Gus Van Sant commuove Berlino con Milk, biopic in odore di Oscar

L'emozionante film su Harvey Milk, eroe gay della speranza, è stato presentato come evento speciale nella sezione Panorama del festival tedesco. Un interessante incontro con il regista e lo sceneggiatore svela i segreti del film candidato a otto premi Oscar.

A poche settimane dall'attesa notte degli Oscar, prevista per il prossimo 22 febbraio, uno dei titoli più quotati per la vittoria finale nelle categorie più prestigiose, tra le quali quelle per il miglior film e per la miglior regia, trova spazio nel cartellone del Festival di Berlino, nella sezione speciale per i 30 anni di Panorama. E' Milk di Gus Van Sant, toccante biopic su Harvey Milk, primo politico gay dichiarato, eletto a una carica pubblica negli Stati Uniti e vero e proprio simbolo di speranza per l'intera comunità omosessuale. Il regista e il giovane sceneggiatore Dustin Lance Black hanno incontrato la stampa accreditata alla kermesse tedesca per parlare del film e dell'importante figura che lo ha ispirato, interpretata con grande bravura da Sean Penn, anche lui in corsa per l'Oscar.

Gus Van Sant, qual è il messaggio che voleva lanciare con questo vero e proprio tributo a uno degli eroi del movimento dei diritti degli omosessuali negli Stati Uniti?

Gus Van Sant: Nel film si invitano tutti gli omosessuali a uscire allo scoperto, a essere visibili e presenti nella società come persone gay. E' il messaggio di Harvey Milk e io non posso che essere d'accordo con lui.

Com'è nata l'idea di portare al cinema la storia di Milk?

Gus Van Sant: Nel 1994 già si parlava di fare un film sulla vita di Harvey Milk e a dirigerlo era stato chiamato Oliver Stone. Poi però saltò tutto e non se ne fece più niente. Due anni fa Dustin mi ha portato uno script che raccontava quella stessa storia e ci siamo subito messi a lavoro per portare al cinema una storia così importante.

Perché ha scelto di fare un film più semplice dal punto di vista narrativo, rispetto ai suoi ultimi lavori?

Gus Van Sant: Tra i film che ho girato nella mia carriera ce ne sono alcuni più accessibili e altri meno. Milk è un film classico, lineare, un po' sullo stile di Will Hunting - Genio ribelle e Scoprendo Forrester. Se pensiamo ad Elephant, invece, abbiamo a che fare con qualcosa di completamente diverso, con una narrazione 'puzzle' che mostra come si vengono ad incrociare le vite di diversi individui. Nel caso di Milk abbiamo optato per un biopic più tradizionale, ben consci che tante cose andavano lasciate fuori per ovvie questioni di tempo. Penso che Dustin abbia fatto un lavoro straordinario, perché è riuscito a raccontare la vita di quest'uomo dal punto di vista politico, concentrando tutti i fatti salienti in sole due ore.

Come avete lavorato sullo script?

Gus Van Sant: Ogni film attraversa delle difficoltà e così è stato anche per noi. Il materiale esistente su Milk è stato fondamentale per noi. Harvey era interessato ad attrarre l'attenzione dei media sui temi politici e sociali che gli stavano il cuore.

Tante cose sono state distrutte in questi anni, ma ci sono documenti importanti come fotografie e filmini domestici dell'area gay di San Francisco che ci hanno aiutato a ricostruire l'atmosfera di quel periodo. Dovevamo stare molto attenti, perché fare un film su Harvey Milk significava raccontare la vita di una persona che per alcuni era molto famosa, mentre per altri si trattava di una storia che non conoscevano. Ci siamo quindi presi alcune licenze, ma abbiamo cercato di affidare i ruoli più importanti a persone che assomigliassero fisicamente ai personaggi che erano chiamati a interpretare. Sean Penn poi era molto attratto dal vero Milk e ha cercato in qualche modo di emularlo.

Com'è stato lavorare con Sean Penn?

Gus Van Sant: Sean era stato già contattato per interpretare Harvey Milk nel 1996, quando c'era ancora una sceneggiatura diversa. Qualche anno fa sono stato invece io a chiamarlo e lui si è mostrato subito molto interessato. Per permettergli di prepararsi al meglio gli abbiamo fornito i nastri di molti discorsi politici, così che potesse interpretare anche quelle parti del film. Il suo essere impegnato in politica, non necessariamente quel tipo di politica, ma il fatto che fosse politicamente attivo e motivato, l'ha portato a interpretare il ruolo con una credibilità ancora maggiore.

Perché spesso i soggetti dei suoi film sono così controversi?

Gus Van Sant: Sono attratto da certi personaggi che sono tenuti fuori da gran parte dei media. Quando ho cominciato a fare il regista, con il mio primo film, Mala Noche per me era importante il modo in cui raccontavo la storia, ma soprattutto i personaggi che la animavano. Milk è una figura che può essere vista in maniera controversa, ma per me è un eroe, non un anti-eroe. Per noi gay è uno dei più grandi eroi, una persona profondamente umana.

Parlando di eroi, cosa ne pensa lei di Barack Obama?

Gus Van Sant: Sono stato molto felice che Obama abbia vinto le elezioni americane. Ci sono così tanti problemi in questo periodo negli Stati Uniti, siamo in piena crisi economica, ma mi pare che per il momento il presidente stia facendo un buon lavoro. Spero continui così.

Perché secondo lei si fanno così tanti film politici oggi?

Gus Van Sant: Non so il motivo, forse a causa di Bush, anche perché molti sono su di lui o in risposta a lui.

Probabilmente se ce ne sono sempre di più è perché c'è molta informazione disponibile oggi, grazie soprattutto a internet, che può essere usato come una fonte importante per la ricerca di materiale su determinati eventi o personaggi politici.

I suoi possono essere considerati film politici, vicini al movimento dei diritti delle persone omosessuali?

Gus Van Sant: Nei miei lavori racconto spesso storie di due ragazzi che si amano e potrebbero perciò essere considerate in qualche modo 'politiche', ma la verità è che non mi sono mai interessato seriamente a questo aspetto. Harvey Milk è una figura importante per l'espressione della libertà delle persone in tutto il mondo, la sua rappresenta un tipo di storia nuova per me, che non avevo mai fatto prima.

Una curiosità: lei sa che in Italia non è mai uscito Gerry, uno dei suoi capolavori?

Gus Van Sant: Non lo sapevo e non mi spiego il motivo. Gerry è stato una sorta di esperimento, abbiamo cercato di fare un film senza sceneggiatura, influenzati dal cinema di Bela Tarr. Non credo che il film non sia stato distribuito in Italia perché è troppo lento!

Dustin Lance Black, come ha conosciuto la storia di Harvey Milk?

Dustin Lance Black: Ho sentito parlare di Harvey per la prima volta quando ero adolescente. Sono cresciuto in una città in cui si respirava un'atmosfera conservativa, ma ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia dove si parlava di Harvey Milk. La sua è una storia di grande speranza, era un uomo che nei suoi discorsi diceva di ricominciare a sperare, a sognare, ed è quello di cui hanno bisogno i gay, perché si sentono sempre dire il contrario, cioè di stare in disparte, di nascondersi.

Come ha lavorato alla sceneggiatura?

Dustin Lance Black: All'inizio Volevo fare un'opera rock sugli anni '80, ma poi ho capito che dovevo fare una storia sul personaggio Harvey. Ogni tanto vado in giro e mi capita di sentire persone che vogliono difendere i propri figli dai gay. Non posso credere che si siano ancora queste credenze, questi assurdi discorsi. La storia di Milk, in tempi come questi caratterizzati da un'omofobia dilagante, è molto importante. Il messaggio di Harvey Milk è di uscire allo scoperto e molte persone gay hanno tanto da imparare da lui.

Quanto è stata importante la fase di ricerca nella stesura dello script?

Dustin Lance Black: Il materiale d'archivio è stato molto importante, anche per trovare l'umanità in questa storia.

Avevo paura che la gente non si rendesse conto che Harvey credeva davvero in quello che diceva. Per questo la fase di ricerca è stata fondamentale e mi ha portato a conoscere tante persone che hanno vissuto quegli anni accanto a Milk e che mi hanno dato un grande aiuto nello scrivere questa sceneggiatura.

Perché non ha voluto fare di Harvey Milk un eroe a 360 gradi, mostrando anche le sue debolezze?

Dustin Lance Black: Non è stato facile parlare di Milk, perché è cambiato tanto negli anni. Nel 1972 le persone lo criticavano perché ha attraversato una fase di 'depravazione sessuale'. Io ho tentato di inserire nello script elementi di fiction per non mostrarlo come un eroe senza macchia. Il mio intento era però quello di mostrare la verità. Milk è un film sui diritti civili degli uomini, non solo di quelli dei gay, e perciò se di eroe si deve parlare allora non bisogna legarlo soltanto al movimento omosessuale.

Com'è oggi la vita degli omosessuali in America?

Dustin Lance Black: Sono tempi interessanti per i gay oggi in America. La rielezione di Bush alla presidenza era stato un duro colpo, con la comunità religiosa che cercava in ogni modo di contrastare il movimento gay. Siamo stati costretti ad ingoiare tante cose orribili, ma oggi finalmente le cose sembrano cambiare poco a poco.