Recensione Zathura: un'avventura spaziale (2005)

Zathura è un film gradevole, divertente e tecnicamente ben realizzato che, sebbene non offra nulla di nuovo al genere sci-fi, sa mantenere il giusto ritmo e il necessario impatto emotivo per tutta la durata della pellicola, risultando un prodotto credibile e godibile non solo per i bambini.

Gioco di famiglia

Anteprima del Future Film Festival 2006, Zathura: un'avventura spaziale rappresenta - dopo Jumanji - un'ulteriore trasposizione cinematografica dei libri per l'infanzia scritti da Chris Van Allsburg, conosciuto anche per essere l'autore di Polar Express di Robert Zemeckis. Nel film diretto da Jon Favreau (Elf), e sceneggiato da David Koepp e John Kamps, il gioco da tavolo che "rapisce" i giovani protagonisti non contempla la giungla o la presenza di animali feroci, ma lo spazio intergalattico con i suoi misteri e i suoi inospitali abitanti.

A vivere in prima persona quest'avventura sono due fratelli che stanno affrontando una delicata fase di transizione della loro vita a causa della separazione dei genitori. Due fratelli diametralmente opposti fra loro: Walter (Josh Hutcherson), di dieci anni, è sportivo e sicuro di sé mentre Danny (Jonah Bobo), sei anni, è più fragile e fantasioso. Due fratelli che, proprio in virtù delle differenze caratteriali e d'età, si scontrano spesso e volentieri, alimentando rancori e incomprensioni reciproche. Un pomeriggio Danny e Walter si stanno contendendo come sempre l'attenzione del padre (Tim Robbins), quando il genitore è chiamato per un'emergenza al lavoro e affida i figli alla sorella maggiore Lisa (Kristen Stewart) che però riposa tranquilla e indisturbata nel suo letto.

La svolta è destinata ad arrivare nel momento in cui Danny ritrova tra la polvere in cantina il gioco Zathura e inizia a muovere la sua navicella giocattolo sui binari, innescando un meccanismo inarrestabile che risucchierà nella dimensione ludica, e quindi nello spazio profondo, il resto della sua famiglia - sorella compresa - e l'intera casa, che costituisce un personaggio a tutti gli effetti. Finché, infatti, la partita tra Danny e Walter non sarà finita, il loro mondo non potrà più tornare quello di prima. E turno dopo turno, le prove che Zathura sottoporrà ai due fratelli diventeranno non solo sempre più reali, ma via via anche più dure e pericolose: dalla pioggia di meteoriti all'attacco del robottino trasformato in novello Robocop, dagli assalti di terrificanti mostri spaziali, gli Zorgon, attratti dalla luce e rigorosamente carnivori, al salvataggio di un astronauta disperso (Dax Shepard), che avrà un ruolo preminente nel dipanarsi del discorso filmico. In palio non c'è esclusivamente la vittoria finale e, quindi, un tranquillo ritorno sulla Terra, ma c'è soprattutto il legame tra i due fratelli e, in ultima istanza, la salvezza della famiglia nel suo complesso. È così che il livello intimo e psicologico dei personaggi si innesta su quello dell'azione identificata dalle modalità del gioco, convogliando il messaggio finale del film, indubbiamente rassicurante e conciliante: solo superando le barriere che li separano, Walter e Danny potranno evitare di vagare nello spazio in eterno.

Al di là della convenzionalità dei sentimenti espressi e suggeriti dalla narrazione, come l'importanza dell'armonia fra consanguinei, Zathura è un film gradevole, divertente e tecnicamente ben realizzato (convergono effetti speciali, miniature, robot e computer grafica) che, sebbene non offra nulla di nuovo al genere sci-fi ma anzi riproponga creature dal gusto un po' nostalgico e retrò (gli esempi a cui si rifà Favreau sono E.T. L'extraterrestre e Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, nonché la saga di George Lucas), sa mantenere il giusto ritmo e il necessario impatto emotivo per tutta la durata della pellicola, risultando un prodotto credibile e godibile non solo per i bambini.