Genitori quasi perfetti, la recensione: Le nevrosi della contemporaneità

La recensione di Genitori quasi perfetti, una commedia corale sulla genitorialità moderna stretta tra chat scolastiche e infernali feste di compleanno.

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Genitori quasi perfetti: Anna Foglietta, Marina Rocco e Francesco Turbanti in una scena

L'inferno dei piccoli rituali sociali, l'iperconnettività ansiogena, il naturismo galoppante, l'abitudine borghese a etichettare tutto, l'intellettualismo che dà sempre un tono, l'ansia da prestazione, le frustrazioni sopite, i conflitti latenti e pronti a esplodere, l' "open mind" tutto italico del "va bene, fino a quando non tocca a me": questo è il ricettacolo di comportamenti prediletto da una nuova tendenza della comicità all'italiana, che ha iniziato a imporsi negli ultimi anni attraverso la struttura della commedia corale.
In questo humus si colloca il secondo film di Laura Chiossone in uscita il 29 agosto, che come vi spiegheremo in questa recensione di Genitori quasi perfetti, si inscrive nel solco tracciato da titoli come Perfetti sconosciuti o Il nome del figlio: film di scrittura e dal forte impianto teatrale, impegnati a mettere in scena le maschere sociali di turno.

In questo caso siamo di fronte a una istantanea ironica e spietata della genitorialità moderna, una sorta di trattatello etnografico su quello che siamo diventati. Ad agitarsi sullo schermo un assortito gruppo di tipi umani sotto la lente di ingrandimento di una regista che dimostra di conoscere e saper usare il linguaggio di una comicità amara.

Una trama da commedia sociale

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Genitori quasi perfetti: Anna Foglietta in una scena del film

La storia di Genitori quasi perfetti rispetta le regole della commedia sociale e obbliga lo spettatore a fermarsi e riflettere. Lo fa rinchiudendo nell'unità di tempo, luogo e azione di un salotto un esplosivo mix di genitori e figli: l'occasione è la festa di compleanno per gli otto anni di Filippo, che Simona, madre single, sta cercando di organizzare al meglio, costi quel che costi.
Mentre i bambini scorrazzeranno in salone, gli adulti si ritroveranno in cucina a studiarsi a vicenda, nascondendosi dietro a sterili convenevoli e ipocrite strette di mano, convinti di essere ciascuno l'immagine del genitore perfetto. Salvo dover mettere in discussione tutte le proprie convinzioni in seguito a un inaspettato atto di libertà e ribellione di Filippo che sconvolgerà equilibri già precari.

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Genitori quasi perfetti: Paolo Calabresi, Lucia Mascino e Elena Radonicich in una scena

Quel salotto diventerà nel giro di un'ora e mezza una polveriera, dove le tensioni degenerano fino allo scontro finale, una guerra senza vincitori né vinti con un'analisi impietosa dell'essere genitore oggi. Padri e madri annegati tra l'ansia di dover indicare un cammino ideale e le nevrosi quotidiane, stritolati tra infernali feste di compleanno, chat delle mamme, palestra, piscina, notifiche e frustrazioni personali. Sullo sfondo la Milano che corre, lavora, produce proprio come Simona, che in apertura di film la voce fuori campo del piccolo Filippo presenta così: "Ha fretta, corre, mi chiama, dice che è tardi e va via senza aspettarmi".
Quel che ne viene fuori è una commedia esistenziale, che sa intrattenere con ritmi e serrati e dialoghi brillanti, forse con qualche reiterazione di troppo nella parte centrale, tuttavia facilmente perdonabili; merito di una regia equilibrata e consapevole e di una scrittura che funziona con la precisione di un marchingegno a orologeria.

La giostra dei personaggi: un cast brillante

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Genitori quasi perfetti: Elena Radonicich e Lucia Mascino in una scena del film

Attraverso un caleidoscopico affresco di personaggi a tratti folli, il film ritrae vizi e virtù di un popolo di intellettuali, naturisti, precari, manager e filosofi. Dentro quella cucina si agita infatti un bestiario umano variegato: una madre lesbica, un'estetista tutta paillettes e sorrisi, un padre mammone, un manager troppo preso dal lavoro per potersi occupare del figlio, una coppia di ecologisti ossessionata da "torte all'acqua" e intransigenti consumatori di "farina di farro macinata a pietra". Tutti sono inconsapevolmente schiavi degli stessi imperativi sociali da cui suppongono di essere immuni.

Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Lucia Mascino, Marina Rocco, Elena Radonicich sono alcuni degli interpreti che danno un volto ai malcapitati sono alcuni degli interpreti che danno un volto ai malcapitati protagonisti della storia, profondamente umani e fragili. Performance che solo in qualche occasione cedono il passo a scene forse troppo urlate, ma che si lasciano apprezzare soprattutto in un finale da musical. Ai bambini gli autori affidano invece il compito di innescare la miccia: disincantati, cinici e scalmanati, ma certamente più liberi, rivoluzionari e privi dell'ansia di definizione che appartiene solo all'universo adulto.

Conclusioni

Alla fine della recensione di Genitori quasi perfetti non possiamo che esprimere apprezzamento per una commedia spietata e amara, che sa essere una fotografia perfetta della genitorialità contemporanea. Non semplice racconto di costume, ma ritratto antropologico che si fa strada attraverso un variegato bestiario di tipi umani. Si ride, ma solo per riflettere e ci si guarda allo specchio sotto la lente deformante del comico.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.7/5