Golden Globe 2025: trionfa il cinema d’autore con Emilia Pérez e The Brutalist

Ai premi si impone il cinema d'autore più ambizioso, con le vittorie di The Brutalist, Brady Corbet, Emilia Pérez e Flow, ma la vera sorpresa è il premio a Fernanda Torres per Io sono ancora qui.

Emilia Perez

È stata un'edizione dei Golden Globe sotto il segno del grande cinema d'autore: quello di matrice europea, con il trionfo del musical Emilia Pérez, ambientato in Messico ma diretto da un veterano della scena francese quale Jacques Audiard; e quello statunitense di The Brutalist, il dramma di Brady Corbet che idealmente guarda al modello di Orson Welles, ma che recupera pure una molteplicità di influenze del cinema contemporaneo, da Michael Haneke a Paul Thomas Anderson.

I Golden Globe 2025 hanno sancito infatti il netto successo di questi due titoli, proclamati rispettivamente miglior commedia/musical e miglior film drammatico: entrambi superbi esempi di una sperimentazione artistica che, dopo i riconoscimenti raccolti ai Festival di Cannes e di Venezia, può contare su questi premi per accrescere ulteriormente l'attenzione del pubblico.

Il musical Emilia Pérez sbaraglia Wicked e Anora

Emilia Perez 2025 Golden Globes
Karla Sofía Gascón ai Golden Globe con il team di Emilia Pérez

Partiamo da Emilia Pérez, storia di un boss del narcotraffico che decide di cambiare vita e genere sessuale, cominciando una nuova esistenza con il nome del titolo, ruolo affidato all'attrice trans Karla Sofía Gascón, e con la fondamentale collaborazione dell'avvocata Rita Mora Castro, interpretata da Zoe Saldaña. Curioso amalgama fra melodramma, thriller e musical (benché assai distante dai codici del musical hollywoodiano classico), Emilia Pérez è stato un progetto coltivato a lungo dal settantaduenne Jacques Audiard: una produzione francese, recitata in lingua spagnola e distribuita negli USA da Netflix (mentre in Italia arriva giovedì prossimo grazie a Lucky Red), che ai Golden Globe aveva totalizzato ben dieci candidature.

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Zoe Saldaña con il Golden Globe come miglior attrice supporter per Emilia Pérez

Alla distribuzione dei trofei, Emilia Pérez si è guadagnato quattro Golden Globe: miglior commedia, miglior film straniero, miglior attrice non protagonista onper Zoe Saldaña e miglior canzone per El Mal, brano composto da Clément Ducol e Camille (autori della colonna sonora) insieme allo stesso Audiard. Ed è molto probabile che un riscontro analogo arriverà anche all'imminente edizione degli Academy Award, dove il musical di Jacques Audiard dovrebbe aggiudicarsi una decina di nomination, oltre ad aver già ipotecato l'Oscar come miglior film internazionale. L'altro musical dell'anno, il campione d'incassi Wicked, che si inserisce invece nella più canonica tradizione hollywoodiana legata a Broadway, deve accontentarsi del trofeo per il box-office, mentre resta purtroppo a mani vuote l'ottima commedia Anora di Sean Baker.

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Il trionfo di The Brutalist e la sorpresa Fernanda Torres

Brady Corbet Golden Globe
Brady Corbet con il Golden Globe come miglior regista per The Brutalist

Titolo di punta del distributore A24 negli USA, mentre in Italia uscirà il 6 febbraio per Universal, The Brutalist è invece l'indiscusso vincitore nel campo delle opere drammatiche, conquistando tre Golden Globe su sette nomination: miglior film, miglior regista per Brady Corbet (al suo terzo lungometraggio, dopo The Childhood of a Leader e Vox Lux) e miglior attore per Adrien Brody, che supera sia il Cardinale Ralph Fiennes di Conclave, sia il Bob Dylan ritratto da Timothée Chalamet. Ricompensato con il Leone d'Argento per la regia alla Mostra di Venezia, The Brutalist è la cupa cronaca dell'arrivo in America dell'architetto ungherese László Tóth, sopravvissuto all'Olocausto e ingaggiato da un uomo d'affari senza scrupoli (Guy Pearce).

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Brady Corbet e il team di The Brutalist premiati con il Golden Globe per il miglior film

Pellicola tanto suggestiva nella messa in scena, quanto originale dal punto di vista narrativo, sviluppata nell'arco di una durata fluviale di tre ore e mezza, The Brutalist ha prevalso su film più convenzionali e 'accessibili' come il biografico A Complete Unknown e Conclave di Edward Berger, premiato per la densa sceneggiatura di Peter Straughan.

Fernanda Torres Golden Globes
Fernanda Torres con il Golden Globe come miglior attrice per Io sono ancora qui

E a riconferma della recente tendenza dei giurati a guardare oltre i confini di Hollywood, il Golden Globe come miglior attrice di dramma è stato attribuito a sorpresa a Fernanda Torres per la sua struggente prova nei panni di Eunice Paiva, moglie di un dissidente politico preso di mira dal regime brasiliano nel bellissimo Io sono ancora qui di Walter Salles; un premio, quello per la Torres, che l'ha vista spuntarla sulle favorite della vigilia, una coppia di superstar quali Nicole Kidman per Babygirl e Angelina Jolie per Maria.

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Dal premio a tinte horror per Demi Moore all'animazione muta di Flow

Demi Moore Golden Globe
Demi Moore con il Golden Globe come miglior attrice per The Substance

Senz'altro meno imprevedibile è stata invece la proclamazione come miglior attrice di commedia di Demi Moore per The Substance, body horror dai toni grotteschi diretto dalla regista francese Coralie Fargeat. La star sessantaduenne è tornata di colpo sulla cresta dell'onda grazie al ruolo dell'attrice in declino Elisabeth Sparkle in un film incentrato proprio sulla natura effimera e crudele della celebrità: un film a tratti 'estremo' sul piano visivo, con diversi elementi macabri e gore, ma che ha saputo intercettare un pubblico decisamente ampio.

Il premio come miglior attore di commedia è andato a Sebastian Stan, curiosamente sempre per il ruolo di un attore dalla carriera traballante, per A Different Man di Aaron Schimberg, mentre Kieran Culkin ha vinto il Golden Globe come miglior attore non protagonista in qualità di comprimario di Jesse Eisenberg nella commedia on the road A Real Pain, scritta e diretta da Eisenberg.

Flow
Flow: un'immagine del film

Insomma, in un'annata che ha visto premiate quasi esclusivamente produzioni indipendenti o non americane, è significativo che anche il trofeo per il miglior film d'animazione abbia prediletto l'innovazione del linguaggio filmico rispetto ai numeri del box-office: pertanto, campioni d'incassi come Inside Out 2 e Oceania 2 (che fanno leva su formule già consolidate) e soprattutto Il robot selvaggio si sono visti superare da Flow, pellicola del regista lettone Gints Zilbalodis, che rinuncia ai dialoghi per affidarsi soltanto alle immagini. Il prossimo passo sarà constatare in quale misura le scelte dei Golden Globe riusciranno a influenzare quelle di un corpo elettorale ben più vasto come gli Oscar: un premio che, mai come negli scorsi anni, ha espresso la dicotomia fra il legame con la tradizione 'popolare' di Hollywood e la fascinazione per approcci più anticonvenzionali e coraggiosi.