I figli di Sam: verso le tenebre, la recensione: una cospirazione dietro al famoso serial killer?

La recensione di I figli di Sam: verso le tenebre, la docuserie Netflix che racconta il caso del famoso serial killer americano David Berkowitz, chiedendosi se dietro la sua furia omicida si nasconda un caso ben più complesso.

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I figli di Sam: Verso le tenebre, una scena della serie

Prima di vedere la nuova docuserie true crime disponibile su Netflix dedicata all'ennesimo serial killer statunitense, pensavamo ci saremmo trovati davanti un tipo di narrazione assimilabile a tanti altri prodotti disponibili sulla piattaforma streaming. Come vedremo in questa recensione di I figli di Sam: verso le tenebre, il documentario diretto da Joshua Zeman parte sì dagli omicidi compiuti da David Berkowitz, il killer conosciuto come "il figlio di Sam", ma va anche molto oltre, concentrandosi sulle indagini condotte sul caso da parte di Maury Terry, giornalista che credeva che dietro a Berkowitz si nascondessero non solo altri complici, ma addirittura una setta satanica diffusa tanto negli Stati Uniti come all'estero.

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I figli di Sam: Verso le tenebre, un'immagine della serie

Il solito complottismo, direte. Sì, ma probabilmente anche molto di più. Seguendo le indagini condotte da Maury Terry per una vita intera, non si può fare a meno di lasciarsi trasportare dalle sue supposizioni ed in parte di credergli, anche se spesso collegamenti e congetture possono sembrare azzardati. D'altronde, essendo in gran parte narrato dalla prospettiva dello stesso Terry, I figli di Sam: verso le tenebre rende piuttosto facile credere alle teorie del giornalista, allo stesso tempo, però, più la narrazione prosegue più ci sbatte in faccia quanto sia pericoloso votare la propria vita a un'ossessione, allo svelamento di un mistero che diventa sempre più complesso ed intricato. Tra gli altri temi toccati da Zeman nel corso del documentario c'è anche l'inefficienza della polizia e del sistema giudiziario dell'epoca, che scelse volontariamente di non proseguire nelle indagini dopo aver catturato Berkowitz. Il regista cerca anche una velata connessione con l'attualità, lasciando però allo spettatore la possibilità di leggere in quello che vede sullo schermo la critica ad un sistema che tutt'ora opera in modo simile.

La furia omicida di Berkowitz

La narrazione si apre nel 1976, anno in cui, a New York, esplose la furia omicida di Berkowitz. L'uomo sceglieva come vittime principalmente giovani donne, le sorprendeva e le uccideva velocemente con numerosi colpi da arma da fuoco: inizialmente, infatti, era conosciuto come "The .44 Caliber Killer", facendo riferimento all'arma che usava per i delitti. Quando venne catturato, nel 1977, aveva ucciso sei persone (ma aveva anche gravemente ferito altri 10 malcapitati, tra giovani uomini e donne). A rendere ancor più particolare la vicenda - e a distinguere Berkowitz da molti altri killer che vennero prima e dopo di lui - le motivazioni dietro gli omicidi: pare che a spingerlo ad uccidere fosse stato il cane nero del suo vicino (Sam Carr, da lì la sua autodefinizione come "figlio di Sam"), un demone millenario assetato di sangue che gli diceva come agire. Se la docuserie - composta in totale da 4 episodi - si concentra inizialmente sui delitti di Berkowitz e sulla sua - come vedrete, quasi fortuita - cattura, in seguito si segue la vicenda dal punto di vista Terry, che decide di buttarsi anima e corpo nelle indagini di un caso che, secondo lui, è lungi dall'essere risolto. Che cosa lo spinge ad approfondire? Le testimonianze sul killer dei sopravvissuti sembrano non coincidere e gli identikit forniti alla polizia sono molto diversi tra loro. Non c'è dubbio che alcuni degli omicidi siano stati compiuti dal "Figlio di Sam", ma i responsabili di molti altri potrebbero essere stati dei complici.

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I figli di Sam: Verso le tenebre, una foto di scena della serie

Tuffatosi a capofitto nel caso, Terry pian piano porta alla luce inaspettati collegamenti con una setta fondata da due ex-membri di Scientology, con la terribile "Famiglia" di Charles Manson e l'omicidio di Sharon Tate e con tanti altri eventi criminali del periodo. Le cose si faranno sempre più complicate, fino a quando, addirittura, due dei veri figli di Sam (i figli di Sam Carr, che Terry sospettava essere tra gli assassini complici di Berkowitz) vengono trovati morti. Casualità o segno di una cospirazione inaspettatamente ampia e diffusa?

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Più domande che risposte

I figli di Sam: verso le tenebre è senza dubbio un racconto interessante ed estremamente coinvolgente (questo anche grazie alla partecipazione di numerosissime voci e contribuiti): superata la prima parte che segue un tipo di narrazione decisamente più tradizionale, il documentario sceglie di vagliare ipotesi a prima vista ben difficili da credere ma che, comunque, dalla prospettiva di Maury Terry, acquistano logica e coerenza, trascinando letteralmente chi guarda nella stessa "tana del bianconiglio" in cui il giornalista era caduto. Seguendo la storia dal punto di vista di Terry, come dicevamo, riusciamo anche a comprendere cosa significhi dedicare la propria vita ad un'ossessione, non riuscire a fare nient'altro che non sia cercare di risolvere un caso apparentemente irrisolvibile.

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I figli di Sam: Verso le tenebre, un'immagine della docu-serie

Una lotta contro i mulini a vento, dal finale - come potrete già immaginare - in parte molto frustrante, tanto per Terry, il cui lavoro non riceverà mai il riconoscimento che merita, quanto per lo spettatore, che terminata la visione si troverà con la voglia di saperne di più e con il bisogno che a tutte le sue domande venga data finalmente una risposta. Una docuserie senza dubbio da non perdere, adatta tanto agli amanti del true crime che a chi si approccia a questo genere solo sporadicamente, e che va arricchire il già ricchissimo catalogo Netflix.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di I figli di Sam: verso le tenebre sottolineando come si tratti di un prodotto true crime interessante e coinvolgente. La storia degli omicidi del "Figlio di Sam" e delle indagini svolte da Maury Terry trascineranno lo spettatore in una "tana del bianconiglio" fatto di cospirazioni e sette sataniche da cui sarà difficilissimo uscire.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La prospettiva originale ed interessante data alla narrazione.
  • Le tante voci che danno il loro contributo alla narrazione della vicenda.
  • Il racconto del lavoro di Maury Terry è molto interessante.
  • Temi come l'inefficienza della polizia e del sistema giudiziario su cui ci si sofferma nell'arco dei quattro episodi.

Cosa non va

  • Il finale ci lascia con molte domande e solo poche risposte.