Togliamoci subito il dente: per chi scrive, l'Hellboy del 2019 con David Harbour è un discreto b-movie ottimamente curato nel comparto gore ed action da Neil Marshall e profondamente fedele all'anima più spietata ed estetica del fumetto di Mike Mignola. Ciò detto, il film si è purtroppo rivelato un disastro economico e di consenso a causa di numerosi problemi produttivi e concettuali: i primi legati a un'ingerenza piuttosto invadente e intransigente su budget e montaggio, i secondi all'idea stessa di "rebootare" un personaggio che i fan e i cinefili in generale volevano ancora in mano a Guillermo Del Toro, così da permettergli di concludere la sua trilogia.
Tutto questo è andato a intaccare in parte la qualità del film ma soprattutto l'esperienza della sua realizzazione, con Marshall che quasi rinnega oggi il progetto e Harbour che non perde occasione per ricordare e ricordarsi di non commettere più un simile errore. Lo fa davvero sempre: nell'estate del 2022 ha parlato della sua chiacchierata con Ryan Reynolds per "superare la delusione del flop" e sottolineare come "la gente non voleva che il personaggio fosse reinventato"; poi in promozione di Violent Night - più recentemente - ha rivelato di tenere una foto di lui in costume da Hellboy nell'armadio "per ricordarsi da dove viene quando è particolarmente di buon umore", quindi un monito per restare sempre all'erta e non imbarcarsi di un altro potenziale disastro. Tenendo dunque in considerazione tutto questo, Millennium Media ha pensato bene di rilanciare ancora una volta la creatura di Mike Mignola, e questa volta in modo nuovamente diverso. Sarà la strada giusta? Parliamone.
Tre anime
Quando parliamo degli Hellboy cinematografici è importante considerare le intenzioni degli autori. Nel caso dei due splendidi film di Guillermo del Toro, ad esempio, il regista aveva intenzione di adattare il Ragazzo Infernale di Mignola al suo standard stilistico sia nella forma che nel contenuto. Per questo c'è una love story al cuore del racconto (del tutto inesistente nei fumetti), perché rispetta la volontà autoriale di Del Toro, la cui missione è quasi da sempre quella di nobilitare il mostro e ribaltarne figura e psicologia, umanizzandolo nel profondo. Non a caso ha scelto di rendere co-protagonista dell'intera saga un'altra "bestia" come Abe Sapien, che nell'opera originale non ha in verità questa vicinanza con il protagonista. Proprio per questo, però, l'Hellboy di Del Toro è il più autoriale e diverso e amato, perché rispecchia l'anima del sua creatore e si integra perfettamente nella sua filmografia.
David Harbour ha chiesto consiglio a Ryan Reynolds dopo il flop del reboot di Hellboy
Per The Golden Army - addirittura - l'autore messicano ha pensato bene di inventare una storia originale di sana pianta, slegandosi completamente dell'operato di Mignola e legando Hellboy ancora più saldamente al suo cinema. Il discorso cambia per il film di Marshall, dove l'autorialità è inesistente ma la fedeltà ai personaggi e ai tratti dell'opera a fumetti è quasi reverenziale. Di fatto è più Hellboy il reboot del 2019 di quanto lo fosse concretamente la precedente iterazione cinematografica, e questo perché pescava direttamente dalle storie già esistenti, trasponendole in un miscellanea ispirazionale a suo modo devoto al lavoro di Mignola. Puntando proprio alla fedeltà, al gore e all'azione, comunque, il film perdeva personalità e cuore, risultando quasi vuoto e per nulla emozionante per quanto esaltante nella capacità d'intrattenere.
Era stata creata l'antitesi dell'Hellboy di Del Toro, da un polo all'altro di creatività e produttività. Per questo è stato odiato dai fan del solo Hellboy cinematografico e apprezzato nell'anima - perché di questo si parla - dagli amanti di quello fumettistico. Un aspetto che però né l'una né l'altra iterazione sono riusciti a mantenere è il tono più vero delle storie su tavola, quello che rende i racconti di Mignola insieme piccoli ma sofisticati e Red quasi un co-protagonista, così da lasciare spazio proprio alla narrazione per immagini e all'evento in sé, compreso di atmosfera - diversa a seconda della storia - e personaggi del momento. Ci entusiasma e incuriosisce allora notare come Millenium Media abbia compreso forse questa mancanza, andando a riempire questo vuoto con il nuovo re-start basato su The Crooked Man, una delle storie più amate ed emblematiche del più alto valore narrativo di Hellboy.
Quale storia e quale Red
Al netto della presenza di Mike Mignola in sceneggiatura, seppur coadiuvato dal collega e amico Christopher Golden (già autore insieme a lui di Baltimore), il nuovo Hellboy sembra promettente proprio per la scelta del racconto. In quanto reboot e con l'eventualità di continuare, la produzione ha già affermato che il nuovo interprete di Red sarà più giovane sia di Ron Perlman che di David Harbour, di un'età compresa tra i 20 e i 30 anni. Considerando un budget ridotto al completo servizio della storia, l'attore scelto sarà un nome adatto sia per phisique-du-role che per esigenze narrative, ma la presenza diretta di Mignola ci lascia pensare che sarà una cernita breve e sicuramente coscienziosa. Questo anche considerando i tempi che separano il casting dall'inizio delle riprese, previste per il prossimo aprile in Bulgaria. Tutto ciò conferma che avremo un nome già alla fine del prossimo mese e che il film non avrà un costo esorbitante, ma in effetti non ne ha bisogno considerando ambientazione e struttura del racconto.
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The Crooked Man è infatti ambientata nella profondità dei Monti Appalachi, in America del Nord. Red è di passaggio di ritorno da una missione, ma nel cammino scopre che la zona è abitata da una congrega di streghe al soldo dell'Uomo Storto, descritto come "un orrido diavolo ingannatore in Terra". Insieme a Tom - che ci auguriamo verrà trasposto nel lungometraggio -, Hellboy deciderà di confrontarsi con questo nuovo nemico e aiutare la popolazione degli Appalachi a liberarsi dal male che affligge da decenni quelle montagne solitarie. La storia è tutta costruita intorno a soppesati dialoghi che, sfruttando la tematica della stregoneria, vogliono raccontare il cuore nero d'America e il peso delle responsabilità dell'uomo. È un racconto piccolo e di qualità che si rende eccezionale proprio per la sua intrigante atmosfera tra Lovecraft e il Friedkin de L'Esoricsta, dove Red è davvero una sorta di contingenza all'interno della narrazione di Tom, vero protagonista della vicenda.
Se adattato fedelmente da Mignola e Golden e diretto con la giusta grinta e la giusta visione da Brian Taylor (che già ci ha sorpreso con Crank ed Happy!, meno con Ghost Rider: Spirito di Vendetta), Hellboy: The Crooked Man potrebbe essere la trasposizione definitiva dell'opera, quella in grado di unire autorialità, gore, azione e atmosfera in un'unica soluzione contenuta ma ben ragionata. Per questo non è da sottovalutare e marchiare solo come "l'ennesimo reboot", perché si tratta effettivamente del tentativo di fare le cose nel modo più giusto per il personaggio, per i fan e per il grande schermo. Con la speranza che questa volta l'esperienza delle riprese e post-produttiva non rovini l'intero potenziale del progetto.
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