Prima di parlare nel dettagli delle uscite di questa settimana voglio darvi un consiglio spassionato. Se non vi bastano i tre Golden Globes vinti, le sei nomination all'Oscar portate a casa, la quasi totale adorazione da parte dei critici e gli applausi ai festival in cui è approdato allora è giunto il momento di entrare in sala.
Da oggi infatti Boyhood torna nei cinema proprio per darvi un'ultima possibilità, non la gettate al vento perché potreste pentirvene e non solo arrivare gravemente impreparati alla cerimonia degli Oscar ma anche perdervi uno dei film più belli e intensi degli ultimi anni. Ma vediamo nel dettaglio le uscite di questa settimana in tutto il loro splendore dando per galanteria la precedenza alle donne. Leggi lo speciale sui Golden Globes e il nostro approfondimento sulle Nomination agli Oscar 2015.
Still Alice
Vincitrice del Golden Globe e fresca di nomination agli Oscar come migliore attrice protagonista, Julianne Moore arriva in sala con il commovente Still Alice, un potente dramma familiare incentrato sulla storia di Alice, un'affermata docente universitaria in discipline neurologiche che nel pieno della sua vita professionale e personale, scopre di essere affetta da una rara forma di Alzheimer precoce ed ereditaria. Per lei, per il marito e per il loro tre figli inizia così un percorso nuovo e doloroso nei meandri di una malattia crudele e alienante che metterà a dura prova la loro forza d'animo e li costringerà a fare i conti con il tempo che passa e porta via con sé i pochi momenti di felicità che restano. Alice, cinquant'anni appena compiuti, ce la metterà tutta per non cedere il passo ai sintomi terribili di una patologia che giorno dopo giorno le porta via un pezzetto della sua vita e dei suoi ricordi, ma non potrà che arrendersi lentamente. E' lei contro il male, è il suo il punto di vista, è la malattia vera e propria ad essere al centro del film, la lotta di Alice contro le amnesie e la perdita della proprietà di linguaggio, contro lo scollamento dalla realtà e la progressiva incomunicabilità che la isolerà presto dalle cose più belle della sua vita. La sua tenacia nel rimanere aggrappata alla quotidianità e a piccoli gesti di tutti i giorni è straordinaria, il suo personaggio sa quello che accadrà ma nonostante tutto prova ad esserci, ad affidarsi a un'immagine, un abbraccio o a un oggetto che può anche solo darle l'illusione di rimanere se stessa ancora per un po'. E contro ogni previsione è lei a reagire meglio di tutti alla notizia e a dare un senso profondo al tempo che le rimane, è lei che sceglie di dire, di fare, di vivere al meglio ogni momento, di esserci per tutti, fino alla fine. Leggi la recensione di Still Alice.
Difret - Il coraggio per cambiare
Ed insieme alle parole e ai silenzi di Alice da oggi in sala troviamo anche quelli di Hirut, una giovane donna che esattamente come Alice combatte con tutte le sue forze contro un destino crudele. Solo che il male da sconfiggere qui è l'ignoranza, il non rispetto dei diritti delle donne, le tradizioni e le convenzioni arcaiche che si tramandano di generazione in generazione in un paese come l'Etiopia in cui non c'è rispetto della legge in senso assoluto. Siamo ad Addis Abeba, e Hirut è la seconda di tre sorelle. Il suo sogno? Poter studiare e non doversi accontentare di una vita da reclusa tra le mura di una casa a fare da schiava ad un uomo che non ama. La sua più grande paura? Fare la fine della sorella maggiore, rapita, violentata e poi presa in moglie da un ubriacone che non la rispetta e le fa fare solo figli. Già, perché in Etiopia vige la Telefa e gli uomini fanno così per 'accasarsi', per 'tradizione' in molti villaggi montanari le donne vengono rapite, violentate, ingravidate e poi sposate.
Di questa triste realtà si parla in Difret - Il coraggio per cambiare, il film etiope tratto da una storia vera prodotto da Angelina Jolie, sempre molto attenta ai diritti umani e a quelli delle donne. In particolare si narra la battaglia legale intrapresa nel 1996 dall'avvocatessa Meaza Ashenafi, fondatrice di una pionieristica associazione che offre assistenza legale gratuita alle donne, per difendere la quattordicenne Hirut dall'accusa di omicidio. Per difendersi dall'uomo che l'aveva rapita e poi violentata con lo scopo di prenderla in moglie, Hirut ha sparato a bruciapelo senza pensare alle conseguenze che un gesto del genere avrebbe scatenato. Legittima difesa diremmo da noi, ma in Etiopia no, è tutto tanto complicato, la burocrazia per prima, la legge non ne parliamo, se poi parliamo di una donna che si ribella allora la questione diventa una questione di Stato. Dopo il caso di Hirut che ha portato alle dimissioni del Ministro della Giustizia, la pratica della Telefa, che dal 1957 era ritenuta un crimine punibile con la reclusione solo se il rapitore non avesse accettato di sposare la vittima, è diventato un reato punibile con almeno cinque anni di reclusione. Diretto dal regista etiope Zeresenay Mehari, nato e cresciuto ad Addis Abeba ma trapiantato a Los Angeles, il film ha avuto un percorso produttivo molto complicato durato per anni che si è poi risolto felicemente. Se poi ci mettiamo il lieto fine e le tante donne nella troupe, una giovane protagonista esordiente di grande talento nei panni di Hirut e il fatto che il film è il quarto in assoluto della storia del cinema etiope ad essere girato in pellicola, vi renderete conto dell'importanza di un film piccolo, silenzioso ma pieno di significato come questo. Leggi la recensione di Difret - Il coraggio per cambiare.
Il nome del figlio
Non abbiamo finito di parlare di donne perché esce oggi anche il nuovo film di Francesca Archibugi che è l'adattamento della commedia francese Cena tra amici che a sua volta è tratta da una celebre pièce teatrale scritta dagli stessi registi del film. Commedia sì, ma sempre in procinto di trasformarsi in dramma, Il nome del figlio si avvale di cinque straordinari attori protagonisti: Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo, Valeria Golino e la bella e brava Micaela Ramazzotti. Girato e ambientato interamente in interni, il film racconta di una cena tra amici che si trasforma in qualcosa di diverso quando una delle due coppie rivela il nome scelto per il bambino che è in arrivo. Dinamiche di gruppo, invidie, gelosie, ripicche, accuse e affetto si mescolano senza criterio sprigionando un mix letale di sentimenti e emozioni difficile da gestire che nel finale raggiunge la catarsi perfetta con una rivelazione a sorpresa che cambierà di nuovo le carte in tavola. Le verità nascoste sono sempre deleterie, lo spiega bene questa sorta di Carnage all'italiana, in bilico tra dramma e commedia, che mette in luce le grandi doti interpretative e di improvvisazione degli attori senza però mai dimenticare la costruzione delle atmosfere e la caratterizzazione al millimetro dei personaggi.
Sei mai stata sulla luna?
No, mi verrebbe da rispondere ma non è questo il punto. Il punto è che Paolo Genovese sceglie questo titolo ma non fa un documentario sulla Cristoforetti bensì una commedia, l'ennesima uscita in questi mesi, con Raoul Bova. Siamo di fronte a una sorta di favola contemporanea in cui il nord incontra il sud, in cui la campagna incontra la città, in cui il mondo spietato degli affari incontra l'amore e pure le vacche. Due mondi paralleli e diversissimi che si incontrano quelli di Guia (interpretata da Liz Solari), direttrice di una rivista di moda che per via di un'eredità si ritrova catapultata nella realtà monotona e tranquillamente 'curiosa' di un paesino pugliese, e Renzo, contadino e fattore che vive gratuitamente con il figlio nella dependance e si occupa ormai da anni della masseria che ora è di proprietà della ragazza. Lei ci proverà a sfrattare tutti, compreso il cugino ritardato che vive ancora nella proprietà, ma alla fine si innamorerà del bel contadino vedovo che, come lei, ha tanto bisogno d'amore. Cosa c'è di interessante in questo film? Non di sicuro i due protagonisti romantici né i loro personaggi forse un po' troppo prevedibili e banali. A rendere tutto molto easy, leggero e frizzantino sono i personaggi secondari che gravitano attorno ai due rendendo la storia molto movimentata, moderna e per certi versi anche interessante. Leggi la recensione di Sei mai stata sulla luna?
John Wick
Argomenti e atmosfere del tutto diverse nell'action pulp tutto sparatorie e ammazzamenti che segna il ritorno sul grande schermo di Keanu Reeves dopo la parentesi delle 'arti marziali' con 47 Ronin e Man of Tai Chi. In questo revenge thriller al cardiopalma tutto tecnologia, inseguimenti, scenografie da graphic novel e di design il nostro (anti)eroe è un ex-killer della malavita passato a vita tranquilla. Non è più giovanissimo, ha appena perso la moglie, ama la tranquillità e ha un bel cagnolino e una bellissima macchina d'epoca, ma è sempre tanto vendicativo e parecchio in forma. Se lo provocate poi è la fine, se gli rubate la macchina o gli toccate il cane è capace di venirvi a cercare in capo al mondo e di fare una carneficina senza neanche versare una goccia di sudore. Pronti per la partenza di un nuovo franchise? Lui lo è. Leggi la recensione di John Wick.
MINUSCULE - La valle delle formiche perdute
Dramma no, commedia neanche, film d'azione neanche morti? C'è anche un bel film d'animazione in sala, un delizioso film francese capace di coniugare alla perfezione il fascino del documentario naturalistico con l'animazione vera e propria. Liberamente ispirato alle vicende narrate in un cortometraggio e in una serie televisiva di grande successo, realizzati dagli stessi registi per la tv francese, il film Minuscule - La valle delle formiche perdute fonde alla perfezione l'animazione delle formiche con i paesaggi naturali reali regalando uno spettacolo completamente nuovo e del tutto originale. Senza dialoghi ma affidandosi solo a suoni, versi di animali e rumori di fondo del paesaggio circostante, la narrazione scorre incentrandosi sull'emotività e sulle dinamiche tra le due tribù di formiche focalizzandosi sulla coccinella che lotterà per aiutare le formiche amiche a vincere la battaglia per aggiudicarsi i resti di un pic-nic abbandonati da un gruppetto di umani incivili. Temi importanti come indipendenza e spirito di sopravvivenza emergono in maniera più ficcante rispetto a quelli di solidarietà e amicizia, ma il risultato è comunque molto apprezzabile. Leggi la recensione di Minuscule - La valle delle formiche perdute.