Una galassia lontana lontana, e una leggermente più vicina a noi. Guardiani della Galassia: Volume 3, il nuovo film di James Gunn, è al cinema dal 3 maggio, e sembra davvero aver conquistato tutti: la critica, il pubblico, i fan dei fumetti Marvel e gli spettatori che il mondo Marvel lo frequenta soprattutto al cinema. Ci sono vari modi in cui si può vedere la saga dei Guardiani della Galassia, di cui questo terzo volume è l'atto conclusivo. Può essere vissuta come parte integrante del Marvel Cinematic Universe, o come opera a sé stante. Può essere vista come un cinecomic, in fondo è tratta da un fumetto, o come space opera vera è propria, perché lo spazio è il mondo che abita. In realtà la saga dei Guardiani è tutte queste cose insieme. E durante la visione dei film dei Guardiani è inevitabile pensare alla space opera per eccellenza, Star Wars.
I Guardiani come la taverna di Mos Eisley
Già dal primo film, Guardiani della Galassia, durante la visione ci è venuto in mente il mondo di Star Wars. In realtà, un momento particolare di quella saga, la scena alla taverna di Mos Eisley che vediamo in Guerre stellari, il primo film del 1977. Nella scena della taverna una delle peculiarità della saga si palesa in tutta la sua originalità: in quell'ambiente esseri di tutti i tipi, di specie, razze e pianeti diversi, si ritrovano in un unico posto, a bere e discorrere, a fare scambi commerciali e scazzottate, mentre quella curiosa orchestrina jazz suona. In Guardiani della Galassia ogni scena sembra riportarci a Mos Eisley. Già la squadra è un pout pourri di esseri che più diversi fra loro non potrebbero essere. I Guardiani sono Rocket, un procione guerriero, Groot, un uomo albero, Drax il distruttore, un gigante in realtà buffissimo, e l'affascinante aliena Gamora dalla pelle verde. E poi Nebula, una donna meccanica, e Mantis, uno strano essere con due antenne simili a quelle di una lumaca sulla testa. E questi sono solo i protagonisti. Se allarghiamo lo sguardo all'intero universo dove si muovono i Guardiani, tutto diventa ancora più composito. E il fatto che questi esseri convivano insieme è visto con la massima naturalezza.
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Star-Lord come Han Solo, ma anche come Luke
E poi c'è il protagonista, Peter Quill alias Star-Lord, interpretato magistralmente da un Chris Pratt che ha sia il fisico che il volto per dare vita al protagonista dei Guardiani. Il fisico massiccio è quello che serve a un eroe, il volto, bello ma anche mobilissimo e ricco di espressioni è quello di cui ha bisogno l'ironia che caratterizza il personaggio. I modelli dichiarati di Chris Pratt per il suo ruolo sono Han Solo di Guerre stellari (Harrison Ford) e Marty McFly di Ritorno al futuro (Michael J. Fox). Ma è soprattutto Han Solo che ci viene continuamente in mente mentre guardiamo Star-Lord. Peter somiglia ad Han per il suo fare guascone, per il suo essere una simpatica canaglia e per il suo vivere al limite della legalità. E per quel suo look, tra il pirata, il rocker e il biker. Eroi, ma autoironici. Ma Star-Lord è anche un po' Luke Skywalker. In Guardiani della Galassia Vol. 2 scopriamo che è un predestinato, il figlio di un essere con poteri speciali, Ego, un creatore di mondi. Luke è figlio di un cavaliere Jedi, Anakin Skyalker. Star-Lord ha grandi poteri, Luke ha la Forza. E per entrambi il confronto è con il proprio padre.
Guardiani della Galassia e Star Wars: cambiano i toni
La differenza tra i due mondi, però, è anche abbastanza netta. In comune, va detto, è che sia George Lucas che James Gunn riescono a raccontare storie con esseri mai visti, i più strani e improbabili eroi che potremmo mai immaginare, e riescono a rendere questi personaggi credibili, reali, dei veri e propri amici a cui appassionarsi. Rocket, il procione che in Guardiani della Galassia Vol. 3 ci ha fatto palpitare e commuovere, è un esempio, così come lo è il piccolo Grogu di The Mandalorian o, se volete, lo Yoda dei film classici. Ed è così per Groot, o per Chewbecca, e potremmo andare avanti a lungo. A cambiare è però il tono del racconto. Pur tra ironia e tenerezze, il mondo di Star Wars è solenne, serioso, a tratti tragico. Basti pensare alla trama principale dei film classici, il contrasto tra padre e figlio, che ci riporta a tragedie greche o shakespeariane. Nei Guardiani della Galassia, invece, tutto è da subito comico, farsesco. Tutti, per primi i personaggi, non si prendono sul serio, sanno di essere una famiglia disfunzionale, una scolaresca in gita. Eppure, in questo clima di divertimento, James Gunn riesce a inserire i drammi, il senso di pericolo, la commozione.
Riferimenti diversi
Legato a queste fondamentali differenze nel tono è il discorso dei riferimenti. Per semplificare il discorso in una battuta, possiamo dire che entrambe le saghe sono discendenti da Flash Gordon. Ma se Star Wars è ispirata al fumetto degli anni Trenta, e la cosa è dichiarata, Guardiani della Galassia sembra essere ispirato a Flash Gordon, ma al film del 1980 prodotto da Dino De Laurentiis. Questione di feeling, e soprattutto di generazioni. Guerre stellari, il primo film della saga di George Lucas, è del 1977 e non può che guardare alla fantascienza come si guardava in quegli anni, a tutto quello che è venuto prima. E allora ci sono Flash Gordon, ma anche Metropolis di Fritz Lang (evidente nel personaggio di C-3PO). Ma anche riferimenti alle filosofie orientali e al Medioevo, così come al fantasy dei romanzi di J.R.R. Tolkien. Guardiani della Galassia è la storia di un bambino che cresce negli anni Ottanta, e che vive tutto quello che nasce da lì. In teoria, l'ispirazione sono i film di fantascienza, e non solo, degli anni Ottanta, quindi il film di Flash Gordon e la stessa saga originale di Guerre stellari. Oltre ad altri aspetti di quell'epoca, come una certa musica pop, certi film e telefilm (Supercar e Footloose, David Hassellof e Kevin Bacon, Robocop e così via). Anche per questo, Guardiani della Galassia è una space opera che, seppur diversa, è figlia anche di Star Wars. E la sua degna erede.