I Migliori Giorni, la recensione: un film ad episodi in cui l'apparenza supera la sostanza

La recensione de I Migliori Giorni: quattro episodi diretti da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno in cui si analizzano storture e imperfezioni umane in relazione a quattro festività. Il risultato? Altalenante. E fin troppo retorico.

I Migliori Giorni, la recensione: un film ad episodi in cui l'apparenza supera la sostanza

Quattro giorni, quattro festività, quattro svolte, quattro imprevisti nei rispettivi quattro episodi che compongono I Migliori Giorni, commedia che si fa amarezza e amarezza che si fa ironia diretta da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno. I due registi, infatti, si sono alternati alla regia, declinando le dinamiche che ruotano attorno al Natale, al Capodanno, a San Valentino e all'8 Marzo. Declinandole, ovviamente, in senso estremo. Già perché il film, che presenta un cast corale all star - (Leo e Bruno si sono ritagliati il ruolo da protagonisti nel primo episodio), porta all'implosione le relazioni umane pronte a deflagrare quando la tensione si fa insopportabile e asfissiante. Già perché ogni episodio è generato da un click che accende la scena, inclinando un piano spazio temporale che corre dritto verso l'autodistruzione. Sia narrativa che figurativa. Un cenone tra due fratelli no vax e pro vax (sic!), un Capodanno che odora di resa dei conti, una cena di San Valentino al cardiopalma e un 8 Marzo in cui sembrano non esistere compromessi.

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I migliori giorni: un'immagine dell'episodio La Vigilia

Segmenti temporali diversi, sceneggiature diverse, toni diversi. Eppure, sotto sotto, I Migliori Giorni è lo stesso film che, in modo dissimili, esamina le storture e le vulnerabilità umane, portandole su un piano cinematografico che si aggroviglia - però - ad una retorica fin troppo accesa e probabilmente fuori tempo massimo. Perché se qualcosa di buono c'è (come le sfumature dei protagonisti dei quattro episodi), quel buono si ferma al palo di una non-credibilità che insegue in modo distratto le riflessioni, i drammi, l'umorismo e ogni altro elemento tipico di un certo cinema popolare che vuole rifarsi a Mario Monicelli, Dino Risi o all'exploit di Manuale d'Amore (riferimento abbastanza marcato, pure se qui è avvolto da un preponderante senso di oscurità). Così, nella nostra recensione de I Migliori Giorni, non possiamo non soffermarci su ogni singolo episodio, raccontandolo tenendo in considerazione la totalità e gli intenti generali di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, due registi dalle corde umorali alterne eppure spesso coerenti (rivedete 18 Anni Dopo di Leo, un esordio pazzesco, o l'amaro Gli Ultimi Saranno Ultimi di Bruno), che questa volta indugiano sull'apparenza tralasciando la sostanza.

La Vigilia di Natale

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I migliori giorni: una scena dell'episodio La Vigilia

Il secondo (o il primo?) Natale in "epoca di Pandemia" a casa di Stefania (Anna Foglietta) e di suo marito Carlo (Marco Bonini), deputata di maggioranza che, nel pieno dei preparativi per il cenone, riceve la telefonata che le potrebbe svoltare la carriera: il segretario di partito, da poco vedovo, accetta l'invito a cena. Peccato però che allo stesso tavolo stanno per sedersi i due fratelli di Stefania, Luca (Massimiliano Bruno) e Alessandro (Edoardo Leo). Il primo dichiaratamente complottista e no vax, il secondo fresco fresco di terza dose. Come andrà? Potete immaginarlo. Anche perché, difficile girarci attorno, l'episodio che apre I Migliori Giorni, diretto da Leo e scritto insieme a Marco Bonini, potrebbe essere quello meno riuscito dei quattro. L'episodio finisce per essere seccante (e non perché sia socialmente scomodo...), mentre si alzano i toni e si alzano le esagerazioni dei due protagonisti, che si ritrovano a blaterale le stesse frasi rintracciabili sotto i post Facebook inerenti al tema sanitario che ha imperversato negli ultimi tre anni. La regia è accompagnata da un ossessivo tema musicale, i dialoghi sono un miscuglio di luoghi comuni (volutamente inseriti in sceneggiatura, ma questo fa perdere naturalezza all'azione) e ci si sofferma su di un quadretto situazionale che stiamo faticosamente provando a superare, benché il tema sia attuale (ma non troppo!). Ecco, questa Vigilia di Natale de I Migliori Giorni finisce per essere anacronistica, riaprendo in modo poco originale (e senza graffiare) una parentesi di cui abbiamo tutti la nausea.

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Capodanno

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I migliori giorni: una foto dell'episodio Capodanno

Altro giro, altra corsa e la fatidica domanda: che fai a Capodanno? L'imprenditore Bruno (Max Tortora), ricco e senza scrupoli, per ripulire la sua immagine, decide di passare il 31 dicembre in una mensa per i poveri. La serata, però, non inizia bene, in quanto la sua segretaria ha spedito per sbaglio i prodotti di alta qualità ai senzatetto, mandando al Presidente di Confindustria i pacchi del discount. Ma il peggio per Bruno deve ancora arrivare: tra qualche foto, una giornalista che filma la serata, un pasto caldo da servire e il panettone da tagliare spunta il suo vecchio autista, Alberto (Paolo Calabresi), finito sul lastrico. Diretto da Massimiliano Bruno, e scritto insieme a Beatrice Campagna, Salvatore Fazio, Simone Herbert Paragnani, l'episodio di Capodanno è di gran lunga il migliore dei quattro. Il phisique du role di Tortora e di Calabresi offre un interessante spunto che gioca sul contrasto, facendo sì che il segmento sfoci in una sorta di duello da Far West, re-immaginato da Bruno seguendo - appunto - le regole visive del western. Un uomo che ha perso tutto e un uomo che ha tutto da perdere, il senso di vendetta e un'umanità anestetizzata. Il tutto, avvolto da una coltre che, nonostante la cupezza dei toni, non si prende mai troppo sul serio. Un punto vincente (l'unico) per I Migliori Giorni.

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I migliori giorni: una scena dell'episodio Capodanno

San Valentino

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I migliori giorni: una foto dell'episodio San Valentino

Lo schema è il solito: c'è una cena romantica da organizzare, ma non è San Valentino senza triangolo. Anzi, senza quadrato. Lui, lei, l'altra e la lei dell'altra: Gianni (Luca Argentero) è spostato da venticinque anni con Sonia (Valentina Lodovini), CEO di una grande azienda, ma intanto prosegue la relazione con Clarissa (Maria Chiara Centorami), una ragazza molto più giovane. Il giorno di San Valentino, per Gianni, è una sfida: cenare (presto) con Sonia e passare il resto della serata con l'amante. Tuttavia, Gianni è il relativo amante della ragazza, dato che Clarissa è fidanzata con Daniela (Greta Scarano), dipendente di Sonia. Un poker di relazioni e intrecci nel terzo episodio de I Migliori Giorni, diretto da Edoardo Leo e scritto ancora con Marco Bonini. A proposito di scrittura, il San Valentino del film è la porzione più scritta tra le quattro, o almeno quella che spinge su una certa enfasi dettata dai toni e dai figuranti in azione. Un quadro canonico, pre-stabilito e con sparuti picchi emozionali (i dialoghi non aiutano, e ci chiediamo chi possa parlare come la coppia Gianni e Sonia che prendono appuntamento alle "7 pm"), perdendosi e ritrovandosi scena dopo scena (ogni episodio dura circa venti minuti) con l'obbiettivo (?) di (di)mostrare come possa essere inteso (e riacceso) l'amore dopo venticinque anni di matrimonio. Cosa resta alla fine? Sguardi, una cena indigesta e una domanda: perché in un certo cinema italiano vestito da melodramma insiste pedissequamente nel rappresentare l'alta borghesia?

8 Marzo

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I migliori giorni: Claudia Gerini in un'immagine

Una piccola premessa: l'episodio conclusivo de I migliori giorni potrebbe essere quello più complicato da analizzare. Continuiamo con il condizionale, perché questo 8 Marzo da una parte funziona, dall'altra accoglie e raccoglie le macroscopiche deformazione dell'opera completa, qui portate facilmente al picco più estremo. La storia? La riassumiamo in una riga: Margherita (Claudia Gerini), una famosissima conduttrice, si ritrova con una figlia all'ospedale per aver tentato il suicidio e con uno studio televisivo in subbuglio in quanto il giorno prima è andato in onda un servizio televisivo a dir poco maschilista. Un'ora prima della puntata dell'8 Marzo, Margherita è costretta dagli autori a chiedere scusa per ciò che è stato trasmesso (nonostante lei non abbia firmato il servizio), e a nulla sembrano valere le rimostranze che ha nei confronti di Paolo (Stefano Fresi), co-autore allineato alle politiche della rete. Come detto, l'8 Marzo diretto e scritto da Massimiliano Bruno è il capitolo che rastrella tutti i difetti del film per allinearli uno dietro l'altro, pur trovando al centro del racconto un certo spunto di interesse, sorretto dal trasporto interpretativo di Claudia Gerini e Stefano Fresi. A tratti caricaturale (volutamente?), retorico fino in fondo (volutamente?) e sovraccarico di ideali polarizzati, la chiusura del cerchio in realtà è il sussulto amaro che speravamo arrivasse (prima), in quanto l'assetto generale sembra essere molto più vicino alle tonalità aspre invece che a quelle umoristiche, mai seriamente considerate e solo suggerite. Un dosaggio ripetutamente sballato, che finisce per alterare quella stessa sostanza vitale capace di rendere avvicinabile un'opera dalle molte ombre e dalle poche luci. Guarda caso, proprio come i personaggi che vuole raccontare. E se non fosse poi un caso?

Conclusioni

Concludiamo la recensione de I Migliori Gironi finendo comunque da un presupposto, al netto del valore critico e/o oggettivo: nonostante le molte ombre, la troppa retorica e la ridondante artificiosità, quello di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno potrebbe essere un film (ad episodi) apprezzabile dal grande pubblico, invogliato dalla presenza nel cast di alcuni degli interpreti più amati e apprezzati.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • I nomi che compongono il cast, di sicuro appeal.
  • Il secondo episodio, Capodanno.

Cosa non va

  • Il primo episodio. Artificiale, ridondante, retorico, anacronistico.
  • La retorica spinta, sembra sia lei a dettare i tempi e i dialoghi...
  • … dialoghi che non reggono davanti al concetto di credibilità, componente essenziale per film del genere.
  • L'umorismo è quasi assente, e anche l'amarezza viene fuori solo a tratti.