Il gioco di Gerald: 50 sfumature (di orrore) secondo Stephen King

Netflix ha prodotto la prima trasposizione cinematografica del romanzo di Stephen King Il gioco di Gerald, che si rivela uno dei migliori adattamenti kinghiani da molti anni.

Il gioco di Gerald: una scena con Carla Gugino
Il gioco di Gerald: una scena con Carla Gugino

Molto prima che Anastasia Steele e Christian Grey invadessero librerie e sale cinematografiche, ci aveva pensato lo scrittore Stephen King a prendere un gioco erotico tra due amanti e trasformarlo in qualcosa di molto diverso. Se nella saga delle Cinquanta sfumature si gioca con il genere romantico, nel romanzo del 1992 Il gioco di Gerald si partiva da un'atmosfera sexy per sconfinare nel thriller/horror. Ma il cuore del romanzo era la backstory drammatica e quell'introspezione psicologica che raramente aveva avuto uguale nella letteratura kinghiana.

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Proprio per questo motivo, il romanzo era spesso stato definito come "infilmabile". Perché la storia di una donna che si trova ammanettata ad un letto senza alcuna possibilità di fuga non è facilmente vendibile, prima ancora che adattabile. Eppure Netflix ci ha creduto, ha avuto fiuto e ha capito che mai come in questo 2017 - che ci ha regalato It (in arrivo a breve) oltre che il vergognoso La Torre Nera e il discutibile The Mist - ci fosse spazio e voglia per un horror d'autore non banale nei temi come nello sviluppo. Un film che fosse in grado di coinvolgere gli spettatori e di proiettarli in una situazione estrema ma anche plausibile e proprio per questo motivo ancora più spaventosa.

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Il gioco di Gerald: un momento del film
Il gioco di Gerald: un momento del film

Perché tutti in qualche modo possono rivedersi in Jessie, non perché tutti siano necessariamente inclini a sperimentare un certo tipo di giochi nell'intimità ma perché tutti, in un modo o nell'altro, si sono affidati completamente ad una persona senza stare troppo a pensare alle potenziali e spesso improbabili conseguenze. Jessie per una volta decide di accontentare il marito per tentare di scuotere un po' la vita di coppia, ed è così che si ritrova in una casa completamente isolata, ammanettata con entrambi i polsi alla testata del letto e quindi alla totale mercé del suo Gerald. Quello che doveva essere però solo un gioco diventa un incubo quando il marito ha un improvviso infarto e muore ai piedi del letto. Come liberarsi? Come resistere senza acqua e senza cibo fino all'arrivo di un soccorso che chissà se e quando potrà arrivare? E, soprattutto, cosa potrebbe succedere se Jessie dovesse rendersi conto di non essere in realtà sola nella casa?

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Gioco di mano, gioco di villano

Il gioco di Gerald: Bruce Greenwood e Carla Gugino in una scena
Il gioco di Gerald: Bruce Greenwood e Carla Gugino in una scena

Non avrebbe senso e non sarebbe giusto raccontare oltre della trama ordita da Stephen King, anche perché i cambiamenti rispetto al romanzo sono davvero minimi. Ma d'altronde il regista e sceneggiatore Mike Flanagan sa benissimo che, difficoltà a parte, quella che ha tra le mani è una vera miniera d'oro per il genere in cui si è specializzato fin dai tempi di Absentia e Oculus. Abbiamo già detto in altre sedi come in realtà Stephen King possa essere perfetto per cinema e TV se solo le sue opere fossero trattate con l'adeguato rispetto, e questo Gerald's Game è l'esempio ideale per confermare questa tesi. Perché non servono grandi budget per realizzare un buon film, ma basta capire lo spirito del romanzo. Ed è esattamente quello che accade qui con un buon bilanciamento tra scene angoscianti e (a tratti) perfino spaventose e splatter e quelle più introspettive e psicologiche.

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Il gioco di Gerald: un primo piano di Carla Gugino
Il gioco di Gerald: un primo piano di Carla Gugino

Più che alcune buone intuizioni di regia ed alcune scelte efficaci in fase di scrittura, però, a rendere questo film uno dei migliori adattamenti kinghiani da molti anni a questa parte sono le ottime interpretazioni dei due interpreti principali, Carla Gugino nei panni di Jessie Burlingame e Bruce Greenwood in quelli di Gerald. Entrambi reggono il film con faccia a faccia intensi e bellissimi monologhi, ma è soprattutto l'attrice a regalare una performance memorabile e a dare vita ad un personaggio stratificato e complesso, così atipico per il genere a cui questo film appartiene. Ma è proprio questo che ha sempre contraddistinto i romanzi di King e li ha elevati al miglior esempio di letteratura di genere contemporanea. Speriamo lo stesso avvenga anche con i film, qualche speranza cominciamo finalmente ad averla.

Movieplayer.it

3.5/5