È un po' un gioco metacinematografico ascoltare Josh Gad, doppiatore di Olaf, che ci illustra la serie in cui il suo personaggio racconta a sua volta i Classici Disney. Una serie di scatole cinesi narrative che è servita a presentarci I racconti di Olaf, la serie composta da cinque corti in cui il celebre pupazzo di neve di Frozen rivisita a modo suo altrettanti successi disneyani con dei racconti rapidi e frenetici quanto esilaranti. Si tratta infatti di episodi brevissimi, sotto i tre minuti di durata l'uno, in cui Josh Gad dà il meglio di sé nel rendere la follia comunicativa del proprio personaggio. "45 minuti di me che facevo il cretino per un paio di minuti di episodio" ci ha detto l'attore in una conferenza stampa in cui sono intervenuti anche il regista Hyrum Osmond, già responsabile del personaggio ai tempi di Frozen e della serie a lui dedicata, e la produttrice Jennifer Newfield.
Nel mondo dei Classici Disney
"Avevo l'età giusta nella seconda età d'oro dell'animazione Disney" ci ha raccontato Josh Gad "e ricordo lo stupore vedendo La Sirenetta al cinema, uno spettacolo di Broadway su schermo! Ricordo di aver applaudito dopo le canzoni. Avere la possibilità di rivisitare quei film è stato un sogno che diventa realtà." Un sogno ancora più grande quando si è trattato di seguire la scia di quello che è un suo idolo: Robin Williams e il suo lavoro su Aladdin. Un'esperienza che ha definito "molto emozionante", il momento più prezioso di questo lavoro. "Il mio momento magico" ha invece raccontato Jennifer Newfield "è stato ascoltare 'Il mondo è mio' cantata da Josh con la voce di Olaf!"
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E come potremmo darle torto? Avendo visto gli episodi in anteprima non possiamo che concordare sulla magica follia che questa manciata di minuti contiene e che tutti gli utenti della piattaforma potranno apprezzare con l'arrivo in catalogo in occasione del Disney+ Day, un bel regalo per gli utenti in occasione dell'anniversario dal lancio del servizio streaming. Un regalo anche nell'idea di Osmond, che ha spiegato quanto questi film rappresentino per il pubblico, "un tributo per dei film che hanno ispirato così tante persone. Sono anche la ragione per la quale ho voluto essere un animatore. Ho visto Aladdin otto volte al cinema."
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Ma come scegliere quali storie lasciar ri-raccontare a Olaf? Una scelta fatta con un processo di collaborazione, un dialogo che ha contraddistinto tutta la lavorazione, a cominciare da una domanda di base: bisognava dar per scontato che tutti conoscessero i titoli in questione? Un punto doveva essere tenuto in mente: dovevano essere storie che Olaf potesse conoscere e che volesse raccontare, quindi che si svolgevano prima che Arendelle esistesse. Si tratta di Aladdin, La sirenetta, Oceania, Il re leone, Rapunzel - L'intreccio della torre, film che gran parte degli utenti Disney+ dovrebbero conoscere, in modo da poter seguire e apprezzare il racconto sopra le righe e fantasioso del pupazzo di neve.
Libertà creativa
Quando si parla di animazione si è spesso costretti a seguire linee guida molto rigide per portare il risultato su schermo, ma nel caso de I racconti di Olaf si è potuto abbracciare molta libertà creativa, come ci ha raccontato il regista Hyrum Osmond, a partire dalla fase di scrittura a quella di lavoro con Josh Gad nel registrare la voce di Olaf, fino alla resa del parlato da parte degli animatori. "È stato bello godersi questa libertà" ha dichiarato, ma non senza il rammarico del tanto materiale ugualmente valido che non è finito nei corti: "Se pensiamo a 'Il mondo è mio', c'erano almeno altre dieci versioni che erano altrettanto divertenti!"
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Una libertà da bilanciare con un'esigenza: rendere il prodotto finale appetibile per i più giovani così come il pubblico più maturo. "Volevamo fare un omaggio, ma allo stesso tempo avere la libertà di non prenderci troppo sul serio. Quando inizi a raccontare queste storie dal punto di vista di quell'essere puro e ingenuo che è Olaf, non puoi non lasciati andare al divertimento." Lasciarsi andare sembra la parola chiave, perché è lo stesso Josh Gad a ricordare quante volte regista e produttrice siano stati costretti a dirgli di frenarsi. "Ma sono stati anche i miei momenti preferiti" ha spiegato l'attore, "quelli in cui ho cercato di capire quali fossero i limiti da non superare."
La forza di Olaf
Uno dei punti di forza di Olaf è la sua crescita, la sua evoluzione. Di questo è sicuro Josh Gad, che ha spiegato come "sia importante per me e per tutti quelli coinvolti nel progetto che nessuno dei personaggi del franchise di Frozen, e Olaf in particolare, risulti statico. Nel primo film è un neonato, innocente e pieno di domande; nel secondo è un adolescente e inizia ad attraversare una sorta di crisi esistenziale; e in tutti i corti c'è questa sottile crescita che contribuisce a mantenerlo interessante e dinamico, in modo che non dia la sensazione di vederlo fare sempre le stesse cose." Per Gad è stata una gioia tornare ad affrontare il personaggio, cercare nuove sfumature e nuovi guizzi in qualcuno che è sempre così "ricco di immaginazione, innocenza e spontaneità, che affronta tutto con questa mentalità da bicchiere mezzo pieno."
Un inno alla positività che si concretizza nel suo essere centrale anche nei racconti della serie, tenendo fuori i personaggi umani del mondo di Frozen. "Doveva riguardare Olaf e i suoi amici" ha spiegato Hyrum Osmond, riferendosi ai piccoli snowgies e a Sven, compagno di avventura e racconto in questo caso. Lo stesso vale per i prop e gli oggetti usati per accompagnare e arricchire le storie, cose che sarebbe possibile trovare in giro ad Arendelle, insomma "fatti in casa".