Recensione Traffic (2000)

Steven Soderbergh firma la sua opera migliore con questo grande film corale sulla lotta alla droga, vincitore di 4 premi Oscar.

Guerra alla droga

Steven Soderbergh firma la sua opera migliore con questo grande film corale sulla lotta alla droga, vincitore di 4 premi Oscar (regia, montaggio, sceneggiatura non originale e attore non protagonista). Dotato di un cast di lusso e tecnicamente perfetto, Traffic è una pellicola di grande impegno sociale e sotto certi aspetti molto originale. La trama è costituita da tre storie che si intrecciano offrendo allo spettatore un ampio spaccato sul mondo della droga, ossia su chi la spaccia, su chi ne fa uso e su chi tenta di porre fine a questo ramificato mercato. L'azione si svolge tra il Messico e gli Stati Uniti, tra Whashington e Città del Messico, due dimensioni talmente differenti tra loro da spingere Soderbergh a introdurre una singolare quanto azzeccata scelta stilistica, quella, cioè, di una fotografia in cui domina un giallo che sa di caldo torrido nella vicenda del poliziotto messicano Javier Rodriguez, e di una colorazione blu elegante nelle vicissitudini del giudice americano Robert Wakefiled.

Con un'ottima regia da documentario, una macchina da presa molto mobile e un montaggio serrato che alterna le diverse storie in modo perfetto, Traffic è dal punto di vista narrativo un film che riserva qualche momento di noia (data anche la durata di due ore e venti), ma nel complesso possiamo considerarlo ben raccontato, e, tranne qualche scoglio, fluido e scorrevole. Il film di Soderbergh alterna inoltre generi diversi, dando l'impressione di ricreare tre o quattro pellicole all'interno di una sola: siamo in presenza di un movimentato thriller, di un dramma familiare che ha come protagonista la figlia di Wakefiled, di un action-movie con tanto di sparatorie di sicuro effetto e girate con grande realismo, di un film giudiziario e di un violento poliziesco, il tutto impreziosito da una colonna sonora sottile e molto bella.

Cast astronomico tra cui spiccano il bravissimo Benicio Del Toro, nella parte di un poliziotto che tenta di stare alla larga dai tentativi di corruzione, Tomas Milian, sorprendente, cinico e carismatico nel ruolo del generale Salazar, e infine la giovane Erika Christensen, che interpreta con agio e credibilità una tossicodipendente; le due star Michael Douglas, il nuovo zar dell'antidroga dedito al proprio mestiere, e Catherine Zeta-Jones, la moglie di uno spacciatore che viene arrestato, fanno il loro efficace mestiere senza mai eccellere. Traffic è dunque un film scottante, impegnato e utile al fine di far aprire gli occhi circa il problema della droga, che in America raggiunge livelli esorbitanti, in virtù del fatto che il mercato riesce ad arrivare ovunque, dai quartieri più bassi e poveri, alle famiglie più ricche e benestanti.

Finale fin troppo lieto per quanto riguarda il destino della famiglia Wakefiled, padre e figlia nella fattispecie; più misurato e speranzoso quello che segue la battaglia dell'agente della DEA, Dennis Quaid, che grazie a una microspia potrà continuare una guerra che probabilmente non avrà mai fine.