Guardiani della Galassia, il viaggio della consapevolezza di Rocket

Il procione spaziale di James Gunn è sempre stato più di una semplice spalla del franchise Marvel Studios, maturato e cambiato nel corso della trilogia e rivelatosi infine il vero protagonista della storia. Ne parliamo nel nostro approfondimento.

Guardiani della Galassia, il viaggio della consapevolezza di Rocket

È sempre stata la tua storia, Rocket

Era il 2014, ormai 9 anni fa, quando al cinema uscì il folgorante Guardiani della Galassia. Folgorante perché in sei anni di Marvel Cinematic Universe il film scritto e diretto da James Gunn rappresentò qualcosa di innovativo per il progetto cinematografico di Kevin Feige, qualcosa capace di mostrare il potenziale latente del MCU in termini di genere, andando ben oltre il solo ambito cinecomic. Univa per la prima volta sul grande schermo un gruppo di supereroi distanti per caratteristiche e ispirazioni dai tipici personaggi Marvel, soprattutto dagli Avengers, mettendo insieme dei veri freak e disadattati per un'opera space fantasy al tempo inedita e profondamente originale.

Guardians of the Galaxy: ecco Rocket Racoon
Guardians of the Galaxy: ecco Rocket Racoon

Lo Star-Lord di Chris Pratt ci è stato da subito presentato come leader e centro nevralgico dell'intreccio, essendo la sua storyline il nucleo narrativo principale, ma col passare dei capitoli e del tempo è apparso chiaro che Peter Quill era una sorta di appannaggio del vero cuore drammatico del franchise, rimesso in petto a Rocket. E in un decennio di avventure e crossover, arrivando infine allo straordinario Guardiani della Galassia Vol. 3 (qui potete leggere le opinioni della nostra redazione), abbiamo assistito alla concretizzazione del viaggio della consapevolezza di un weirdo in grado di trasformare le sue imperfezioni in vere unicità, armandosi di forza, coscienza e coraggio.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]

Da perdente...

Guardiani della Galassia: il ghigno del procione Rocket (doppiato da Bradley Cooper) in una scena
Guardiani della Galassia: il ghigno del procione Rocket (doppiato da Bradley Cooper) in una scena

Quando incontriamo Rocket nel primo capitolo della saga è un personaggio ancora grezzo. Non in senso negativo ma funzionale: il suo carattere e il suo vero Io devono ancora esplodere, qualche angolo va smussato, più di una lezione imparata e tante scelte difficili aspettano solo di essere prese. Il Rocket di Guardiani della Galassia è un animaletto antropomorfo cinico e geniale che usa le sue abilità come cacciatore di taglie insieme al fidato amico Groot, unico essere con cui Rocket sembra riuscire a empatizzare. Indossa infatti una corazza che lo rende egoista e indifferente ai bisogni altrui, ma è una forma di protezione innalzata nel tempo per difendersi dalle delusioni, dal dolore e dalla perdita. Come dice infatti Star-Lord, "loro sono un gruppo di perdenti, nel senso che hanno perso tutti qualcosa"; e fuggono, incapaci di affrontare e vivere appieno quella sofferenza che potrebbe trasformarli da personaggi a persone, più concrete, sincere, reali. James Gunn fa dei suoi bunch of a-hole maschere di verità della condizione umana, perennemente in tensione verso un'epifania di sé ma al contempo in lotta con questa aspettativa che cercano di allontanare sempre di più, spostando l'orizzonte un po' più in là.

Guardiani della Galassia: Rocket, il procione armato fino ai denti, in una scena
Guardiani della Galassia: Rocket, il procione armato fino ai denti, in una scena

Rocket è l'emblema di questa dicotomia dell'anima, quando in prima battuta appare completamente disinteressato del destino della Galassia nonostante anche lui sia "uno degli idioti che la abitano". Si nasconde dietro al suo brillante cervello sfruttando la testa e imbavagliando il cuore, razionale all'inverosimile, talmente pragmatico da risultare crudele. Fa il verso a Drax quando il Distruttore si apre con lui circa la morte della moglie e dalla figlia, sostenendo "che tutti hanno perso qualcosa o qualcuno d'importante", e chiede a Quill cos'abbia mai fatto la Galassia per lui per meritare di essere salvata. Non riesce a misurare il peso delle sue stesse parole, preda di una guerra intestina tra sentimento e raziocinio che cerca solo un giusto armistizio. E questo arriva con la nascita dei Guardiani, con la formazione di una nuova e squilibrata famiglia di eroi galattici dove persino Rocket può spegnere il cervello ed esprimersi con il cuore, scegliendo di combattere per un bene superiore, di dare un senso alla sua vita e sfruttare l'occasione per non fregarsene più.

Guardiani Della Galassia 2
Guardiani della Galassia: una scena del film

In Guardiani della Galassia Vol. 2, abituato com'è a comandare, il ruolo di spalla all'interno del team comincia ad andargli stretto, così come il termine di eroe tout court. Non riesce inoltre a superare la sua natura animale - che non vuole ancora riconoscere - e continua a rubare, motivo che lo pone in aperto contrasto con Peter sia per quanto riguarda la leadership del gruppo sia per il suo modo di porsi. È addirittura Yondu a chiedergli se "fare lo stronzo sia la sua professione", ed è proprio nel padre putativo di Quill che Rocket rivede un po' se stesso: buono ma scorbutico, incapace di esprimere al meglio i propri sentimenti alle persone che ama, corazzato d'arroganza e attratto dal guadagno. La morte del ravager gli insegna una lezione fondamentale: che i veri amici e la famiglia ti accettano per come sei nonostante i tuoi limiti e i tuoi difetti. La lacrima alla fine del secondo film segna la perdita di quell'armatura contro l'empatia e la consapevolezza di aver trovato delle persone che non lo considerano uno strambo esperimento da deridere o una geniale mascotte da tenersi vicino, ma un importante membro di quella comunità di imperfetti perdenti che hanno scelto di combattere per salvare l'universo, amico, fratello e guardiano.

Guardiani della Galassia Vol. 3, la recensione: un meraviglioso capitolo finale

... a procione

Guardiani della Galassia Vol. 2: Rocket Racoon in una scena
Guardiani della Galassia Vol. 2: Rocket Racoon in una scena

Quando Thanos cancella metà dell'esistenza, Rocket è di nuovo solo, con i sensi di colpa del sopravvissuto e il rimorso per non essere riuscito a fare niente per salvare i suoi compagni. Quando si presenta così l'opportunità di sistemare le cose e riesce a riabbracciare Nebula, non ci pensa due volte ad allearsi con gli Avengers per sconfiggere definitivamente il Titano Folle e riavere indietro la sua famiglia, ma sono i perché di un passato non ancora dischiuso a dare un peso, una commozione e una sostanza differente alle azioni di Rocket. Quello stesso passato che in Guardiani della Galassia Vol. 3 è il nucleo emozionale del racconto, che trasforma insieme Rocket e l'intera saga, ne sovverte gli equilibri e riassetta i protagonisti. La missione di salvataggio dei suoi amici riapre ferite mai concretamente guarite in lui. Osserva con occhi languidi un oggetto meccanico di dubbio utilizzo a cui sembra tenere molto. Poi James Gunn sceglie di metterlo in pericolo e invertire le parti, saggiando da vicino l'amore dei Guardiani per Rocket e spingendo Peter, Drax, Groot e gli altri a combattere e resistere per il loro amico.

The Guardians Of The Galaxy 3 2
Guardiani della Galassia Vol. 3: un'immagine del film

Nel mentre, l'autore svela il suo doloroso passato e quelle perdite da cui Rocket sta ancora fuggendo. Sono Lylla, Floor e Teefs, i suoi migliori amici "d'infanzia", esperimenti falliti dell'Alto Evoluzionario per creare la specie perfetta. Con loro ha imparato ad autodeterminarsi, scegliendo il proprio nome come obiettivo di vita, "un razzo" per volare nel cielo infinito e meraviglioso insieme alla sua famiglia - sceltasi e voluta. Rocket dimostra però una creatività inedita tra gli esperimenti dell'Alto Evoluzionario, qualcosa che stona con "quell'accozzaglia di parti meccaniche e biologiche" che lo rendono uno scarto per il suo stesso creatore, quasi un insulto alla sua intelligenza, qualcosa che fugge alla sua comprensione. Va eliminato proprio come la società moderna ci insegna a reprime e sopprimere il diverso, studiandolo attraverso la fredda scienza per comprendere e approfondire, senza inclusione, accettazione, empatia.

The Guardians Of The Galaxy 3 1
Guardiani della Galassia Vol. 3: un frame del film

L'Alto Evoluzionario lo sbeffeggia: "Possibile che con tutta quell'intelligenza tu non abbia capito quale sarebbe stato il tuo destino?". Rocket lo sa benissimo, ma soprattutto sa cosa, dove e con chi vuole stare. E non è in gabbia ma nello spazio, a costruire macchine incredibili, pilotare navicelle sorprendenti e ridere e vivere ogni giorno insieme ai suoi amici. Si libera grazie alla sua creatività ma non riesce a salvare Lylla e gli altri, scappando dall'astronave dell'Alto Evoluzionario per volare il più lontano possibile con una forte sindrome del sopravvissuto e il cuore in frantumi. Quando capisce allora di poter salvare i suoi nuovi amici anche a costo di sacrificare se stesso, Rocket decide di imbarcarsi in una crociata contro Thanos per evitare un'altra tragedia, perché sa di non poter sopportare un'altra ferita simile. Quando è ormai a un passo dal raggiungere Lylla nel candore dell'aldilà, quasi bramasse riposo da un'esistenza senza uno scopo e perennemente in corsa, proprio l'impegno e il calore dei suoi compagni lo portano indietro. Adesso è Quill che vorrebbe fuggire insieme ai Guardiani dopo essersi riunito con tutti e abbandonare ogni blocco e specie nella nave dell'Alto Evoluzionario a morte certa. Ma non Rocket.

Guardiani della Galassia Vol. 3 è un film che difende gli Ultimi (animali compresi)

The Guardians Of The Galaxy 3 1 Bmqx6Z2
Guardiani della Galassia Vol. 3: un primo piano di Rocket

Non questa volta. "Ho smesso di scappare", esclama prima di mettersi alla guida del gruppo, arrivando ad aprire con l'oggetto misterioso dell'inizio quella stessa gabbia che già in passato era riuscita a scassinare, liberando altri suoi simili, riconoscendosi nei loro occhi, nella loro innocenza e nella loro natura, quella di procione. Già. Rocket non fugge più, nemmeno davanti all'Alto Evoluzionario, che attacca e grida: "Chi credi di essere, 89P13?". Gli risponde lui, prendendolo di mira e facendo fuoco: "Mi chiamo Rocket. Rocket Raccoon". Accetta così, con un colpo ben assestato, la sua dimensione freak come macchina e animale, come razzo e procione, come arma e non limitazione, raggiungendo un empowerment che supera la concezione del prodotto dell'ambiente e arriva invece a quella dell'ambiente come prodotto. Perché anche quando era in gabbia riusciva a sognare e applicare la sua creatività, e persino da libero è stato a lungo prigioniero di ricordi e rimorsi. Quando viene nominato nuovo leader dei Guardiani, il ciclo si chiude e il vero protagonista trova il proprio posto, consapevole del suo ruolo e del fatto che è l'amicizia a fare famiglia e che non c'è niente di più vero e salvifico di questo, soprattutto quando James Gunn sottolinea che è l'uomo a salvare l'uomo e dunque l'animale che salva l'animale, mentre Dio guarda altrove, ai suoi tristi, inutili e complessi piani di perfezionamento.

Dog Days are Over.

Sono iniziati quelli del procione spaziale.