Dopo aver vinto il premio per la miglior sceneggiatura nella sezione Orizzonti alla 77esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, I predatori, film d'esordio come regista di Pietro Castellitto, è disponibile on demand dall'undici dicembre sulle principali piattaforme di streaming.
Ambientato a Roma, il film si apre con un personaggio misterioso, che ha il volto di Vinicio Marchioni, che fuma sul pontile di Ostia. Bussa poi alla porta di una signora, Ines (Marzia Ubaldi, strepitosa), e la truffa. L'ingannata è la madre Claudio e Carlo Vismara (Giorgio Montanini e Claudio Camilli), fratelli fascisti e proprietari di un negozio di armi. Sposato con Teresa (Giulia Petrini), le sue vicende si intrecciano a quelle di Federico Pavone (Pietro Castellitto), figlio di un medico e di una regista, Pierpaolo (Massimo Popolizio) e Ludovica (Manuela Mandracchia), che studia filosofia, è ossessionato da Friedrich Nietzsche e gli chiede di vendergli una bomba.
Proprio al Lido di Venezia abbiamo incontrato i protagonisti di I predatori, Giorgio Montanini, Giulia Petrini, Manuela Mandracchia e Massimo Popolizio e gli abbiamo chiesto come hanno lavorato sulla gestualità dei personaggi: c'è chi mette le dita nella birra, chi sputa, chi tocca gli altri. Più ci avviciniamo a queste persone più ci sembrano mostruose, anche un po' schifose. Mandracchia racconta così come ha costruito la sua Ludovica: "Leggendo la sceneggiatura e seguendo l'idea che Pietro ci ha dato dei personaggi. È stata una risposta piuttosto naturale. Ricordo una scena in cui Ludovica è un po' ubriaca, litiga con il marito e Pietro mi ha chiesto di fare un gesto che porta a far versare il vino. È un processo organico, che segue l'invenzione di questo personaggio sicuramente sopra le righe". Massimo Popolizio invece: "Quello che vedete non è quello che abbiamo girato: è il montaggio di quello che abbiamo girato. Abbiamo girato anche altre cose, abbiamo improvvisato sul set. Pietro è un regista che ruba molto dagli attori e ha accettato molte delle nostre proposte. Questi personaggi sono dei mostri: ognuno di noi è un nuovo mostro. È un ritratto senza pietà".
La video intervista ai protagonisti di I predatori
I predatori, la recensione: una cinica rabbia giovane
Per Giorgio Montanini Pietro Castellitto è come I Beatles
Ai più giovani I predatori arriva subito, piace: chi è più grande invece spesso storce il naso di fronte a i suoi dialoghi velocissimi e dissacranti, che non lasciano tregua allo spettatore. Lo conferma Giorgio Montanini: "Quando in Italia sono arrivati I Beatles Nilla Pizzi ha appeso il microfono al chiodo. Ha continuato a fare concerti, ma quando arrivano I Beatles Nilla Pizzi va a casa. Sono arrivati I Beatles: Pietro è come I Beatles. Il suo film ha un linguaggio nuovo. Ci siamo riappropriati di un linguaggio che non era più del cinema italiano: in trent'anni il cinema italiano, a parte qualche piccolo sprazzo, era diventato anestetizzato e brutto. Noi eravamo C'era una volta in America e Per un pugno di dollari, abbiamo insegnato agli americani a fare certi tipi di film e invece per trent'anni abbiamo perso tutto. Nel cinema come nella musica, nell'arte, nel teatro e nella comicità. Pietro appartiene a una corrente culturale nuova".
Per Mandracchia invece: "Forse gli under 40 sono abituati a un linguaggio più veloce e immediato, che è quello degli spot e del web. Questo film è costruito tutto in modo veloce: con immagini veloci, immediate. L'idea della narrazione ottocentesca, a cui chi è un po' più adulto è abituato, manca. Qui non c'è un arco narrativo preciso: sei tu spettatore che devi riempire i vuoti. Puoi immaginarti quello che vuoi nell'assenza".