dramma
"Avevamo bisogno di raccontare un carcere che è una fortezza del re" hanno spiegato gli autori, illustrando come abbiamo messo insieme il fittizio San Michele usando due carceri reali, quello abbandonato di Civitavecchia e quello di Torino che ora ospita un museo del settore. "Abbiamo usato questa struttura centrale che è un luogo di incontro, un luogo di riflessione, un luogo iconico da cui partono i bracci delle varie sezioni e le diverse vicende che raccontiamo." Un'idea che fa riferimento al panopticon ed è stata presente sin dalle prime fasi di sviluppo della serie, "perché la fascinazione che avevamo avuto era di dare una forma all'idea di controllo totale di Bruno. È la forma che ha la sua anima." Il tutto con l'intenzione di allontanarsi "dall'immaginario del carcere italiano" facendo un lavoro molto accorto e preciso su fotografia e scenografia, in modo da rendere questa struttura un ulteriore personaggio della storia. E il risultato è evidente in termini positivi.