Un film nato sul divano di casa con una strizzata d'occhio a Six Feet Under. Dopo una lunga attesa, I cassamortari approda su Prime Video il 24 marzo. L'idea di raccontare la storia di una famiglia di impresari di pompe funebri sui generis è frutto di un'idea di Claudio Amendola e della moglie Francesca Neri. "Li chiamo becchini" commenta lui ridendo "ma ho capito che si offendono". Dopo la morte del capofamiglia (Edoardo Leo), sono i quattro figli, interpretati da Massimo Ghini, Lucia Ocone, Gianmarco Tognazzi e Alessandro Sperduti, a mandare avanti l'azienda di famiglia, ognuno con le sue fragilità e idiosincrasie. Il tutto fino al giorno in cui non vengono contattati dalla manager di una celebre rockstar (Piero Pelù) morta di overdose proprio durante una campagna contro la droga.
Parlando del progetto, che tocca un tema delicato come la morte e punta a strappare qualche risata in un momento di grande difficoltà, Claudio Amendola specifica: "Nelle situazioni drammatiche succedono cose divertenti. Dai funerali a cui ho partecipato sono nate storie esilaranti. Ho sempre pensato che ci vuole un atteggiamento leggero. Il punto di vista dissacrante funziona sempre così mi sono divertito a immaginare questa famiglia che è un concentrato dei difetti più diffusi: ipocrisia, attaccamento al denaro, esposizione delle vite private sui social. Ecco, questo non mi appartiene perché io i social non li ho".
La morte ti fa ridere
Quando Claudio Amendola e Francesca Neri hanno partorito I cassamortari, hanno pensato in grande. "In un primo tempo avevamo pensato addirittura a George Clooney. Ho perfino scritto una lettera all'avvocato di Clooney, ma lui non mi ha mai risposto quindi mi sono buttato su Massimo Ghini" esclama Amendola. In realtà il ruolo di Ghini sarebbe stato il suo, ma lui ha scelto di dedicarsi solo alla regia lasciando la ribalta i colleghi. E la gratificazione per avergli ceduto il suo ruolo ha spinto Ghini ad accettare il ruolo del maggiore dei quattro fratelli Pasti. "Ho raggiunto un età in cui non bisogna essere stupidamente competitivi, tanto l'Italia è questa e questo è il nostro cinema" spiega lui. "Se sono arrivato a questo punto qualche talento ce l'ho, quindi oggi mi sento tranquillo, ho raggiunto il nirvana. Quando Claudio mi ha chiamato mi sono sentito molto gratificato. Però lavorare su un argomento così difficile non è una passeggiata, il limite tra commedia e tragedia è labile. Claudio ha avuto coraggio".
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Quattro fratelli a caccia di salme
Gianmarco Tognazzi interpreta Marco, il più taciturno dei quattro fratelli Pasti. Colui che condivide coi deceduti un legame più viscerale visto che di mestiere fa il truccatore di cadaveri: "Il mio personaggio trova orribili i vivi e più dignitosi i morti. Io ho iniziato a lavorare con Claudio da bambino, essere chiamato da lui oggi è un onore. Speravo che si ricordasse di me e lui mi ha offerto un personaggio diverso. In origine parlava molto, ma io, che nella vita sono un prolisso, ho proposto di non farlo parlare se non in rarissime occasioni. Claudio ci ha pensato e il giorno dopo ha detto 'Sì, facciamolo così'". Il personaggio di Marco è anche colui che sposta l'attenzione sul rispetto nei confronti della morte, tema trattato con ironia, ma anche con sensibilità. "Dobbiamo stare attenti a come ci rapportiamo alla morte più che ai morti" chiarisce Tognazzi. "Io ne ho un terrore assoluto. Non ho mai voluto vedere i miei parenti morti, a cominciare da mio padre, me lo immagino in tournée da 30 anni. La grande possibilità del mestiere dell'attore è far pace con certi fantasmi. Dobbiamo tornare a essere un po' meno orribili, riconquistare empatia nei confronti degli altri".
L'unica donna dei quattro Pasti è Maria, interpretata da Lucia Ocone, anche lei alle prese con un personaggio decisamente inedito: "Così sexy non mi avevano mai vista. Claudio mi ha trasformato in una gran gnocca, come non sarò in nessun film. Ho amato molto questo personaggio perché è totalmente diverso da me. Arida, cattiva, senza cuore, avida di denaro, è una vera stronza. E poi Maria colleziona relazioni con vedovi. Un personaggio estremo che mi ha permesso di tirar fuori un lato umano che di solito, da comica, non esploro mai".
Arriva il momento di Alessandro Sperduti, il più giovane membro della famiglia Pasti che in realtà ha una lunga esperienza davanti all'obiettivo, visto che recita dall'età di dieci anni. "Nella vita sono un disastro coi social" confessa lui. "Sbaglio tutto, faccio le storie e mi dimentico di accendere l'audio, però ci provo. Cerco di capire questo linguaggio perché è uno strumento importante mentre il mio personaggio, Matteo, ce l'ha ben chiaro. Per l'azienda i social sono fondamentali". Anche Sperduti ci tiene a ringraziare Claudio Amendola dell'occasione datagli "perché mi ha raccontato questo film con una passione e un entusiasmo che sono solo suoi. Lui sa che amo l'humor nero. Sono cresciuto con questo tipo di ironia e sono contento che mi abbia affidato un personaggio un po' oscuro".
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Rockstar defunte e pompe funebri superstar
Nel nutrito cast de I cassamortari, Piero Pelù rappresenta l'elemento estraneo. La voce dei Litfiba ammette di essersi sentito un pesce fuori d'acqua in un set cinematografico, un mondo a lui estraneo: "Trovarsi su un palco con un batterista pazzo alle spalle è ben diverso da stare su un set da solo, in silenzio, mentre tutti aspettano la tua battuta. Non avevo mai recitato in un film, ma amo il cinema e quando Claudio Amendola mi ha chiesto di interpretare una rockstar secondo voi dicevo di no? Si è realizzato il sogno della mia vita, da quando andavo a vedere i film di Murnau al cinema". Il cantante è grato a Claudio Amendola per aver riposto in lui quella fiducia "che io non riponevo e non ho nemmeno ora. Mi sono divertito a interpretare un personaggio che in realtà simboleggia tutto ciò contro cui mi sono battuto. È il mio opposto, è una rockstar odiosa, falsa insopportabile, isterica, strafatta. Un personaggio fake, tema che affronto anche nel brano che ho scritto per il film, Sete di vita".
In un film che parla di pompe funebri non poteva mancare il marchio leader del settore. Per farsi guidare nella sua messa in scena, Claudio Amendola si è rivolto alla celebre famiglia Taffo, che imperversa sui social con il suo humor macabro: "Sono molto presenti nel film. Grazie a loro abbiamo capito che questo, pur avendo caratteristiche uniche, è un mestiere come un altro. Nel quotidiano i problemi che affrontano sono gli stessi degli altri lavori, ho scoperto che esistono soluzioni fantastiche perfino per gli animali domestici morti". Il regista specifica: "Abbiamo girato durante l'emergenza sanitaria e ovviamente ci siamo domandati se fosse davvero il caso. Altri film ironizzano su temi delicati:, La grande guerra, I soliti ignoti; la commedia italiana ha sempre saputo trattare temi spinosi senza mancare di rispetto. Nel nostro film i morti fanno più bella figura dei vivi. Questo ci ha permesso di essere liberi di ironizzare. Se riusciamo ad alleggerire questo periodo difficile credo che dovremmo avere la libertà di poter intrattenere la gente senza sentirci responsabili delle disgrazie altrui".