Hill House, ovvero sul pianeta Netflix adesso c'è anche una casa infestata. Tratto molto liberamente dal romanzo The Haunting of Hill House di Shirley Jackson, da cui Robert Wise trasse il bellissimo Gli invasati (e Jan De Bont il decisamente dimenticabile Haunting - Presenze), la serie scritta da Mike Flanagan - qui potete leggere la nostra recensione di Hill House - apre ufficialmente le porte all'horror sulla piattaforma di streaming mondiale. Lo fa mettendo in mano un ambizioso progetto nelle mani di un esperto. Mike Flanagan è infatti uno specialista del genere, con in curriculum un paio di Oculus e soprattutto Ouija: L'origine del male, terzo capitolo ispirato dalla tavoletta maledetta. È anche, cosa più importante, già un veterano di Netflix, che al momento significa avere fatto almeno un altro progetto, che in questo caso è Il gioco di Gerald, ambiziosa trasposizione di uno dei romanzi più belli di Stephen King. E se sei nato a Salem, difficile staccarsi dal maestro del brivido. Infatti Flanagan è già sul set di Doctor Sleep, questa volta sotto l'occhio attento della Warner, con una sceneggiatura firmata da un premio Oscar di nome Akiva Goldsman e un cast stellare che vede Rebecca Ferguson al fianco di Ewan McGregor.
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Da Il gioco di Gerald Flanagan si è portato a Hill House Carla Gugino, che veste i panni di Olivia, moglie di Hugh Crane, interpretato da Henry Thomas, ovvero il leggendario Elliot di E.T., uno dei tanti omaggi agli anni Ottanta di cui è disseminato il film. La coppia ha cinque figli: Theodora, Nell, Shirley, Luke e Steven. Tutti insieme sono i Crane, la famiglia protagonista delle dieci puntate di Hill House e perseguitata per tutta la vita dalla sua maledizione. Una storia ricca di colpi di scena, fino all'ultima scena dell'ultima puntata, e raccontata nel corso della serie anche attraverso le pagine di The Haunting of Hill House, il bestseller scritto da Steven, che in età adulta è interpretato da Michiel Huisman, meglio noto agli appassionati de Il trono di spade per il suo Daario Naharis, guardia del corpo di Daenerys Targaryen, signora dei draghi, figlia di quello, nipote di quell'altro, insomma avete capito. E con il decisamente sovrannaturale Huisman ha avuto a che fare, anche se in termini assai piacevoli, al fianco dell'eternamente giovane Blake Lively di Adaline - L'eterna giovinezza. Lo abbiamo incontrato a Londra per parlare di Hill House e del suo scrittore Steven Crane.
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Michiel Huisman e l'horror
Non è il suo primo horror, come si trova in questo genere?
Sì, ho avuto un'altra esperienza interpretando The Invitation, ma a parte quello diciamo che non ho molta dimestichezza con l'argomento. Quello che mi è piaciuto, quando per la prima volta ho letto la sceneggiatura della serie, è stato scoprire che non avevo a che fare solo con una storia che faceva paura, ma fondamentalmente con quella di una famiglia, e per la mia sensibilità quello era decisamente l'aspetto più importante.
Ha letto il romanzo di Shirley Jackson a cui Hill House è ispirato?
Lo avevo già letto, anni fa, ma non è servito rinfrescarlo, perché Hill House è molto liberamente tratto dal romanzo. Ci sono alcuni elementi che sono stati mantenuti, come parte del personaggio di Theodora, ma sono davvero piccole cose. Mike Flanagan ha preferito una costruzione quasi meta narrativa, quindi il mio personaggio, Steven, è l'autore del libro che racconta The Haunting of Hill House. E nella scena iniziale della prima puntata, il passo che sto leggendo è proprio l'incipit del romanzo di Shirley Jackson.
C'è anche una traslazione temporale, il romanzo è ambientato negli anni Cinquanta, mentre Hill House è contemporaneo, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista narrativo per la tecnologia che oggi abbiamo a disposizione.
Sì, ma non credo sia stato un elemento che abbia influenzato la serie. Tutti i flashback poi sono ambientati negli anni Ottanta e l'unico luogo che vediamo è la casa, un'antica villa fuori dal tempo. E questo sfasamento è parte integrante del fascino della storia.
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Il ruolo di Steven e i diversi generi di Hill House
Lei è lo scettico della famiglia, non ha mai creduto che si fossero delle presenze maligne nella casa. Si è adattato facilmente al suo ruolo?
Abbastanza, semplicemente perché sono io stesso una persona molto scettica su questi argomenti, quindi non è stato affatto problema ragionare come lui, pensare che tutto quello che è i suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle pensano di avere visto e vissuto a Hill House, è in realtà tutto nelle loro menti. E questo suo atteggiamento, unito al fatto che nonostante ciò abbia scritto una serie di libri sul sovrannaturale di grande successo, lo fa essere odiato di tutti. Questo è un aspetto del personaggio che adoro.
Spero non sia successo così anche sul set, dato che siete stati sul set insieme per nove mesi.
No, assolutamente, anzi, siamo diventati davvero una famiglia che si vuole bene, al contrario dei Crane che qualche problema ce l'hanno. Ho scoperto, dopo qualche tempo sul set, che è una caratteristica dei set di Mike Flanagan. Infatti molti del cast e della crew avevano già lavorato con lui in altri film, ed è una cosa che Mike cerca di fare ogni volta, lavorare sempre con lo stesso gruppo, proprio per avere un set che funziona alla perfezione.
Tornando al fatto che Hill House sia più un dramma familiare che un horror, lo conferma il fatto che ciò che vogliamo scoprire, a un certo punto, non è il mistero della casa, ma quello dei rapporti tra i Crane.
Esatto, è fantastico, anche se è un rischio, e ammetto che era una delle mie poche preoccupazioni, perché un pubblico di genere potrebbe restare deluso da quest'aspetto. Poi mi sono reso conto che non era un problema, perché al contrario la carica emotiva è ancora più forte.
E non solo, perché di fatto ci sono degli elementi thriller che aggiungono un ulteriore genere e linea narrativa alla serie. Insomma, ce n'è un po' per tutti i gusti.
E non è stato così difficile costruire, per noi tutti, un'ulteriore linea narrativa. La vera sfida, per ognuno di noi, era riuscire a tenere le fila di tutto quello che succede, in particolare nelle prime cinque puntate, mettere tutto insieme nella sesta, e da lì in poi scendere all'Inferno, fino a che...
Non lo diciamo, certo, anche perché nessuno ci crederebbe. In ogni caso, Steven è un personaggio impegnativo soprattutto perché, diciamocelo, è davvero odioso in alcuni momenti.
È vero, ma lo è perché è quello che ha subito i danni minori da ciò che è successo a Hill House quando erano bambini. Ed è sinceramente convinto che ci sia una patologia psichiatrica nella sua famiglia e che sia a causa di questo problema che sono tutti convinti che la casa stessa sia un'entità malvagia. E non se lo dice a voce alta, ma è terrorizzato dall'idea di essere lui stesso affetto dal male di famiglia.
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Le strizzatine d'occhio agli anni Ottanta e il futuro della serie
Torniamo un attimo agli Ottanta, tornati di moda alla grande proprio grazie a Netflix con Stranger Things. Hill House, nei suoi flashback, è disseminata di piccole e divertenti easter eggs, tra cui anche un bellissimo omaggio a Henry Thomas, un portamerenda di E.T., magnifico. Le piace questo revival?
Davvero? Non avevo fatto caso al portamerenda! Ti dirò, è una cosa su cui non avevo riflettuto, ma adesso mi piace molto! Sono cresciuto negli anni Ottanta e francamente, pensandoci oggi, era davvero un periodo fantastico sotto tanti punti di vista. E credo che l'entusiasmo che molti cineasti, tra i trenta e i quarant'anni riescono a infondere raccontando quegli anni, sia dovuto al ricordo ancora vivido che hanno e agli stimoli incredibili che hanno avuto quando erano ragazzi all'epoca.
Torniamo a Steven, uno scrittore che per il successo sacrifica tutto, compresa la sua famiglia e la sua vita personale. Succede anche a un attore?
È indubbio che abbia fatto molte scelte, anche difficili, sull'altare della mia carriera. Sono stato fortunato, perché non mi sono mai trovato nella condizione di dover prendere decisioni estreme, e francamente non riuscirei mai ad arrivare a tanto, qualunque fosse la ricompensa. Pensare di poter raggiungere vette professionali altissime, senza poterle condividere con qualcuno che ami, e sentendo magari addirittura il disprezzo di persone che dovrebbero essere le più importanti per te, non ha senso.
Domanda d'obbligo: stagione 2?
Non lo so, davvero, anche se potrebbero esserci molte possibilità aperte, nonostante la storia sia definitivamente autoconclusiva, ma chissà. Potrebbe addirittura essere una serie antologica, come American Horror Story, o magari Steven potrebbe andare in una nuova casa dei suoi libri. Ecco, questa mi piace molto come ipotesi!