Heartstopper 2, Matteo Garofalo e Sebastiano Tamburrini: "Doppiare Nick e Charlie è stata una favola"

Il nostro incontro con i doppiatori italiani di Nick e Charlie, i protagonisti della teen comedy Heartstopper, in streaming su Netflix. In attesa della terza stagione, ripercorriamo con loro le tematiche affrontate dalla serie con alcuni dietro le quinte e aneddoti.

Heartstopper 2, Matteo Garofalo e Sebastiano Tamburrini: 'Doppiare Nick e Charlie è stata una favola'

Heartstopper ha sorpreso tutti con la seconda stagione, disponibile su Netflix, per come sia riuscita ad alzare ancora di più il tiro e allargare il bacino del racconto con ancora più tematiche ed identità di genere. In attesa della terza stagione già ordinata, la teen comedy tratta dai graphic novel di Alice Oseman, che ha curato anche l'adattamento televisivo, abbiamo incontrato i doppiatori dei due protagonisti. Matteo Garofalo, classe 1993, e Sebastiano Tamburrini, classe 2004, ovvero Nick Nelson e Charlie Spring, ci hanno raccontato com'è essere le voci italiane di due personaggi sulla bocca di tutti per tematiche così delicate ed attuali, e che in fondo li mantiene giovani.

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Heaststopper: un'immagine della serie Netflix

"Siccome quest'anno farò 30 anni e quindi sono alla soglia degli '-enta', devo dire che la mia voce che è abbastanza giovanile, mi ha portato fortuna in questi pochi anni - ho iniziato a lavorare fondamentalmente nel 2018 - e più volte mi ha fatto tornare tra i banchi di scuola e io di questo sono veramente contento, perché tutti quando pensano al doppiaggio pensano ad una voce sexy e profonda. Il mio tono invece mi permette di rimanere attaccato all'adolescenza, che per quanto mi riguarda è stato il periodo più bello della mia vita. Questa serie in particolare è molto delicata e profonda, va a lavorare su tantissimi aspetti psicologici che, quando andavo a scuola io, non erano così discussi come oggi. In questo caso quindi è stato come rivivere quegli anni ma in modo totalmente diverso".

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Heartstopper: una scena della serie

Gli fa eco Sebastiano: "In realtà quando ho iniziato a doppiare Charlie andavo ancora alle superiori. È stato anche spaventoso in un certo senso per me per questo motivo, perché ho iniziato questo lavoro davvero da poco tempo. Quel matto di Simone Marzola (il direttore del doppiaggio, ndr) ha avuto così tanta fiducia in me da darmi questo personaggio che per me all'inizio sembrava una sfida davvero impossibile, soprattutto alla fine del primo turno. Il fatto è che questa è una serie talmente sincera, come ha detto Matteo, che parla di cose talmente profonde con una leggerezza tale che io stesso doppiandolo mi sono sempre più immedesimato. Se magari nei primi episodi della prima stagione c'era un certo distacco, ho proprio sentito addosso la seconda che abbiamo doppiato tra maggio e giugno, e sono felice di aver avuto quest'opportunità".

La direzione del doppiaggio di Heartstopper

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Heartstopper 2: una scena

Purtroppo Matteo Garofalo e Sebastiano Tamburrini non hanno lavorato insieme in sala di doppiaggio, per i tempi serrati di oggi con la serialità e le piattaforme. Eppure la magia del doppiaggio fa sembrare i loro dialoghi davvero un botta e risposta continuo, merito dei tecnici e del direttore del doppiaggio, Simone Marzola, che ha tenuto particolarmente a questo show con tanti piccoli accorgimenti, come ci hanno raccontato i due. "Ci ha fatto lavorare tanto, a dispetto di tutti i tempi stretti che ci sono necessariamente oggi. Io ricordo che per la prima stagione facevo il pendolare da Roma, dove vivo, a Milano, dove l'abbiamo registrata, e gli ultimi turni finivano alle 9 di sera. Uscivo da lì e non capivo più niente, mi chiedevo dove fossi e perché fossi lì. Anche perché è successo qualcosa di raro e apprezzabile: quando abbiamo finito di doppiare tutti gli episodi, Simone ci ha fatto tornare sui primi dato che a quel punto stavamo più dentro il personaggio". Concorda Sebastiano: "Riporto un altro esempio dell'attenzione al doppiaggio: c'è una scena all'inizio della seconda stagione in cui Charlie e Nick siamo al parco e io corro verso di lui che mi solleva abbracciandomi. Simone è entrato in sala per sollevarmi e rendere quella battuta e quella scena, che è brevissima, al meglio possibile".

Mi avevi convinto al 'ciao'

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Heartstopper 2: una foto di scena della serie

Come dicevamo, Heartstopper allarga il bacino nei nuovi episodi con il tema dell'asessualità, attraverso il personaggio di Isaac, ma anche il coming out di Nick. Particolarmente difficile trattare queste tematiche solo attraverso la propria voce e attraverso le sue sfaccettature, come i fiati e il volume. Oppure un semplice 'Ciao' che nella serie acquista molteplici significati: "Ne abbiamo detti davvero tantissimi. C'è n'era uno in particolare nella prima stagione che mi ha fatto ripetere all'infinito". Replica Sebastiano: "Soprattutto nella prima stagione è stato un inferno, è stato terribile. Forse proprio perché è solamente una parola eppure è importantissima per la serie. Simone lì è davvero andato all in, 'Non ti schiodi da qui finché non l'hai detto come voglio io'. Era diventato un meme praticamente in studio di registrazione".

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Inizia Matteo: "Facciamo come a scuola, per restare in tema, e vado sempre prima io in ordine alfabetico. Effettivamente in questi nuovi episodi con Simone abbiamo lavorato moltissimo sui fiati. Lui è sempre stato molto attento a questo aspetto e ad un altro molto importante: il volume. Io credo di non aver mai recitato così basso in sala di doppiaggio. Infatti ora sto urlando per recuperare. A volte lui mi diceva nei turni 'Ancora più a bassa voce' e io replicavo 'Ma si può andare più bassi di così?' C'è una scena ad esempio nella stagione 2 dove Nick è a tavola con la propria famiglia e quindi io devo affrontare il suo coming out con il padre e il fratello. È una scena fondamentale per il percorso del personaggio e forse una delle più emozionanti di tutta la serie e, nonostante fosse molto intensa e difficile, paradossalmente è una di quelle che ho dovuto ripetere meno, perché ero così dentro il personaggio a quel punto che mi sentivo davvero con mio padre e mio fratello a tavola. Non mi sentivo compreso in quella sala di doppiaggio".

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Heartstopper 2: un'immagine della serie

Garofalo poi risponde alle polemiche che vogliono la serie troppo edulcorata rispetto a titoli come Euphoria o Sex Education sulla stessa piattaforma: "Questa serie è più edulcorata rispetto ad altre che affrontano la sessualità nell'adolescenza, ma proprio per questo risulta una perla, una chicca dal punto di vista psicologico piuttosto che fisico, serve a spezzare un po' la catena per non avere a che fare con prodotti tutti uguali l'uno dall'altro. Una ventata d'aria fresca insomma". A quel punto interviene Sebastiano: "Sempre come a scuola, io adesso copio la risposta di Matteo. Anche ho i PTSD della quarantena, con questa live mi sembra di essere tornato in DAD. Non mi è mai capitato di sentirmi tanto coinvolto, in particolare in certe scene, come con Heartstopper. Per la prima stagione io ricordo in particolare la scena del bacio tra Nick e Charlie. Chissà perché proprio quella scena, così intensa, così vera, mi ha acceso un interruttore e mi è venuta naturale, come se non fossi io ad averla fatta in quel momento. Una cosa del genere mi è capitata anche per la sequenza finale della seconda stagione".

Sequenza finale in cui viene rivelato quello che sarà il tema portante della terza stagione, attualmente in produzione, ovvero i disordini alimentari di Charlie conseguenti 'la quiete dopo la tempesta' del bullismo subìto. Non si racconta molto ciò che accade dopo, ciò che resta come invece fa questa serie. La parola al nostro Charlie, ovvero Sebastiano: "Innanzitutto già dalla prima stagione io avevo letto tutti i fumetti di Heartstopper, da appassionato della nona arte, che ho apprezzato moltissimo così come lo stile di Alice Oseman. Questo è forse l'aspetto che più mi aveva colpito del mio personaggio, il fatto di dover a tutti i costi sistemare tutto. Una volta che si è messo insieme a Nick, è come se qualcosa nella sua testa gli dicesse 'Ora devi metterlo sui binari, non puoi farlo andare fuori strada, non puoi fargli passare quello che hai passato tu, perché sai quanto è doloroso'. Per quanto sia un gesto che dimostra quanto lui ci tenga al fidanzato, è allo stesso tempo tremendo per lui perché immagini quanto si debba sentire sotto pressione e in colpa per ogni cosa. Quindi come dice nella scena finale della stagione 2 'Avevo l'impressione che il cibo fosse l'unica cosa che potessi controllare e non mi sfuggisse di mano'. Quanti hanno disturbi alimentari per via di una precedente relazione tossica, quanti hanno difficoltà a fare coming out e gli sembra un ostacolo insormontabile? Heartstopper in questo è quasi pedagogica".

I fumetti originari di Alice Oseman

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Heaststopper: un'immagine della serie Netflix

Uno degli aspetti più interessanti della teen comedy è l'aspetto fumettoso e colorato della serie, che attraverso quei segni fa capire al pubblico i sentimenti dei personaggi prima che li comprendano loro stessi. Inoltre sono proprio belli da vedere e perfettamente in mood con il tono dello show, e vengono direttamente dal materiale originario. Dice Matteo: "Anche io come Sebastiano sono un grande appassionato di fumetti. Al momento ho soltanto il primo volume di Heartstopper, che mi ha regalato Simone alla fine della prima stagione con una dedica. Ho apprezzato tantissimo il gesto che rende ancora più speciale il lavoro fatto su questa serie. Inoltre adoro le fiabe e le favole e vedere questi effetti visivamente mi piaceva moltissimo mentre doppiavo, mi faceva immergere nell'atmosfera". Ricorda Sebastiano: "E sono state perfettamente trasposte dal fumetto perché nascevano già lì. E nella seconda stagione questo escamotage ha funzionato benissimo ad esempio per Tao ed Elle. Complimenti anche ai nostri colleghi doppiatori, compreso quello di Isaac, che non esiste nel fumetto perché tecnicamente è la Oseman che è asessuale e ha affrontato questo nella propria adolescenza".

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Tutte le identità di genere

La serie Netflix affronta tematiche delicatissime, e praticamente tutto lo spettro dell'identità di genere. In tanti si sono rivisti nei personaggi dello show, come conferma Matteo: "Mi è capitato su Instagram che gli spettatori e i fan abbiano ringraziano me ma in generale la serie per come li abbia aiutati ad affrontare determinate situazioni. Queste problematiche ci sono sempre state ma l'identità sessuale solo ora è davvero al centro dell'attenzione. Non c'era un supporto come può esserlo Heartstopper. Non è solo intrattenimento ma ti lascia qualcosa dentro. Può essere davvero un primo aiuto dal punto di vista psicologico per tanti ragazzi che si ritrovano nella situazione di uno dei personaggi dello show. Penso che i ragazzi di oggi siano fortunati ad avere determinati prodotti che 10-15 anni fa non c'erano". Gli fa eco Sebastiano: "Per me è talmente pedagogica che andrebbe mostrata nelle scuole, delle medie e delle superiori. Penso che l'unico difetto, che però non è da imputare al prodotto ma al pubblico, sia che manca quell'elemento di hype tipico di Netflix che lo tenga incollato allo schermo, che però spesso si rivela l'elemento più irrealistico e fuori luogo. Penso inoltre che sarebbe importante farlo vedere soprattutto alle persone della mia età, che sono quelle che stanno iniziando a sollevare questo velo di libertà per qualsiasi identità". A questo proposito, in modo quasi parallelo a ciò che accade sullo schermo, Kit Connor, l'interprete di Nick, è stato costretto a fare coming out nella vita reale dopo le 'accuse' da parte dei fan che lo avevano visto frequentare una ragazza. Dice Matteo: "Io temo sia perché troppo spesso i fan non riescono a distinguere il personaggio dall'interprete. Che non è solo un personaggio pubblico, che tra l'altro a soli 19 anni ha già dovuto affrontare tanto, ma è appunto una persona con una propria individualità. Io ad esempio sono etero eppure doppio un personaggio bisessuale. Bisogna imparare a scindere".

Gli episodi a Parigi

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Heartstopper 2: una foto di scena

In Heartstopper 2 c'è una parte di episodi ambientata a Parigi, che ha quindi tutta l'atmosfera della trasferta tanto per i personaggi quanto per gli interpreti e decisiva per la loro evoluzione. Matteo ci conferma quanto sia stato speciale doppiare quelle puntate: "A me ha divertito troppo anche perché io sono davvero stato in gita scolastica a Parigi per una settimana in terza media! Quando l'ho scoperto dalla serie non ci potevo credere, è stato come rivivere quel periodo e quel viaggio. Il problema è che io non sono molto bravo con le lingue, soprattutto con il francese, e quindi mi ricordo che in gita mi persi dentro un centro commerciale enorme e non riuscivo a chiedere indicazioni. Infatti quando ho letto le battute in francese ho chiesto a Simone se sarebbero rimaste quelle originali, come hanno poi scelto di fare infatti. Grazie Kit!" Scopriamo infatti che il personaggio di Nick sa parlare francese per via del padre, e lo scopre anche il giovane Spring, rimanendone affascinato. Come Sebastiano: "La scena della scoperta in questione è una di quelle in cui loro due sono più spontanei e naturali. Un ragazzo di quell'età non usa i termini che userebbe un adulto e infatti quando io dico Nick 'Oh mio dio sei troppo cringe' mi sono sentito un boomer nel corpo di un diciannovenne perché non l'avrei mai detto nella realtà. Un altro aneddoto: quando giocano nel museo che si rincorrono e si prendono, ad un certo punto ho guardato Simone in cabina di regia e gli ho chiesto di cambiare la battuta in 'Non fare il cazzone' pensando non me la approvasse e invece rendeva perfettamente lo spirito della scena!"

Il doppiaggio extra Heartstopper

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Lupin Zero: una scena della serie

Per chiudere, non esistono solo Nick e Charlie nella carriera di Matteo e Sebastiano. Sebastiano, ed entrambi hanno scelto un anime come altro personaggio a cui sono più affezionati fuori dal serial Netflix: "Dopo Charlie che rimane quello a cui sono più affezionato perché mi ha fatto mettere in discussione la mia sessualità, metto subito sotto Emporio Alniño di Le bizzarre avventure di JoJo - Stone Ocean, di cui tra l'altro sto indossando la maglietta. Ho tutti i manga, lo seguo dalle medie e aspettavo per primo la sesta stagione!". Tocca a Matteo: "Io in genere mi lego a tutti i personaggi che doppio, perché anche quello più piccolo e che può sembrare meno significativo mi ha lasciato qualcosa. Però a livello emotivo dico molto probabilmente Lupin III di Lupin Zero. Mi ha portato di nuovo fortuna la mia voce giovanile. Quando ho fatto i turni di quella serie avevo tosse, raffreddore e mal di gola. Nonostante questo mi hanno chiamato per dirmi che avevo ottenuto la parte e che ero proprio il protagonista Lupin III. Mi sono esplosi il cuore e il cervello, ho i cofanetti della prima stagione, ma davvero tutti lo conoscono se chiedi a chiunque per strada. Incarnare quel personaggio per me è stato pazzesco, dato che sono un nerd incallito. Lupin è un pilastro non solo degli anime ma dell'intrattenimento mondiale".